Nell’ambito del progetto dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, promosso dalla Fondazione Intercultura, prende il via: “Imparare a vivere insieme", il concorso riservato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado degli istituti di tutta Italia iscritti al progetto “Repubblica@SCUOLA”. Gli studenti partecipanti al concorso dovevano preparare un elaborato sul tema: “Imparare a vivere insieme".
Lo studente o la studentessa che produrrà il migliore elaborato parteciperà a un soggiorno scolastico di una settimana in Finlandia nel corso del mese di maggio 2020, accolto o accolta da una famiglia di volontari dell’Associazione Intercultura locale e con la possibilità di frequentare alcune lezioni in una scuola.
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IMPARARE A VIVERE INSIEME
Titolo | Data | Autore |
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IL GIROTONDO DI CULTURE
IL GIROTONDO DI CULTURE di copia scritto il 08/03/2020 Riuniti attorno al solito tavolo, in quella stanza umida, ma accogliente e piena di calore umano, il gruppo scout di Fucecchio 1 all'inizio del nuovo anno 2020 decise di intraprendere un progetto incentrato sulla raccolta alimentare ai fini di solidarietà sociale. Una volta risolti i cavilli burocratici, l'attenzione si focalizzò sui posti da cui ricevere gli alimenti. Svolta questa ricerca la concentrazione si rivolse al fulcro del progetto e quindi a chi destinare il tutto.La scelta si diresse verso una struttura che ospita dei rifugiati di varie nazionalità che si trova nella località di Collegalli in provincia di Firenze. Entusiasti di questa decisione presa all'unanimità gli scout, si divisero i compiti e stabilirono una data per la distribuzione e quindi, per la visita alla struttura interessata. Arrivati al grande giorno la loro curiosità era ormai alle "stelle", ma allo stesso tempo gli animi erano un po' agitati per il timore di trovarsi in una situazione imbarazzante. Tutt'altro, gli ospiti che sapevano del loro arrivo, li accolsero in un modo così spontaneo e caloroso che pareva li conoscessero da una vita. Dopo le presentazioni iniziò la festa: Amir e Ibra due ragazzi del Senegal iniziarono a ballare a ritmo della loro musica coinvolgendo tutti quanti. Questo fu un momento di grande emozione, dove gli sguardi si intrecciarono a vicenda e furono più penetranti delle parole. Il sorriso dei due giovani contagiò il gruppo e la gioia pervase i loro cuori. Alcuni dei ragazzi che comprendevano e parlavano bene la lingua italiana chiesero se volevano che raccontassero la loro storia. Tutti ascoltarono con molta attenzione ed interesse, poi iniziarono le domande a raffica … Il tempo volò e, dopo aver consegnato loro gli alimenti raccolti, si salutarono non con un addio, ma con il desiderio di rivedersi e trascorrere altro tempo insieme. Questa esperienza per il gruppo scout, oltre ad essere risultata divertente fu davvero molto significativa e insegnò loro ad apprezzare e a dare importanza ad ogni individuo anche se di etnia e religione differente dalla nostra. Fece riflettere molto sul fatto che ogni persona ha il diritto di vivere con dignità e nessuno si dovrebbe permettere di giudicare l'altro, ma apprezzare la diversità e crederla come un'opportunità di ricchezza socio-cultueale. |
08 marzo 2020 | copia |
L'indifferenza che uccide
L'indifferenza che uccide di eledibari scritto il 08/03/2020 Sono quasi nove anni che la Siria non vede altro che guerra e distruzione.Città come Aleppo, Palmira, Homs, sono state per anni un campo di guerra; fuori dai principali centri la popolazione si ritrova costretta a vivere in capanne o in container, le scuole ancora non funzionano dopo essere state colpite da bombardamenti negli ultimi anni e molti bambini hanno trovato ingiustamente la morte in luoghi in cui dovrebbero solo istruirsi, imparare a vivere e a crescere. A un’intera generazione è stato negato il diritto all’istruzione.Ed è da questo orribile scenario che scappano tutti i profughi siriani, diventati ormai 5,6 milioni, in aggiunta ai 6,6 milioni di sfollati (come dimostrano i dati Onu): fuggono da una vita vissuta in condizioni troppo disumane, condizioni che sono costretti a sostenere e di cui sono succubi. Il timore di diventare ostaggi, di subire danni fisici o di essere coinvolti nell’esplosione di una barrel bomb li ha spinti negli ultimi anni e negli ultimi mesi verso la Turchia, con il sogno di raggiungere poi i confini con la Grecia, nonchè l’Europa. Ma non sempre una fuga porta a situazioni migliori e non sempre le speranze di vivere una vita normale e felice (che dovrebbe essere la condizione minima da garantire ad ogni essere umano) si avverano ed a volte questa fuga diventa un salto nel vuoto, poiché i profughi, anche qualora riescano a giungere nei campi di accoglienza, si ritrovano a dover affrontare contesti non molto migliori da quelli dei loro paesi natii.Tutto questo è causato da scontri politici, in molti casi dovuti solo a interessi di un unico individuo, o alla follia di estremisti. Nel 2011, in Siria, a seguito delle proteste contro il regime, il presidente Bashar al-Assad diede l’ordine di sparare contro i manifestanti; l’opposizione nel frattempo riceveva dall’estero armi per contrastare il regime: iniziò così la guerra civile.Assad era sul punto di capitolare (ormai aveva il controllo solo su una parte di Damasco), se non fosse stato per l’aiuto dei Russi, per i quali la Siria è da sempre un punto strategico, che cooperarono, e continuano a farlo, con lui per riconquistare quest’ultima pezzo per pezzo. L’aviazione siriana e russa cominciò a bombardare i siti occupati dagli oppositori senza risparmiare scuole e ospedali e creando enormi flussi di profughi in fuga verso la Turchia; con civili e molti guerriglieri in fuga che cercarono rifugio nella provincia di Idlib, una delle poche fuori dal controllo di Assad, divenuta nel frattempo covo per ribelli ed estremisti.Il presidente siriano, nel tentativo estremo di riconquistare la provincia di Idlib ha così lanciato una violenta offensiva che negli ultimi tre mesi ha causato una crisi umanitaria enorme, con un milione di profughi in fuga verso il confine turco. Le condizioni di vita dei profughi iniziarono a peggiorare giorno dopo giorno. Oggi molte altre persone che sono fuggite dalla fame, da uno scenario di guerra, dai bombardamenti sfuggono la morte nei campi di accoglienza, dove però sopravvivono senza prospettive e non possono tornare a casa né andare altrove.Di fronte a questa tragedia umana l’Europa è immite.Sono circa 3.6 milioni i profughi siriani in Turchia, molti dei quali cercano di oltrepassare il confine greco-turco che significa Europa. Ankara ha dato il permesso di partire, ma la Grecia fa di tutto per vietare l’entrata nel suo territorio e in tutta Europa delle migliaia di stranieri, non solo siriani, ma anche afgani, iraniani, pachistani. Dopo la decisione di Atene di impedire ogni sfondamento si sono verificate colluttazioni al confine, concluse con il lancio di gas lacrimogeni contro i migranti e scontri che hanno portato alla morte di 3 di essi; Erdogan vuole che quanti più migranti vadano verso il confine europeo perché la Turchia è già il Paese che ospita il più alto numero di rifugiati al mondo e non può accogliere la gente in fuga da Idlib. Un recente cessate il fuoco deciso da Turchia e Russia ha posto fine a una escalation di scontri tra Erdogan e Assad causata dall’uccisione di 36 soldati turchi a Idlib in una sola notte, cui Ankara ha risposto uccidendo piu’ di 2 mila soldati siriani, con gli USA che sostengono il diritto all’autodifesa della Turchia.Nell’inerzia della politica, i migranti muoiono anche per le condizioni metereologiche e il freddo strema sia nei campi, o tentando di attraversare il fiume Evros che segna il confine affogano via mare. Centinaia di richiedenti asilo, non tollerando più il freddo dei campi e avendo sentito la falsa notizia che le frontiere europee fossero state aperte, sono corsi verso il confine ma lì sono stati bloccati dalle forze dell’ordine; si sono verificati scontri e incendi.Ankara sostiene di non riuscire a fermare il flusso di migranti verso l’Europa e che "La Turchia non può far fronte a una nuova ondata di profughi", afferma Erdogan, deciso a lasciare aperte le frontiere.Ma il conflitto non riguarda solo la Siria, la Turchia e la Grecia, ma l’intera Europa la quale non ha mantenuto le promesse di sostenere Ankara economicamente e ricollocare i richiedenti asilo fatte ben quattro anni fa e continua a non accogliere nuove richieste.L’intera Unione Europea non riesce a fronteggiare il problema, forse perché troppo grande e scomodo, e non è quindi capace di far evacuare i profughi dal campo di Lesbo, per esempio.La situazione qui peggiora giorno dopo giorno: il campo, adatto ad ospitare circa 3000 persone, ora se ne ritrova 20000; bambini che soffrono di gravi problemi come patologie cardiache e diabete, per i quali è richiesta un’evacuazione urgente da parte delle associazioni umanitarie, sono costretti a restare nei campi, rischiando ogni giorno di perdere la vita, poiché il governo greco non risponde agli appelli fatti.La mia non è stata un’esperienza diretta, nella quale mi sono imbattuta; ho appreso di questa realtà sentendo e osservando la tv; mi sono domandata quali fossero i motivi di queste ondate di profughi, arrivando a cimentarmi sempre più a fondo nell’argomento: una situazione che ci fa capire come i diritti umani sono considerati tuttora, nel 2020, privilegi per pochi.Le condizioni dei profughi sono insostenibili e le circostanze troppo ampie e varie per enunciarle tutte, ma ognuna di esse ha come principale elemento l’indifferenza che si oppone all’innocenza di milioni di persone che fuggono ogni giorno dalla propria casa, milioni di persone che sono profughi da nove anni, non da una settimana, e in Europa, in Italia e nel mondo si continua a ignorare questa condizione, quasi come se non esistesse e quasi come se non stessimo lasciando morire un enorme quantità di donne, bambini e uomini, la cui unica colpa è essere nati in un secolo egoista, colmo di indifferenza e di omertà. |
08 marzo 2020 | eledibari |
La percesione della diversià
La percesione della diversià di lancio scritto il 07/03/2020 Nel mondo ci sono più di 7 miliardi di persone, è possibile vivere insieme nel rispetto e nella fiducia reciproca?Per adesso la risposta è no. Esiste la differenza di genere, di cultura, di appartenenza, di sesso, e c'è ne sarebbero tante altre da elencare; è difficile pensare di poter vivere insieme quando ancora oggi preferiamo discriminare, odiare e escludere ciò che è diverso, diverso dalla "normalità".Se sei di colore e indossi abiti di marca sei un ladro, se sei una ragazza e indossi vestiti scollati sei una poco di buono, se indossi il velo sicuramente sei stata costretta, se sei gay stai peccando, se sei cinese sei un virus, se sei meridionale automaticamente diventi mafioso. Il messaggio, che superficialmente, vuole esprime la nostra società è quello di essere se stessi, ma come faccio ad essere me stessa se vengo giudicata e etichetta per ogni cosa?La cattiveria, l'avidità e l'egoismo abbondano la dove dovrebbe esistere solo amore, generosità e gioia, le persone che potrebbero far cambiare radicalmente le cose preferiscono arricchirsi, lasciando così affogare migliaia di persone, che erano semplicemente in cerca di una mano tesa.Chi ha il potere preferisce spargere odio e fare terrorismo mediatico, controllando moltissime persone, che sono dominate dalla paura.Ma perché è cosi difficile aiutare il prossimo? Perché non riusciamo ad accettare le diversità altrui? Troppe volte leggo di atti di violenza a causa della propria "diversità",tutti coloro etichettati come tali hanno paura di uscire di casa, per essere attuale vi faccio presente un caso dovuto all'isteria del coronavirus il 23 Febbraio una ragazza cinese di Torino è stata picchiata e minacciata di morte, poco più di un mese fa invece in Friuli è stata disegnata una svastica sulla porta di casa di una deportata, a Palermo un ragazzo di colore è stato aggredito da una trentina di persone per il colore della sua pelle, un ragazzo gay a Milano è stato picchiato da dieci persone; quelli elencati sono solamente alcuni episodi degli ultimi due mesi e potrei continuare a descriverne ancora molti. Saremo pure evoluti e migliorati ma ogni volta che capitano cose di questo genere torniamo all'età della pietra quando l'unica priorità era portare il cibo a casa, facendo di tutto per ottenerlo. La differenza sostanziale è che adesso si crea un pubblico,che riprende come uno zombie l'atto di violenza e lo posta sui social, avendo il coraggio di scrivere:"stop alla violenza", nessuno reagisce, nessuno fa niente per fermare ciò. La mia speranza di vivere in un mondo dove esiste la pace,non è ancora morta,forse quando sarò un anziana signora esisterà un mondo così ma per oa è un traguardo irragiungibile |
07 marzo 2020 | lancio |
Vivere insieme
Vivere insieme di sbam17 scritto il 06/03/2020 Negli ultimi anni, l'avvento e l'evoluzione della tecnologia, oltre che il miglioramento delle relazioni sociali ha portato anche vari effetti negativi (ovviamente a causa delle persone che la usano). Ha reso più facilmente esponibili le proprie opinioni, che è un'ottima innovazione, tranne quando cade nelle mani di gente stupida. Infatti Internet viene spesso usato per fare commenti razzisti o omofobi, cose assurde che non dovrebbero accadere nel 2020. Questi individui insultano e attaccano persone che vogliono semplicemente vivere tranquille, da dietro uno schermo, senza metterci la faccia. Ovviamente così facendo non si raggiungeranno mai gli obiettivi che l'umanità si è posta per vivere con serenità e pace e, se questa gente continua a nascondersi, continua ad essere impunita, continuerà a peggiorare e il numero di persone "stupide" aumenterà. |
06 marzo 2020 | sbam17 |
2020 ANNO BISESTO ANNO FUNESTO
2020 ANNO BISESTO ANNO FUNESTO di frankcaruso scritto il 06/03/2020 Nel 2020, ma anche negli anni precedenti, si è sempre parlato del razzismo, omofobia ecc. Penso però che siamo noi stessi a differenziare questi aspetti, un esempio è proprio dargli un nome e associare a una categoria una persona. Proprio in questi giorni si sta vedendo una specie di razzismo, infatti, c'è chi la prende comicamente e chi, come la maggior parte, la prende seriamente anche allontanandosi dai negozi e ristoranti cinesi. Come esperienza vorrei prendere come esempio proprio questo periodo in cui, come ho già detto, si sta facendo del razzismo contro i cinesi ma si continua ad attaccare gli immigrati che vengono da altre nazioni. Ovviamente vado contro quelli che se la prendono con gli immigrati, penso che per avere una buona convivenza tra tutte le persone del mondo bisogna avere rispetto anche per chi è diverso per motivi etnici, di colore della pelle o per orientamento sessuale, bisogna avere rispetto e mai cadere nella violenza, anche come ben esresso nella Costituzione italiana. Come da titolo, questo anno appare proprio funesto ma spero che presto tutti capiscano il valore del concetto di pace. |
06 marzo 2020 | frankcaruso |
vivere insieme
vivere insieme di biscottinosorridente scritto il 06/03/2020 È molto importante vivere in armonia tra noi persone senza litigare o creare discussioni e scompiglio. Ogni persona deve essere rispettata ma deve reciprocamente rispettare il suo prossimo, per tutte le differenze che possono esserci, un esempio è la religione e la cultura. Inoltre dobbiamo rispettare anche coloro che ci stanno antipatici, anche se magari non nascerà mai un'amicizia. Non dobbiamo essere in pace e rispettarci solo tra noi umani, ma anche con la natura, ora sta accadendo un disastro in Australia, dove le foreste stanno bruciando ininterrottamente. Quindi rispettare il proprio prossimo e rispettarsi è una cosa fondamentale nel mondo. |
06 marzo 2020 | biscottinosorridente |
Una finestra sulla felicità
Una finestra sulla felicità di aurora_02 scritto il 06/03/2020 La lavagna era ricoperta di post-it colorati su cui avevamo inciso i nostri sogni, le nostre paure e incertezze da cittadini del mondo. Fra la miriade di foglietti che tappezzavano la lavagna, intravedevo i pensieri dei miei coetanei: “paura di non essere accettato dagli altri”, “paura di non essere abbastanza”, “timore di essere reputato diverso”.Mi trovavo a Cēsis, una piccola comunità in Lettonia, dove mi è stata offerta l’opportunità di partecipare al progetto “Act for Global Change” che mi ha avvicinato alla sfida della cittadinanza globale e mi ha permesso di trascorrere una settimana breve, ma intensa e formativa in compagnia di ragazzi provenienti da tutta Europa; un’avventura unica ed entusiasmante come poche che mi ha fatto comprendere come noi giovani possiamo cambiare la nostra Europa; quell’Europa che ci permette di viaggiare e confrontarci, educandoci al rispetto e alla convivenza con il prossimo. Non avrei mai immaginato che in una settimana, avrei stretto un legame così forte con ragazzi e ragazze provenienti da Turchia, Spagna, Irlanda, Polonia, Estonia. A volte, nelle giornate in cui lavoravamo per creare un flash mob per sensibilizzare i cittadini ad agire contro il cambiamento climatico, avrei voluto che il tempo si fermasse e mi permettesse di vivere ogni attimo con quei ragazzi con cui mi confrontavo.Durante la settimana, abbiamo svolto diverse attività ricreative atte a stimolare la nostra creativitá e socializzare.Fra queste, una in particolare mi ha insegnato l’importanza che assumono gli altri nel dipingere i tanti tasselli che compongono la nostra personalità. Dopo esserci disposti a semicerchio, abbiamo ricevuto un foglio bianco sul quale a turno uno avrebbe disegnato una parte del viso dell’altro; i ritratti che ne risultavano rappresentavano soggetti multicolori e deformi: ho imparato che la bellezza risiede nella diversità, nell’inclusione, nel conoscersi l’un l’altro e nel rispettarsi, cercando nell’altro una finestra a cui affacciarsi per essere felici.Ricordo vividamente il giorno in cui eravamo timidi e restii a parlare l’un l’altro e l’ultimo giorno in cui abbiamo realizzato che sarebbe stata dura separarci e riprendere a pieno ritmo la vita nei nostri paesi. Ho capito che nonostante non ci saremmo più incontrati, il ricordo dell’esperienza che abbiamo vissuto insieme ha lasciato una traccia indelebile nei nostri cuori.Quest’esperienza mi ha fatto riflettere su come, molto spesso, abbiamo bisogno degli altri per colorare la nostra vita, e come confrontarci con altre culture ci permette di costruire le fondamenta di un futuro di cui noi stessi saremo padroni. |
06 marzo 2020 | aurora_02 |
la società dell'odio
la società dell'odio di utopia28 scritto il 06/03/2020 Col tempo apprendiamo molte nozioni, impariamo subito cosa è bene, cosa è male, ad esempio capiamo che non bisogna avvicinarsi al fuoco poiché brucia, che il coltello affilato, se a contatto con la pelle, può provocare ferite; eppure facciamo maggior fatica a comprendere che insultare o deridere un'altra persona solo perché è diversa per sesso, età, colore della pelle, paese natio, è anche questo male, che non ci rende più forti, ma ferisce sia il destinatario, sia noi.Oltre al disprezzo, un altro morbo della società è l'indifferenza. Aristotele definiva l'uomo "animale razionale e sociale", eppure rimaniamo spesso indifferenti ad alcune realtà che ci circondano, spesso preferiamo "guardare e passare avanti", come fece Dante con gli ignavi. Nonostante questa quotidiana indifferenza per il prossimo, siamo obbligati ad interagire con gli altri. È spontaneo, dunque, interrogarsi se sia l'istinto sociale o una morale frutto di ragionamenti a spingerci in tale direzione; a chiederci cosa spinga l'uomo ad essere misogino, individualista, violento, superbo e, infine, quale delle due immagini prevalga nella nostra società. Ognuno avrà una propria risposta a queste domande, ma nessuno avrà quella giusta, se mai ce ne fosse una.Quindi, se da una parte è superfluo uno sterile dibattere, dall'altra non è, invece, inutile sensibilizzare ed educare.Tutto questo serve, perché viviamo in una società che non si sottrae all'odio, al razzismo, all'omofobia, al sessismo, al bullismo, comportamenti da tempo radicati.L'educazione al rispetto, alla solidarietà, all'amore dovrebbe essere la giusta cura. Nelson Mandela affermava "Nessuno nasce odiando qualcun altro per il colore della pelle, il suo ambiente sociale o la sua religione. Le persone odiano perché hanno imparato a odiare, e se possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare, perché l’amore arriva in modo più naturale nel cuore umano che il suo opposto." Bisogna prendere spunto da questo profondo pensiero e diffondere nuovi valori.Ci sono svariati modi, dai più impegnativi, come le attività di volontariato, ai più semplici, come regalare a Natale un panettone e un sorriso a chi ne ha più bisogno. Inoltre tutti dovremmo insegnare, imparare e praticare il rispetto per l'altro, anche se apparentemente diverso, perché siamo tutti diversi e contemporaneamente tutti uguali, anche dal punto di vista biologico.Come ricorda Robin Williams ne "L'attimo fuggente", "siamo tutti cibo per vermi" e, quindi, destinati alla morte; l'amarsi e il rispettarsi l'un altro renderà meritevole e degna di essere vissuta la nostra vita. |
06 marzo 2020 | utopia28 |
L'importanza di un senso di appartenenza civile
L'importanza di un senso di appartenenza civile di magnese scritto il 06/03/2020 Libertà, uguaglianza, diritti, principi che dovrebbero essere fondanti in una società.Davanti alla legge dovremmo essere tutti uguali, eppure non è sempre così; veniamo giudicati in base all’orientamento sessuale o al genere. Ad esempio, una coppia omosessuale o un single, nel nostro Paese, non hanno il diritto di adottare un bambino, perché in questo modo si crede di proteggerlo da discriminazioni e dal vivere in un ambiente poco stabile, come se questa condizione non venisse provata in una qualsiasi famiglia tradizionale, separata all’interno, ma tenuta insieme solo dalla paura o dal bisogno di apparire perfetti. Di fatto non si può neanche biasimare la comunità, se dovesse giudicare “diverse” quelle famiglie; d’altronde la Chiesa non unisce neppure in matrimonio una coppia omosessuale, sebbene dovremmo essere tutti uguali davanti agli occhi di Dio. Parte delle coppie sposate oggi si separa e i figli spesso vengono cresciuti da un solo genitore; in che modo questo nucleo dovrebbe essere più stabile di quelli che lo Stato non approva? E perché un genitore non può scegliere di diventare tale senza un partner accanto?La legge perciò dovrebbe tutelare la libertà degli individui, senza limitarne, però, le passioni, e consentire il diritto di scegliere, infondendo così maggior responsabilità nelle persone.Pertanto alcune leggi non dovrebbero essere abolite, nonostante un esponente politico del nostro Paese proponga di rendere illegale l’aborto, in quanto crede che venga utilizzato come soluzione ai costumi corrotti di una società incivile, trascurando il fatto che una donna decide di abortire se vittima di abusi, o determinata a ottenere una carriera che potrebbe essere ostacolata dalla maternità, visto che spesso, dopo questa, non trova più il suo posto di lavoro. Al posto di incrementare la tutela nei suoi confronti, lo Stato priverebbe invece ogni donna del diritto sul proprio corpo.Tuttavia il diritto di scegliere può decadere in anarchia e, in quel caso, le leggi non bastano, ma c’è bisogno di un senso di appartenenza sociale e solidarietà; per mesi, nonostante una politica favorevole all’immigrazione, i porti sono stati chiusi e non si sono accolti gli immigranti, negando così ciascun tipo di diritto a persone che speravano di riacquistare almeno quello di vita, poiché scappavano da guerre, che ancora ancora oggi, in Paesi come la Siria e la Libia, costringono migliaia di bambini a rinunciare al diritto di studiare e di avere un futuro.Dunque, le leggi dovrebbero sostenere una società predisposta alla condivisione e alla solidarietà a favore di un bene comune, la pace. |
06 marzo 2020 | magnese |
(IN)TOLLERANZA ZERO
(IN)TOLLERANZA ZERO di cucina scritto il 06/03/2020 (IN)TOLLERANZA ZERO Ero in Austria per il progetto Erasmus quando mi viene in mente una cosa e decido di parlarne con il mio amico austriaco, Moritz.- Non capisco. Perché dobbiamo essere così intolleranti nei confronti delle persone che, per esempio, non hanno le nostre stesse tradizioni, il nostro stesso sesso o le nostre stesse convinzioni politiche e sociali?- Beh, mi pare ovvio, sono diversi da noi.- Ed è proprio questo che mi turba, chi lo ha deciso?- Non lo so, forse i grandi capi del mondo?- No, secondo me solo dei pazzi hanno potuto fare questo, far credere alla gente che esistono"razze"superiori ad altre.- Ma cosa stai dicendo?!- Sto dicendo che per vivere in pace con se stessi e con il mondo dobbiamo prima liberarci di tutte queste etichette che la società ci obbliga a dare.- Si, ok, e con questo, cosa intendi?- Ti farò un esempio: hai mai sentito alcuni italiani offendere altre persone che sono originarie di altri paesi?- E cosa c'entra?- C'entra eccome. Sono queste le etichette di cui parlavo, che ci affibbia la società, e dalle quali possiamo liberarci molto difficilmente. Se ad una persona viene data un' etichetta con su scritta la parola" straniero", l' uomo verrà per sempre visto in maniera differente, forse positivamente, forse negativamente.- Secondo te prima le persone erano più tolleranti riguardo a queste cose?- Ovviamente non lo sono sempre state, ma nei momenti più difficili vissuti dalla società le persone si aiutavano l' una con l'altra, indipendentemente dalla loro classe sociale, dalla religione e dal sesso. Questa è la tolleranza di cui parlo, dell'uguaglianza. Furono in quei periodi che si sviluppò il senso dell'"Unità". Basti pensare al Dopoguerra, periodo di rinascita culturale e sociale, dove le persone avevano un solo obiettivo comune: lasciare alle spalle ciò che è successo e ricominciare una nuova vita. Dovremmo ritornare a quel breve stato di pace con se stessi e con le altre persone, senza etichette, ma con un obiettivo da inseguire: abbattere le intolleranze che stanno nascendo.- E come potremmo fare per vivere bene insieme?- Beh, potremmo cominciare dal promuovere attività scolastiche che spieghino come sta andando il mondo quest'oggi, con tutti i suoi problemi.Oppure altri incontri riguardanti i diritti delle persone.E poi ovviamente il modo migliore, che è anche il più difficile da fare: dovremmo cercare di abbattere i nostri pregiudizi sulla gente e cercare di convivere. |
06 marzo 2020 | cucina |
SOS società
SOS società di agnesbuttons12 scritto il 06/03/2020 La società è un organismo molto difficile da far funzionare e la presenza di problemi da affrontare ha sempre rischiato di deteriorarne gli equilibri. Nel corso della storia per affrontare i problemi che si presentavano si è spesso ricorsi a guerre devastanti come la Seconda Guerra mondiale.I drammatici risultati di questa guerra resero necessaria la creazione di uno strumento in grado di salvaguardare i diritti fondamentali e la dignità di ciascun individuo. Così le Nazioni Unite decisero di adottare la Dichiarazione universale dei diritti umani, che è una carta fondamentale, dato che racchiude i diritti umani inalienabili come quello alla vita, alla salute e a un livello dignitoso di vita fin dalla nascita. Nonostante ciò, vi sono ancora eventi che diventano ostacoli piuttosto che aperture verso una società migliore. Dal punto di vista di molti giovani sono soprattutto gli adulti che non si preoccupano di salvaguardare una forma di società che pacificamente e impegnata a combattere attivamente problemi come la discriminazione sociale, di genere o di orientamento sessuale.La base per far sì che ogni individuo sia in grado di comprendere al meglio come funziona una società e come ogni singolo individuo si debba rapportare in una società, è integrare sempre di più progetti che hanno alla base la cittadinanza sia globale che nello specifico geo-locale con aggiunta dello studio della costituzione. In Italia a seguito della riforma dell'esame di Stato, una nuova materia è entrata a far parte dell’orale di Maturità - Cittadinanza e Costituzione - in cui il candidato deve convincere di essere un potenziale cittadino responsabile ed informato.Questa iniziativa è fondamentale, proprio perché così facendo i ragazzi capiranno meglio come funziona la società, cosa la regola e riusciranno meglio a integrarsi e a diventare dei cittadini che sapranno vivere in comunità. |
06 marzo 2020 | agnesbuttons12 |
Vivere e condividere è completezza
Vivere e condividere è completezza di millacadente scritto il 06/03/2020 “Sono un granello di sabbia. Ma senza di me, il deserto sarebbe più vuoto”Le parole del poeta V. Butulescu, racchiudono i principi con i quali ho affrontato il progetto di cittadinanza europea proposto dell’UE. Esse esprimono la consapevolezza di far parte di qualcosa di molto più grande di noi a cui è necessario adeguarsi e la consapevolezza che ogni individuo può fare la differenza.Il bando voleva dimostrare i diritti e le opportunità di cui possono usufruire gli europei. Chi vive in un paese appartenente all’UE, detiene automaticamente due cittadinanze, quella del suo stato e quella europea. Proprio sul concetto di cittadino europeo nasce il progetto.Ora che il progetto è concluso da mesi, ho tratto le mie conclusioni. Partire è un grande punto di domanda, ma tornare è stato un grande punto esclamativo. Un grande punto esclamativo perché ho acquisito consapevolezza e porto con me un forte senso di riconoscenza nei confronti del popolo irlandese e della famiglia che mi ha ospitata e che con gentilezza ha saputo rendermi parte di una cultura alla quale non appartenevo.Vivendo tre settimane a Dublino con altri 14 studenti ho avuto la dimostrazione di cosa voglia dire “imparare a vivere insieme”. Essere lontani da casa e condividere gran parte delle ore di una giornata con persone differenti sono state le difficoltà maggiori, ma hanno dato prova di come si possa imparare a vivere insieme, sia per necessità, sia per spirito di umanità.Relazionarsi, comprendere e diversità sono le parole chiave, che rappresentano sia un ostacolo che un ponte che può unire. Il progetto ha comportato una molteplicità di rapporti: fra studenti del gruppo, con la host family e con gli studenti della scuola irlandese, che, provenienti da paesi diversi, hanno portato una ventata di globalizzazione. Grazie ai numerosi contatti ci si relaziona con diversità di carattere, di pensiero e di cultura. E' chiaro che si è posti di fronte ad un bivio: si può scegliere di comprendere le differenze e toccarle con mano in modo tale da arricchirsi o rimanerne estranei.Io ho scelto di sfruttare a pieno la possibilità che mi è stata data e, sebbene a volte sia difficile comprendere, ora sono anche un po’ irlandese. Ora a Dublino c’è una famiglia con la quale sono costantemente in contatto e condivido ricette. Adesso conosco le fermate del treno, le vie, i locali dove trovare il migliore fish and chips e le ciambelle più caloriche.Ora so cosa significa essere cittadini europei, quanto sia bello conservare nel cuore una cultura ospitale come quella irlandese, conosco l’impagabile completezza che si prova nel sentirsi a casa in un altro stato. |
06 marzo 2020 | millacadente |
Le disuguaglianze sociali nel corso della storia
Le disuguaglianze sociali nel corso della storia di sabry02 scritto il 06/03/2020 Durante molte lezioni scolastiche non è raro discutere di argomenti attuali come l'uguaglianza di genere, il rispetto dei diritti umani e le discriminazioni sociali, poiché si collegano con diversi temi affrontati a scuola.Mi ricordo ad esempio di una lezione di italiano rimastami impressa nella memoria. Stavamo analizzando il canto VI del Paradiso, nel quale l'imperatore Giustiniano fa un lungo excursus sulla storia dell'impero romano, e ci soffermammo sulla terzina nella quale viene citato il "buon" imperatore Tito. Dante utilizza questo aggettivo per sottolineare l'onorevole impresa messa in atto dell'imperatore romano. Egli nel 70 d.C espugnò Gerusalemme e distrusse il tempio di Salomone. L'autore, che era "in buona fede" antigiudaico, vede questo gesto come una vendetta contro gli ebrei deicidi, considerandolo dunque un atto lodevole. Questo spiega anche il motivo dell'odio di alcuni cristiani nei confronti degli ebrei. Purtroppo da un pregiudizio religioso (antigiudaismo) si è poi approdati ad uno etnico (antisemitismo).Abbiamo dunque discusso in classe del pregiudizio - iniziato nei tempi antichi e continuato nel corso della storia - non solo nei confronti degli ebrei, i quali sono stati più volte oggetto di discriminazione e di razzismo, ma ad esempio anche verso le persone di colore. La tratta per secoli li ha costretti in una condizione di schiavitù, fino alla sua abolizione avvenuta in America nel 1865. Ma solamente nella seconda metà del Novecento verranno riconosciuti agli afroamericani i diritti civili, grazie soprattutto all'attivista Martin Luther King.Purtroppo, nonostante questi enormi passi avanti, anche al giorno d'oggi vi sono molte forme di razzismo sia nei confronti degli extracomunitari, sia delle persone di colore, ma anche di tutti quelli che si comportano in maniera differente dagli altri, i quali vengono subito etichettati come "diversi" ed esclusi dalla società, come sta accadendo ad esempio agli omosessuali. In questi ultimi mesi si sta creando una forma di razzismo anche a causa del coronavirus, poiché molte persone hanno maturato un odio estremo verso i cinesi. Talvolta questo sentimento si tramuta nella paura di andare nei negozi di loro proprietà o semplicemente di stare vicino a loro per timore di contrarre la malattia.I comportamenti discriminatori sono assolutamente da evitare poiché, come ci ha ripetuto più volte l'insegnante, non esistono "razze" ma solamente un'unica razza, ovvero quella umana.In conclusione, per tornare a Dante, che abbiamo visto non essere immune dal pregiudizio, nel canto VI del Paradiso recita "Diverse voci fanno dolci note" e così ci ricorda che il mondo è bello perché è vario. |
06 marzo 2020 | sabry02 |
L’omosessualità
L’omosessualità di grazianofrance46 scritto il 06/03/2020 Un giorno ero uscito con la mia comitiva e mi ritrovai dinanzi ad una brutta situazione: delle persone che non avevano un cervello bullizzavano per la sua personalità un omosessuale, comunque una persona come tutti noi e per difenderlo io con la mia comitiva ho aiutato il ragazzo ad uscire da quella brutta situazione.Quella sera rimarrà sempre nella storia della mia vita poichè è stato un gesto importante che ho compiuto e mi ha fatto sentire utile agli altri. |
06 marzo 2020 | grazianofrance46 |
UGUAGLIANZA E DIRITTI UMANI
UGUAGLIANZA E DIRITTI UMANI di frahdellaquila77 scritto il 06/03/2020 Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritto. Essi sono dotati di ragione, di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri con spirito di fratellanza. Per queste motivazioni molti popoli hanno combattuto fin dall’antichità ed in tempi meno recenti. Nella Rivoluzione francese del 1789 “l’uguaglianza” fu uno dei tre motti della rivolta, con essa viene messo in atto un principio già presente prima di allora, anche se solo teoricamente, nel concetto di stato di diritto. Per quanto ci concerne l’art. 3 della nostra Costituzione sancisce che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”Ma raggiungere l’uguaglianza risulta assai arduo e spesso quasi impossibile.Non esiste nello spirito umano il vero concetto di uguaglianza in quanto ogni persona nel proprio animo ha il desiderio di prevalere ed essere superiore agli esseri del proprio genere. Ma è soprattutto con le crisi politiche che le disuguaglianze tra persone si accentuano e i principi fondamentali di uguaglianza tra cittadini iniziano a sgretolarsi degenerando in una conseguenza estrema della rivolta e causando la guerra tra le classi sociali.L’uguaglianza può manifestarsi in varie forme più o meno facili da raggiungere: dalla parità dei sessi al diritto di voto per tutti, dalla libertà di espressione e pensiero alla sicurezza; sebbene molte di queste per noi siano scontate, in alcune zone della terra esse non sono più certezze fondamentali. In molti territori i diritti politici non sono garantiti e soprattutto, in alcune parti del mondo, le donne ancora non godono degli gli stessi diritti dell’uomo, quando non ne vengono addirittura private del tutto!Ma anche in nazioni progredite socialmente e culturalmente, i diritti dell’uomo non sembrano ancora essere garantiti a tutti. Basti pensare agli Stati Uniti d’America dove per ricevere le cure mediche occorre necessariamente possedere un’assicurazione privata, concessa solo ai più facoltosi e a chi possiede un lavoro.La democrazia pertanto non deve essere un veicolo verso l’uguaglianza economica bensì deve esserlo verso le pari opportunità, che permetta a chiunque di emergere e di portare il proprio contributo positivo alla società. |
06 marzo 2020 | frahdellaquila77 |
Tutti siamo uguali!
Tutti siamo uguali! di chiara007 scritto il 06/03/2020 Da quello che ho visto e sentito dalla radio e dalla tv, in questi ultimi tempi si stanno discriminando molte persone sia per il colore diverso della pelle sia per la provenienza; credo che dovremmo mettere da parte il nostro orgoglio e trattare le persone senza far differenza per colore, lingua, infatti bisogna sempre amare il prossimo. |
06 marzo 2020 | chiara007 |
I pregiudizi nelle relazioni
I pregiudizi nelle relazioni di mykeop scritto il 06/03/2020 Le relazioni umane sono molto complesse, i pregiudizi, negativi e positivi, sono fondamentali per intraprendere un nuovo rapporto. È giusto ipotizzare le caratteristiche di chi ci sta vicino ma non non dobbiamo sostituirle alla realtà.Gli uomini sono egoisti, pensano prima di tutto ai propri interessi; come gli animali selvaggi che lottano per la sopravvivenza.È normale aver paura di quello che non si conosce e respingerlo; la storia ce lo insegna: fascismo e nazismo sono solo due esempi. |
06 marzo 2020 | mykeop |
Mirko: che amico!
Mirko: che amico! di tabloid1 scritto il 06/03/2020 Avevo sei anni, vicino a me, in prima fila, Mirko, un bambino “speciale”. Sì, proprio così, perché speciale lo era davvero per me. Ricordo che, quando ci siamo conosciuti in prima elementare, sono subito rimasto stupito dalla sua capacità di dire sempre quello che pensava, in maniera diretta, sia a noi bambini che alle maestre. Sindrome di Asperger, questa la sua patologia, ma non capivo cosa ci fosse dietro a quella parola. Sapevo, però, che mi intimoriva perché dietro c’era qualcosa che non conoscevo. Mia mamma mi spiegò subito quali erano i comportamenti che Mirko non sopportava, come, ad esempio, urlare, anche di gioia, oppure scherzare, con ironia, usando similitudini; questi aspetti apparivano ai suoi occhi diversi: le urla rappresentavano sempre paura e lo portavano a correre via senza meta, lo scherzo, come poteva essere quello di un bambino, come io lo ero, veniva sempre preso seriamente da Mirko, che amplificava tutte le sue reazioni. Passavano gli anni e, in terza, eravamo diventati buoni amici: io sapevo come “prenderlo”, lui si fidava di me; vederlo felice mi rendeva altrettanto felice. Ci sono stati momenti anche molto delicati che ho ancora bene in mente, come quando lui, nel banco davanti al mio, si girò verso di me, io lo guardai e gli sorrisi mentre lui era serio, continuai a sorridergli e lui si voltò di nuovo e, con la prima cosa che aveva in mano (un lapis appuntito) mi graffiò subito sotto l’occhio. Il graffio sanguinò. La maestra, impaurita, sia per me che per la reazione di Mirko lo sgridò. Io rimasi fermo, non piansi, non reagii, non mi difesi: Mirko incominciò a urlare e a scappare. Non voleva farmi male, voleva solo la mia attenzione, ma nessuno riusciva a calmarlo, solo la mamma che, chiamata dalla maestra, lo contenne con tutto l’amore che soltanto una mamma può’ trasmettere e che trasmise anche a me. Mi ringraziò per aver mantenuto la calma, mi fece una carezza e mi chiese scusa. Ancora oggi ricordo il calore di quella giornata, non il graffio. Da allora, quando facevamo i lavori di gruppo, Mirko solo insieme a me riusciva a interagire, a prendere parte attiva, a dare il meglio di sé, e io il meglio di me. Poi sono arrivate le scuole medie, sempre in classe insieme; siamo cresciuti, anche fisicamente. Mi ricordo ore trascorse a giocare alla lego: Mirko aveva una fantasia unica: con lui ogni costruzione prendeva vita e mi portava ogni volta in luoghi e paesi sconosciuti popolati da draghi, mostri e perfino sulla luna! Adesso, alle superiori, non siamo più in classe insieme, ma mi è capitato di andare a trovarlo per una merenda a casa sua: due ore passate insieme a lui mi fanno capire quanto sia semplice far felice una persona e quanto la diversità possa arricchire. |
06 marzo 2020 | tabloid1 |
Non siete migliori, solo più deboli
Non siete migliori, solo più deboli di civetta scritto il 06/03/2020 Cagliari, ragazzo filippino picchiato sul bus: “Sei cinese e trasmetti il coronavirus”, è il titolo di un articolo di giornale del 7 febbraio 2020. L’ho letto e sono rimasta indignata, addirittura schifata. Sì esatto, siamo nel 2020 e le persone vengono ancora picchiate semplicemente perché sono loro stesse. Asiatico, africano, russo, albanese, gay, trans o semplicemente donna, non fa differenza. Troveranno sempre un pretesto per quello che è un atto di violenza orribile ed ingiustificabile. Ed i numeri parlano chiaro. Quello sopra citato non è un caso isolato. Ci sono persone che, non si sa bene per quale motivo, hanno per scopo ultimo nella loro vita far stare male una persona. Così, trovano una scusa qualsiasi per farlo. Forse li fa sentire potenti e migliori degli altri. O magari ciò è solo dettato da una profonda dose di ignoranza ed odio represso. Ma sta di fatto, che la violenza vive per tutte le strade, spesso nelle nostre stesse case. E siamo proprio noi ad alimentarla. “Perché?” Non vivremmo tutti meglio se lo sguardo degli altri fosse colmo di serenità, invece che di un odio giudicante?Non mi è mai capitato di essere vittima da qualunque tipo di discriminazione, però ne sono venuta a contatto indirettamente. Alle medie infatti, ero molto amica di una ragazza cinese che non parlava bene italiano e spesso capitava che i nostri compagni includessero me ed escludessero lei. Cosa che mi sembrava assai insensata, considerando che lei era molto più simpatica e socievole di me.Anche ora al liceo, poco tempo fa sono venuta a conoscenza di un dato per me sconcertante, nelle gare mondiali di matematica la presenza femminile era del 2%. Assurdo ma vero, purtroppo. Eppure la consideriamo normalità. Sembra quasi una realtà utopica quella in cui ognuno di noi può vivere tranquillo essendo semplicemente se stesso. Con ciò, faccio riferimento ad un Paese dove l’accoglienza è messa in secondo piano, dietro ad una chiusura mentale fissata con la “tradizione”. Un Paese che è settantesimo per parità di genere. Un Paese considerato dagli stessi abitanti disastroso. Ma se c’è una cosa in cui eccelliamo, è scaricare la colpa. Incolpiamo gli immigrati, la crisi, il governo. Forse dovremmo pensare a cambiare qualcosa, invece che puntare il dito. Apriamo la mente. Cambiamo mentalità. Smettiamo di pensare che il colore della pelle, l’orientamento sessuale o il sesso possano influenzare le capacità di una persona. Un uomo che crede di avere il diritto di violentare una ragazza perché più forte, dimostra solo la sua enorme debolezza. Un italiano che crede di essere più intelligente di un siriano, dimostra solo stupidità. Smettete di sentirvi forti. Non lo siete. |
06 marzo 2020 | civetta |
Oltre le differenze
Oltre le differenze di dispaccio scritto il 06/03/2020 Rispetto dei diritti umani, uguaglianza di genere, diffusione di una cultura di pace e di non violenza: è questo ciò per cui lottiamo, per cui viviamo. Ma come è possibile che non siamo ancora riusciti a raggiungere questo traguardo? Ne parliamo così tanto, che ormai ne abbiamo la testa piena, ma i cambiamenti non sembrano vedersi. Viviamo sempre in una società in cui chi è “diverso” deve essere allontanato, emarginato. “Basta stranieri che ci rubano il lavoro, che non pagano le tasse, che spacciano, che hanno sempre in mano il telefono all’ultima moda”: questi sono solo alcuni dei discorsi che si sentono dire ogni giorno. Ma gli “orrori” della realtà non si fermano soltanto a questo: disparità tra uomini e donne, privazione della propria libertà, guerre e conflitti, sfruttamento minorile. È così difficile superare queste difficoltà per giungere ad un’armonia comune? “Imagine all the people living life in peace”, “Immagina tutte le persone vivendo la vita in pace”: così cantava John Lennon in “Imagine” nel 1971, sognando un mondo migliore, che, però, ancora oggi sembra lontano. Ma non è mai troppo tardi quando si parla del nostro futuro, della nostra felicità. Una delle cose che ho imparato nella vita è che l’uomo tenderà sempre a giudicare gli altri, in positivo, come in negativo. È nella sua natura. L’importante, però, è riconoscere che, condurre una vita solo di pregiudizi e stereotipi, non è ciò che ci porterà ad un mondo migliore. Vivere in una famiglia con una cultura diversa dal Paese in cui vivo, mi ha sicuramente dato la possibilità di poter conoscere stili di vita e fare esperienze diverse. Non sempre, però, l’ho vissuta in maniera positiva: il giudizio delle persone, spesso, mi ha fatto sentire sbagliata, fuori luogo. Ma con il tempo ho compreso che il tuo genere, il tuo colore della pelle, la tua cultura, la tua religione o il tuo modo di pensare non sono aspetti che ti rendono superiore o inferiore rispetto a qualcun altro, ma diverso e speciale. Quindi, in un mondo così ricco e variopinto, perché perseverare nel voler discriminare, dire cattiverie sul conto di altri, avere la libertà di torturare, sfruttare le persone? Perché non mettere da parte i nostri pregiudizi e cercare di creare un mondo di pace e armonia? In fondo, siamo noi giovani che dovremmo lottare più di tutti per una realtà migliore. Per un mondo migliore. |
06 marzo 2020 | dispaccio |
Ora basta
Ora basta di sezione7 scritto il 06/03/2020 Non fare la femminuccia”, “Sei proprio un maschiaccio”, “ Guarda! Un mussulmano, è sicuramente un terrorista”, “Gli stranieri vengono in Italia e ci rubano il lavoro!”.Queste sono le idee, i pregiudizi, che fungano da mattoni per la grande torre su cui la nostra società si basa e su cui noi tutti facciamo affidamento. Determinate convenzioni hanno portato a un concetto di superiorità, secondo il quale chi è debole fisicamente, economicamente e mentalmente debba essere controllato e sottomesso, talvolta in maniera violenta, affinché capisca, in qualche modo, la sua condizione di inferiorità. Per fortuna esistono persone, che, sono riuscite, nel corso del tempo, ad apportare delle modifiche alla nostra comunità, ma purtroppo è impossibile cambiare radicalmente le cose. Infatti, nonostante gli sforzi, le lotte e le proteste, il nostro è ancora un mondo dove si deve avere paura di uscire la sera di casa, dove i ragazzi si offendono dandosi dell'omosessuale, dove un bambino straniero viene scelto per ultimo per la squadra di pallavolo e dove, a una ragazza dopo essere stata stuprata, le viene chiesto quale fosse il suo abbigliamento, come se una minigonna potesse giustificare una violenza tanto orribile.Fin da piccoli siamo influenzati da modi di pensare tradizionali, che ci portano ad associare, per esempio, il colore rosa alle bambine e il colore blu ai maschietti, a giocare con le bambole invece che con le macchinine e che le gonne siano esclusivamente abiti femminili. Quindi, almeno che non si vada a ribaltare il criterio con cui crescere ed educare i propri figli, dato che questi ultimi svilupperanno una mentalità affine a quello che gli è stata insegnata da piccoli, la possibilità di migliorare il mondo è alquanto improbabile poiché significherebbe correggere scuole di pensiero con anni di storia alle spalle e che, se pur sbagliate, sono considerate corrette, ma soprattutto normali, e quando qualcosa fa parte della quotidianità di un individuo è difficile distoglierlo. Invece, ogni essere umano deve apprendere una cultura che gli permetta di capire, che lo sfruttamento, le torture, ma anche la più piccola delle disparità di genere e di razza hanno portato ad orrori inimmaginabili e che sarebbe l'ora di dire basta. |
06 marzo 2020 | sezione7 |
Le diversità sono un punto di forza
Le diversità sono un punto di forza di copyright scritto il 06/03/2020 Per quanto possa sembrare semplice, imparare a vivere insieme è molto difficile al giorno d’oggi.Viviamo in un mondo dove prevale l’odio, persone che ragionano in base a stereotipi e pregiudizi.Sempre più frequente il cyberbullismo, che colpisce soprattutto gli adolescenti portandoli persino al suicidio, ma anche vari atti di violenza sulle donne sono all’ordine del giorno, violentate solo perché secondo alcuni uomini portare una gonna corta è il consenso ad uno stupro.I diritti umani vengono incontro a persone che subiscono discriminazioni e violenze, sia psichiche che fisiche, indirizzando le persone verso l’uguaglianza di genere, la non violenza e la diffusione di una cultura di pace.Nessuna persona deve essere giudicata per il suo genere, per la sua pelle, per la propria cultura, per la propria religione e la propria omosessualità,le nostre diversità sono un punto di forza per il mondo.Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Non c’è alcuna razza diversa, e come dice la nota citazione di Albert Einstein, apparteniamo tutti alla razza umana.Con lo sviluppo della tecnologia l’odio avviene soprattutto su piattaforme digitali, come ad esempio il fenomeno del cyberbullismo che colpisce soprattutto i giovani facendoli sentire insicuri, minacciati e persino oppressi.Purtroppo su internet gira di tutto, commenti e critiche che ti fanno sentire sbagliato e diverso, quando in realtà siamo tutti così simili.Purtroppo il nostro mondo spruzza odio da tutti i pori, ma dobbiamo trovare un rimedio a tutto ciò.Durante gli anni delle medie mi è capitato di vivere alcuni atti di bullismo, non mi piacevo affatto e le persone cercavano di farmi notare quanto io fossi orrenda, non mi sentivo parte di nessun gruppo e questo provocava in me molta insicurezza, ero un qualcosa di inesistente che sapeva solo fare favori alle persone, anche a chi non mi rispettava. Molti si sono presi gioco di me, molti mi offendevano sui social per qualcosa che nemmeno avevo fatto, ero insicura e stanca, avevo costanti crolli emotivi dove non riuscivo a smettere di piangere.Con il tempo però si riesce a trasformare le insicurezze, i dubbi e le paure in punti di forza.Io e la mia migliore amica creammo un gruppo con amici che conoscevamo da anni ed ognuno di noi aveva la propria esperienza da raccontare. Abbiamo fatto un lungo percorso insieme e ognuno adesso non si vergogna più di quello che è, ammette con sincerità il sesso che ama e a nessuno di noi importa più il giudizio degli altri.La mia esperienza mi ha insegnato a conoscere prima di giudicare e ad provare empatia verso le persone, ma anche a capire che molti giudicano per semplice invidia |
06 marzo 2020 | copyright |
Rispetto
Rispetto di cronacabianca scritto il 06/03/2020 Non tutti sono capaci di avere rispetto per gli altri, la mentalità chiusa è causata principalmente dagli stereotipi e dai pregiudizi che si ha sulle varie classi di razze umane. Alle elementari ero probabilmente la più timida della classe, ero estremamente riservata e spesso disinteressata ai discorsi che facevano gli altri bambini della mia classe, all’intervallo tendevo sempre a isolarmi e mi mettevo sempre a disegnare qualcosa da regalare ai miei genitori. Inconsciamente avevo in qualche modo spinto gli altri a pensare che la differenza tra loro e me era sbagliata, che loro erano diversi da me. Io ai loro occhi ero diversa, ero sbagliata. Nonostante quello che può sembrare non mi ha mai creato problemi, non ho mai avuto problemi nell’essere diversa dagli altri, per me era una qualità essere diversa dagli altri perché dimostrava quando io fossi unica. Non credevo di stare antipatica a qualcuno perché sono sempre rimasta per i fatti miei ma questa convinzione non è risultata veritiera. Ero in terza elementare, avevo cambiato scuola a causa di alcuni problemi famigliari ma questo non mi era pesato chissà quanto visto che nella vecchia classe avevo amiche vicino casa che potevo comunque incontrare. La mia compagnia di banco mi aveva “esaminata” da tutto il giorno quando poi appena la maestra era andata in bagno, mi prese l’astuccio cominciandolo a far dondolare sopra di me divertita dalla situazione. Probabilmente ero una delle bambine più sensibili perché cominciai a piangere nell’esatto momento in cui la sua mano toccò il mio astuccio facendomi subito tentare di prendere in mano quello che era mio. I miei tentativi furono inutili perché la mia compagna di banco era più alta di me, ma nonostante questo avevo continuato a provarci perché non sopportavo le risate che sentivo dai miei compagni di classe. La cosa che mi aveva veramente ferita non era il fatto che ridevano di me, la cosa che mi aveva veramente ferita era il fatto che ridessero della mia diversità, non del mio carattere. Loro stavano ridendo per quello di cui io andavo fiera, e neanche la maestra che era ritornata in classe aveva cercato di consolarmi dicendomi che la mia diversità mi rendeva speciale. Spesso parliamo di come sconfiggere il razzismo, l’omofobia e altro, pensando che il rispetto basti per colmare tutto il dolore causato da noi stessi; io sono dall’idea che il rispetto sia solo la base per essere definiti “persone”, tutti noi dobbiamo avere rispetto per la diversità, e capire che non è sbagliato essere diversi tra di noi, perché è quello che ci rende rari. |
06 marzo 2020 | cronacabianca |
l'importanza del viaggiare
l'importanza del viaggiare di framar12 scritto il 06/03/2020 Durante la mia vita ho compiuto diversi viaggi all’estero e ho visitato grandi città come Londra, New York e Parigi, ma anche mete meno “ambiziose” come la Slovenia, e questo, grazie al progetto Erasmus.In questi luoghi ho avuto l’opportunità di imparare a conoscere le differenze tra la nostra identità socio-culturale e le altre. E’ stata, in particolare, la mia esperienza in Slovenia che mi ha fatto rendere conto delle stupende diversità che esistono tra i diversi popoli e che sicuramente hanno arricchito il mio bagaglio culturali. Ad esempio, ho mangiato la pasta con un sugo alla carne di orso insieme alla famiglia che mi ha ospitato, ma anche molte altre pietanze tipiche, che in realtà mi hanno ricordato quelle del mio paese natale e che mi hanno anche fatto rendere conto di quanto, nelle sue differenti sfumature, l'uomo sia uguale, ovunque esso sia e da dovunque esso provenga.Purtroppo non tutti, però, la pensano così perché sono frenati da pregiudizi e da luoghi comuni per la maggior parte causati dalla paura per la diversità, ma anche da una più giustificabile apprensione che nasce quando si compie un viaggio, causata dai diversi imprevisti che possono verificarsi durante il viaggio stesso.Essendo una persona molto pragmatica e che si lancia subito all’avventura non sono soggetto a questi tipi di paura e penso che tutti dovremmo essere un po’ più disinibiti, anche adottando prudenza e discrezione per non rischiare di vivere brutte esperienze. |
06 marzo 2020 | framar12 |
Imparare a convivere senza le disuguaglianze
Imparare a convivere senza le disuguaglianze di battuta scritto il 06/03/2020 Ad oggi il concetto di vivere insieme è molto difficile da realizzare. Noi dovremmo saper stare insieme con tutti perché nella nostra vita non sapremo mai chi potremo incontrare. Nella nostra si sottovalutano molti aspetti come la potenza che hanno gli stereotipi e i pregiudizi sul modo di giudicare gli altri, come per esempio le persone che quando vedono due ragazzi o ragazze che si baciano o hanno degli atteggiamenti affettuosi fra di loro, li guardano male o anche peggio gli provocano violenza fisica o psicologica. Oppure le persone che odiano e disprezzano gli immigrati infatti appena queste persone sentono un fatto di cronaca nera lo associano subito ud una persona di colore senza neanche informarsi su cosa è successo. Oppure come il bullismo che è una forma di comportamento violento di natura sia fisica sia psicologica nei confronti di persone considerate deboli o diverse dal soggetto quindi dal bullo. In questo periodo invece le persone disprezzano gli orientali perché con la diffusione del corona virus ora appena per strada passa un’orientale subito si pensa che sia infettato e se queste persone sono fortunate riceveranno solamente degli insulti; a diverse altre persone invece è stato fatto del male. Sarebbe meglio saper stare tutti insieme per avere una comunità migliore, più unita e solidale. Si deve avere un’educazione capace di dare una visione più ampia di noi stessi e di ciò che ci circonda. Effettivamente al giorno d’oggi quando aumentano le sfide e le minacce come la disuguaglianza, l’esclusione, la violenza si deve imparare a convivere con tutti i membri della comunità. In conclusione: imparare a vivere insieme significa comprendere le differenze fra noi e gli altri e imparare a conviverci. |
06 marzo 2020 | battuta |
Cosa significa Pace?
Cosa significa Pace? di mini.le scritto il 06/03/2020 “Condizione di normalità di rapporti, di assenza di guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di uno stato, di gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, ecc., sia all’esterno, con altri popoli, altri stati, altri gruppi.” Questa la definizione di pace secondo il vocabolario. La domanda è: esiste, o meglio, è mai esistita la Pace con la P maiuscola? Si può dire di aver mai avuto un periodo della storia umana senza conflitti? Non penso, neppure ai tempi della preistoria, quando il problema principale era chi dovesse accaparrarsi il pezzo di carne più grande.Per tentare di rispondere alle domande degli studenti più curiosi e per stimolare la riflessione di quelli più distratti, la scuola organizza eventi in cui vengono trattati argomenti importanti come questo. Come lo spettacolo "Stupidorisiko", a cui ho assistito insieme alla mia classe il 7 febbraio al Centro sociale di Salerno, ideato dalla ONG italiana Emergency, con il fine di informare noi giovani sulla situazione tragica che gli abitanti delle nazioni in guerra devono sopportare ogni giorno e, soprattutto, per parlare delle guerre che ci sono, poiché in televisione e sui social non se ne parla spesso, o almeno non sempre nel modo più veritiero.Il giovane Mattia, nella sua performance, ha presentato le maggiori guerre scoppiate dal 1914 a oggi, immedesimandosi in una giovane recluta fiorentina che ha scelto la vita militare nella speranza di un facile e sicuro guadagno. Il soldato recita un monologo che tende anche ad ironizzare sulla guerra, per sottolinearne la follia, uno "stupidorisiko" contro il quale nessuno muove mai un dito, tranne i volontari di associazioni come Emergency. Sono stati loro, infatti, a voler portare questi spettacoli in giro per l’Italia per far capire a tutti noi l'importanza della corretta informazione e dell'impegno continuo.Se il mondo intero continuerà a comportarsi in modo stupido o superficiale, voltando le spalle ai problemi seri, la condizione citata nelle prime righe resterà solo una definizione del vocabolario, non diventerà mai realtà. |
06 marzo 2020 | mini.le |
La compagna di banco
La compagna di banco di iperonimo scritto il 06/03/2020 Una compagna di banco. Una vecchia amica. Capelli neri e pelle color cioccolato riempivano le mie giornate di sorrisi, scherzi, spensieratezza. Un'amicizia improbabile, ma vera. Un'amicizia che andava oltre l' "essere diversi". Un'amicizia che non si interessava dei pregiudizi. La mia esperienza con l'uguaglianza e con il rispetto dei diritti umani comincia proprio da qui.Fin da bambini la nostra mente è stata tormentata da stereotipi che hanno sempre condizionato la vita di tutti, a partire dagli immigrati fino ad arrivare a coloro che sono attratti da persone del loro stesso sesso. È stata proprio la società in cui viviamo e, soprattutto noi che ne facciamo parte, a far sentire le persone nono accettate, emarginate. Il giudizio degli altri altri ci ha sempre impedito di poter essere noi stessi. Non abbiamo mai pensato di metterci nei panni del bambino immigrato che non viene invitato a casa degli amici, dei ragazzi che si insultano dandosi dell'omosessuale, della bambina che preferisce giocare a calcio piuttosto che andare a danza. Pretendiamo che il mondo rispetti dei determinati canoni, delle stupide regole che ci portano ad odiarci reciprocamente, ad essere tutti uguali. Ma è nella disuguaglianza che nascono amicizie, amori, è dalla disuguaglianza che nasce la vita.Nonostante la specie umana sia stata in grado di portare avanti grandi progetti ed evoluzioni, ancora, ad oggi, non siamo riusciti ad arrivare ad un punto in cui ci sia il rispetto reciproco ed una convivenza pacifica tra gli individui che abitano il mondo. Insulti ed offese sono alla base della nostra idea di trasmissione delle proprie opinioni, non riusciamo ad esprimerci senza risultare irrispettosi e non ce ne rendiamo conto.È grazie a queste esperienze di vita, come una semplice amicizia o delle partecipazioni a parate, manifestazioni, che capiamo realmente ciò a cui i diretti interessanti vanno contro: a pensieri ormai diffusi tanto capillarmente, che ogni tentativo di cambiarli sembra inutile. Vivere giorno per giorno ed affrontarli è una sfida, ma com'è possibile che per qualcuno la "normalità" sia una sfida?Oggi mi sento più vicina che mai a questa amica, ormai più lontana che vicina, grazie alla quale sono riuscita a capire quali sono i problemi che tutti i giorni persone come lei devono affrontare.Grazie a lei ho capito che bisogna partire da noi, per cambiare il mondo. |
06 marzo 2020 | iperonimo |
Supermercato
Supermercato di metalinguistica scritto il 06/03/2020 Camminavo per strada e mi sentivo come al supermercato. Le strade come corsie percorse da ombre indaffarate che velocemente controllano le provenienze e la composizione dei prodotti: e cosa siamo noi se non semplici prodotti? Non facciamo altro che leggere le etichette che ci vengono incollate addosso diventando parte di noi, dell’uomo. I pregiudizi, l’odio, la discriminazione, non sono altro che una conseguenza. Mercificati e abbandonati su uno scaffale, ispezionati e valutati: non siamo così diversi da ciò che compriamo. La qualità, l’essenza di un prodotto è importante, ma anche l’estetica vuole la sua parte: solo una delle tante caratteristiche che il prodotto ideale deve presentare. È l’etichetta che identifica ogni uomo, ma siamo tutti uguali e non possiamo essere classificati come semplici oggetti, come se non avessimo un altro io dentro di noi. Eppure sulla mia etichetta c’è scritto donna. È un onore portarla con me ogni giorno: sentirsi chiedere se preferirei avere una famiglia o una carriera soddisfacente, se ho già imparato a tenere una casa. A volte vorrei bruciarla quell’etichetta: quando mi dicono che la gonna è troppo corta o i pantaloni troppo stretti, che il rossetto rosso è troppo provocante e che lo scollo troppo profondo è meglio evitarlo; quando mi consigliano di non girare mai dai sola per strada ma neanche di rimanere da sola con dei ragazzi. Quando mi dicono che dovrei stare a casa, che quelle come me sono “facili” ed è solo colpa nostra se gli uomini si arrabbiano, o ci fischiano dietro, o fanno commenti inappropriati, o prendono troppa confidenza e si sentono in diritto di trattarci come oggetti. Prodotti. Ma siamo molto di più di semplici prodotti e sono le nostre peculiarità a renderci speciali. L’etichetta non deve essere una discriminante ma anzi deve essere un motivo di vanto, ad evidenziare le diversità di ognuno in modo da creare una società di persone differenti ma tutte legate dall’amore e dalla sete di conoscenza. Una concezione positiva della diversità porterebbe all’abbattimento di ogni barriera che ci separa, perché i nostri piedi toccano la stessa terra, i nostri occhi vedono lo stesso sole e le stesse stelle e i nostri corpi vivono una sola vita, che è sempre troppo breve per essere vissuta circondati da muri che ci isolano impedendoci di vivere nella diversità, che è anche bellezza. |
06 marzo 2020 | metalinguistica |
I cinesi non sono un virus
I cinesi non sono un virus di blog scritto il 06/03/2020 15 anni. Conosco Giada da ben 15 anni. È una ragazza cinese che ho visto per la prima volta all’asilo. Giocavamo sempre insieme e non c’è mai stata nessuna differenza tra noi due. Siamo diventati grandi amici e lo siamo tuttora.Ma ciò che sta succedendo ultimamente ha cambiato molto il suo modo di pensare: non vuole andare in luoghi molto affollati, ha paura di conoscere nuove persone e si preoccupa se io voglia davvero essere suo amico. Tutto questo accade per il coronavirus. Questa “terribile” epidemia che si sta diffondendo la fa sentire a disagio e la fa vergognare delle sue origini. Ma non è il virus in sé a farla stare male ma la società che la fa vedere come il “male” o come un mezzo che lo diffonde.Perché una persona si dovrebbe vergognare di ciò che è?Perché al giorno d’oggi la società vede negativamente il “diverso” o ciò che lo sembra. Nella società odierna i cinesi si sentono strani, diversi, sbagliati ed è proprio questo l’errore.Loro non sono diversi solo per gli occhi a mandorla o per la loro lingua ma sono come tutti e per questo non vanno discriminati.Il coronavirus è partito dalla Cina, dallo Stato e non dai suoi molteplici abitanti quindi non c’è bisogno di discriminare, ignorare o giudicare male coloro che non hanno niente a che fare con il virus.I Cinesi non sono un virus.Quindi smettiamo di farci problemi sulle persone che incontriamo credendo che ci vogliano contagiare con un male “mentale” ma pensiamo a come costruire una vera integrazione tra le persone che vivono nel nostro paese.Il primo passo per l’integrazione nasce dalla conoscenza reciproca di usi, costumi e mentalità e in questo la scuola ha un ruolo molto importante: condividere ore di studio e di svago, attività comuni, affrontare assieme problemi e difficoltà tutti i giorni ci permette di costruire un patrimonio comune che costituisce il primo scalino di un percorso di vera integrazione.Sono proprio i giovani a guidare questa integrazione trascinando dietro di sé anche gli adulti in questo processo di reciproca accettazione. Siamo noi giovani che possiamo fondare le basi di una società più integrata partendo proprio dalla formazione culturale e dall'educazione scolastica. |
06 marzo 2020 | blog |
90 minuti
90 minuti di corrige scritto il 06/03/2020 Noi ragazzi abbiamo un compito, quello di capire come vivere insieme, perché si è difficile ma non impossibile. Il nostro obbiettivo deve essere quello di riuscire a vivere la vita tutti insieme come riusciamo a giocare insieme per una partita di calcio. Quest’ultima in effetti è un po’ la metafora della vita: un gruppo di persone vuole sovrastare gli altri, ma quello che dobbiamo comprendere è che i principi di rispetto, fratellanza e solidarietà non devono mai venire meno, perché possiamo giocare, divertirci, cogliendo le sfumature dell’emozione di quando riesci a vincere, come possiamo cogliere le sfumature della diversità e vincere sull’odio. Tutti noi in una partita, come nella vita portiamo la nostra storia, la nostra cultura e il nostro modo di affrontare le cose. Noi italiani portiamo la grinta, la durezza e la tatticità, il mio amico brasiliano porta la sua fantasia e la sua estrosità, e poi ci sono i gemelli dell’Honduras che con il loro fisico prestante è impossibile stargli dietro. Un tocco di palla, un modo di vivere, una differenza che ci deve aiutare a raggiungere l’utopia della comprensione della bellezza della diversità. Per una volta, prendiamoci per mano, e al fischio d’inizio lottiamo per la partita più importante della nostra vita. |
06 marzo 2020 | corrige |
Per vivere insieme in santa pace
Per vivere insieme in santa pace di emmestar scritto il 06/03/2020 I nostri tempi e la società in cui siamo immersi costituiscono una bolla che talvolta ci conduce ad immaginare un’idea di guerra e pace che non rispecchia la realtà dei fatti. Lo spettacolo “Stupidorisiko”, rappresentato il 7 febbraio scorso al Centro sociale di Salerno, è stato un’occasione straordinaria, offerta dal nostro liceo, di trasmetterci valori che dovrebbero costituire le fondamenta della nostra educazione. |
06 marzo 2020 | emmestar |
Io e te
Io e te di area61 scritto il 06/03/2020 “La libertà è partecipazione”: in quattro semplici parole Gaber aveva spiegato che essere liberi significa far parte di un qualcosa, suppone vivere in società ma prima, specialmente in tempi come questi, bisognerebbe ancora imparare a convivere, a condividere e a sentirsi davvero uniti e universalmente fratelli. C’è bullismo, razzismo, violenza e adesso si aggiunge più che mai anche la psicosi, l’allarmismo, la paura e la tensione. E così non si guarda più in faccia a nessuno, vengono presi d’assalto le farmacie, i supermercati e chi semplicemente tossisce viene schiettamente cacciato. Noi, inconsciamente diventati grotteschi scudieri della pandemia schierati con mascherine e amuchina tra le mani. Dov’è la solidarietà, la disponibilità, l’ascolto e la consolazione con la dolce carezza? Dov'è quindi l’ispirazione all’ideale di pace? Che i maestri e i professori insegnino è risaputo da tutti perché è proprio questa la loro professione ed anche il compito affidato loro dalla società. Ma in realtà il mondo intero è una scuola. Insegnano anche gli artigiani, i muratori, gli avvocati, i banchieri perché tutti veramente hanno un ruolo responsabile, sociale e morale. Ma proprio quest’estate per puro caso, ho conosciuto e ho incontrato una maestra speciale, una splendido personaggio, mia coetanea che vive però a cinquecento chilometri di distanza , è molto intelligente, quasi geniale, i suoi capelli neri setosi, la sua voce rassicurante: un persona poco più che ordinaria penserete se non fosse che, da 13 anni, a causa di una maledetta malattia, si trovi adesso in un personalissimo viaggio nel mondo delle ombre e della cecità avendo perso definitivamente la vista. Lei non ti giudica. Ha un senso di autoironia, una voglia di vivere invidiabile e un coraggio “pazzesco” ed ogni giorno è un piacere sentirla confabulare delle sue straordinarie esperienze percezioni di chi, come lei, ha intrapreso un viaggio fantasioso, insegnandomi e facendomi a volte capire quanto io sia fortunata ed ingenua a dare tanto per scontato.Spesse volte mi irrita ma nello stesso tempo non posso fare a meno di rimare incantata e conquistata. In fondo la collera è passeggera e brevissima e più ci penso e più mi rendo conto che la natura che ci unisce è autentica, sincera, c’è tolleranza, rispetto, generosità ed un’equa genuina "convenienza". Spesso succede che tra fratelli si passi con rapidità dall’odio all’amore e viceversa: in caso di baruffa molte volte basta che uno deponga le armi perché l’altro, disorientato, sia costretto a fare altrettanto. Chi perdona risulta sempre il vincitore. |
06 marzo 2020 | area61 |
Essere o essere giudicati?
Essere o essere giudicati? di ghiacciaia scritto il 06/03/2020 Nel mondo in cui viviamo, assistiamo quotidianamente a diversi tipi di discriminazione rivolte a persone che non hanno fatto niente di sbagliato se non essere se stesse in una società dove giudicare rende forti e superiori agli altri. Per fortuna, in prima persona non ho mai vissuto momenti in cui sono stata privata dei miei diritti umani o dell’uguaglianza di genere che mi spetta, ma ho assistito a notizie che trattano di questi argomenti molto spesso. Ogni giorno sentiamo al telegiornale casi in cui le donne sono sminuite dagli uomini che le picchiano, le uccidono e le violentano con la scusa che il loro modo di vestire era provocante, quando invece siamo in una nazione in cui dovremmo essere liberi di indossare ciò che ci fa sentire a proprio agio senza avere la costante preoccupazione che qualcuno possa umiliarci o farci del male. Le persone vengono continuamente giudicate, criticate o discriminate per quello che sono o che vogliono essere. Sentiamo sempre di persone omosessuali che si nascondono per non provare la sensazione di essere guardati male o di essere emarginati per il proprio orientamento sessuale. Sicuramente un altro caso di giudizio è quello che riguarda gli stranieri, caratterizzati costantemente da stereotipi orribili e frustranti, che in realtà non gli appartengono e non li rappresentano in modo veritiero. Ciò che è maggiormente preoccupante è il fatto che le “misure protettive” adottate per questi casi non sono abbastanza significative e ci rendiamo sempre di più conto che il dolore causato dai giudizi altrui aumenta di gravità ogni volta, talvolta spingendo i ragazzi, prevalentemente colpiti, a far del male alla propria persona fino ad arrivare alla morte. La società di oggi ci obbliga ad essere tutti uguali e la paura di essere giudicati ci rende monotoni. Pensiamo di essere capaci di differenziarci ma con la prima persona che ci dice qualcosa che non vorremmo sentirci dire, ci rendiamo conto che dovremmo tornare ad essere “normali” e quindi lo facciamo, senza provare ad andare controvento o provare a essere fieri di quello che realmente siamo. Iniziamo a seguire la rotta che seguono tutti proprio come le rondini che in inverno viaggiano tutte verso lo stesso luogo. Tutto ciò che ci circonda ci allarma in modo negativo, facendoci pensare che quello che facciamo possa renderci sbagliati. Siamo abituati alla situazione nella quale è regolare sputare sentenze sugli altri senza pentirci o provare rimorso per quello che è stato detto. Per il bene di tutti e per una civile convivenza, dovremmo tutti contribuire, cercando di migliorare noi stessi e smettendo di pensare a ciò che fanno gli altri. |
06 marzo 2020 | ghiacciaia |
IMPARARE A VIVERE INSIEME
IMPARARE A VIVERE INSIEME di blackwolf04 scritto il 06/03/2020 Nel mondo vi sono violenze razziali di ogni genere: discriminazioni sulla propria provenienza, sul proprio colore della pelle, sulla propria cultura...In questo ultimo periodo, che riguarda tutti noi, minacciati dal diffondersi del coronavirus, identificato come "covid-19", le discriminazioni e le violenze fisiche e razziali sono drasticamente aumentate nei confronti dei popoli orientali.Certamente avrete sentito alla radio, in televisione o letto nei social media notizie di cronaca su cinesi e popoli orientali aggrediti non solo verbalmente, ma anche fisicamente.Facendo qualche ricerca su internet, potete benissimo trovare notizie come la spedizione delle 400mila mascherine spedite dal Sudafrica in ausilio all'Italia; oppure del nuovo movimento "Via della Seta", investimenti internazionali con lo scopo di creare fondi in aiuto all'Europa, fondata dalla Cina in questi tempi bui.Con la mia professoressa di Diritto ed economia, riflettevo sulla questione che, nell'articolo 3 della Costituzione italiana:" Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, ecc..."Senza distinzione di razza.A questa frase, d'impulso dissi :"Prof, ma lei non trova che l'espressione 'razza' nei confronti di noi esseri umani sia errata? Noi facciamo riferimento ai vari generi di animali con questo termine, ma tra essere viventi si parla di etnia, non di razza".Effettivamente la professoressa mi dette ragione, eppure è così tanto difficile per il mondo comprendere queste piccolezze, che in fondo hanno grandi signficato, capaci di farci convivere tutti pacíficamente; nessuno ha nulla in più di qualcun altro, siamo così uguali. La gente è così ignorante. |
06 marzo 2020 | blackwolf04 |
Non siamo soli
Non siamo soli di iponimo scritto il 06/03/2020 In una società volta al consumismo e alla tecnologia, il contatto con le altre nazioni, con le altre nazionalità, è all’ordine del giorno; ciò è un dato di fatto. Nonostante questo, razzismo e disprezzo verso il diverso continuano a popolare le menti umane. Ma in realtà, la diversità è qualcosa di bellissimo, è ciò che ci rende particolare e differenti gli uni dagli altri, donandoci qualcosa di meraviglioso ed unico. Quella piccola voglia sulla mano, un neo con una forma particolare, l’essere albini, bianchi o di colore, capelli lunghi o corti, colorati o naturali, tutto bellissimo e diverso. Tutto speciale. Ma la paura di essere giudicati, ci spinge a rinchiuderci a riccio nel nostro mondo buio ed isolato, in tempesta, e ad allontanare gli altri con i nostri commenti indesiderati e fuori luogo. Sottoponiamo gli altri a quello che non vogliamo ricevere. Dimentichiamo sempre che siamo tutti uguali, proprio grazie alle nostre differenze.Possediamo tutti un grande amico immaginario, con il quale spesso è complicato imbastire una conversazione: questo si chiama Rispetto. Con il rispetto dentro di noi, c’è chi ci è più in sintonia, e chi, con grande dispiacere, non si accorge che lo sta allontanando, recludendolo in un piccolo angolo di cuore, o di cervello, chissà, da quale sarà poi difficile ritirarlo fuori, se non con fatica e, probabilmente, dolore. Il bello dell’essere umano però è anche questo: possiede la capacità di imparare dai propri errori. A volte deve “battere la testa” più volte prima di capirlo, ferisce gli altri, ma può imparare anche a chiedere scusa. La mia esperienza con la diversità è proprio questa, è la continua lotta contro se stessi e contro l’accettazione degli altri, un qualcosa di quotidiano, che alberga nell’animo di ogni essere umano. Perché si può avere fede o meno, possiamo essere cristiani, mussulmani, buddisti o atei, filosofi, scienziati, matematici o letterati, in qualsiasi caso, si ha la credenza comune che l’uomo, in quanto tale, sia nato da un solo punto di origine, che sia stata una particella o meno, non ha importanza.Al giorno d’oggi, bombardati continuamente da nuove esperienze e correnti di pensiero, tendiamo ad “eliminare” ciò che non ci fa comodo, analizzandolo poco accuratamente, e coinvolgendo i sentimenti altrui. Siamo deboli probabilmente, facilmente manipolabili dalla corrente e dalla massa, perché ad oggi il problema, è la popolazione cinese che “accidenti a loro, ha portato il Coronavirus”, ma domani? Si stima che solo un terzo della popolazione italiana sia capace di ragionare da sola, magari, iniziando ad accettarci, le statistiche potranno migliorare. |
06 marzo 2020 | iponimo |
"Accettare la diversità?"
"Accettare la diversità?" di fusilar11 scritto il 06/03/2020 Completate il seguente modulo: nome, cognome, genere e luogo di nascita; quando avrete terminato basterà poco per decretare il vostro destino. Se per decifrare il vostro nome saranno rinvenuti numerosi errori di pronuncia, non vi assicuro un’accoglienza calorosa, tantomeno un soggiorno piacevole. Se invece, in corrispondenza di: “genere”, l’inchiostro avrà descritto i contorni di una x sulla casella: ”femmina”; allora sono certa che avrete modo di lottare molto, lottare anche per amare un colore che non sia il rosa. Ma tranquilli: “siamo tutti uguali agli occhi della legge”. Certo, è anche vero che le donne a livello globale impiegano 12,5 miliardi di ore di lavoro non retribuite, senza pensare al fatto che il 42% delle donne, nel mondo, non può lavorare; ma tranquilli, come ho già detto, per la legge siamo tutti uguali. Ecco, magari posso consigliare alle donne di non girare in minigonna per strada, agli stranieri di stare attenti a qualche uomo bianco con l’umore infastidito; agli omosessuali di nascondersi dagli occhi del giudizio... Ma tranquilli, siamo tutti uguali agli occhi della legge. Abbiamo tutti gli stessi diritti, anche gli studenti li hanno. Certo, è anche vero che per puntare ad un futuro brillante è consigliabile avere molto denaro da investire. Sarebbe bello pensare che i ricchi non siano solamente i figli dei ricchi, ma in effetti siamo tutti uguali... Voglio che sia chiaro, una volta per tutte, chiedo a tutti voi, supplico chiunque abbia voglia di ascoltare; vi imploro di collegare mente e atteggiamento, non esiste cosa più inutile di professare anticonformismo giudicando la diversità. “Accettare la diversità”, quale accezione più brutta? E se fossimo noi la diversità? E se dovessimo attendere di essere accettati? |
06 marzo 2020 | fusilar11 |
Vivere insieme
Vivere insieme di resoconto scritto il 06/03/2020 Tutti noi siamo cresciuti sentendo parlare di uguaglianza, rispetto e giustizia; di cosa è “bene e male”, di comportamenti “giusti o sbagliati”. Poi però, guardando ai fatti che accadono intorno a noi, ci rendiamo conto che questi valori non sempre si rispecchiano nella nostra società. Oggigiorno, infatti, capita spesso di sentire e leggere notizie riguardo a episodi di intolleranza e violenza verso altre persone ritenute in qualche modo “diverse”. Nel corso degli anni, in epoche e luoghi diversi, sono state portate avanti battaglie che avevano come fine quello di ottenere l’uguaglianza e stessi diritti fra uomo e donna, fra classi sociali, ma anche fra appartenenti a etnie diverse. Alcuni muri sono stati abbattuti, ma ancora rimangono pregiudizi. C’è sempre chi considera la donna debole e inferiore, chi non accetta gli immigrati e chi mostra ostilità verso quelle persone che, per gusti e scelte personali, conducono una vita che va contro i costumi tradizionali. Ciò dovrebbe farci riflettere. Certi comportamenti sono sbagliati. In una società variegata come la nostra credo che sia giusto imparare a convivere pacificamente e considerare le “diversità” come qualcosa che arricchisce le nostre conoscenze. Fortunatamente io non mi sono mai trovata coinvolta in situazioni di ostilità verso qualcuno, anche se ricordo di un episodio accaduto in un bar di Bologna quest’estate. Ero al bancone, quando entrano dei ragazzi vestiti in modo un po’ eccentrico e chiedono due caffè. Un cliente li guarda quasi disgustato. Poi rivolgendosi alla barista dice: “Io non li posso vedere! Proprio qua dovevano organizzare il gay pride. Che coraggio! Sai dove li manderei io?” Poi è uscito velocemente come se non volesse avere niente a che fare con loro. A me è smembrato un comportamento eccessivo, in fondo cosa avevano fatto di male quei ragazzi? Erano lì a manifestare per loro stessi, perché anche loro, pur non condividendone le scelte, hanno diritto di vivere e di essere rispettati. In questa vicenda c’è comunque anche un aspetto positivo, questi ragazzi hanno potuto manifestare perché il nostro paese rispetta la libertà di espressione, cosa che in alcuni Paesi non è neppure permessa. |
06 marzo 2020 | resoconto |
C’era una volta il razzismo
C’era una volta il razzismo di modulo scritto il 06/03/2020 In questo momento una paura ci sta percorrendo, proprio in questo momento un nemico intoccabile, inafferrabile si sta spargendo per il mondo partendo dalla Cina. Il virus si propaga e la paura con lui.È in questi momenti che le persone sfoggiano la loro capacità nel restare unite, con questo pensiero le persone si aiutano a vicenda in situazioni difficili come quelle odierne per evitare che la paura ci blocchi.Ma anche nelle situazioni complicate c’è sempre chi, con i suoi ideali, decide che il diverso non va aiutato ma respinto, e se gli chiedessimo perché probabilmente la motivazione che ci verrebbe data sarebbe la sua pelle ha un colore diverso dal mio.Venti anni fa, arrivato in Italia, succedeva spesso che un passante per strada gridasse pesanti insulti puramente a sfogo razzista a una persona, ma nel corso degli anni questi insulti sono passati da semplici offese a frasi di sfogo da parte di persone che avevano perso il lavoro e dovevano trovare qualcuno su cui manifestare la propria rabbia, e chi meglio del diverso che cammina per strada?La politica non aiuta la situazione, “i piani alti” farebbero qualsiasi cosa per accaparrarsi i voti delle persone, approfittando della rabbia del popolo gli si offre una motivazione su cui sfogarsi. Incolpare qualcuno che magari ha appena perso tutto scappando dalla sua terra perché la casa dove viveva è stata rasa al suolo da un bombardamento.Il puro razzismo, in Italia, non esiste più. Negli anni è mutato, ha contagiato anche coloro che non hanno nulla contro il diverso colore di pelle di qualcun altro; si è trasformato in una credenza secondo quale i “diversi” sono venuti nel nostro paese per rubare i nostri soldi e il nostro lavoro, per questo vanno cacciati.Ma uscendo e girando per i giardini vediamo tutti i giorni ragazzini giocare a calcio e così notiamo che l’attaccante è un marocchino che sta scartando un difensore cinese e tira in porta facendo goal al portiere, un ragazzo italiano. Capisci che non siamo poi così lontani dall'obiettivo che si è proposto di raggiungere l’ONU per il 2030, magari riusciremo davvero a far capire il valore della diversità umana passandolo attraverso i nostri figli, riusciremo a portare a termine l’obiettivo che questa organizzazione ci ha affidato solo collaborando tutti assieme, proprio come in una squadra di calcio. |
06 marzo 2020 | modulo |
Vite condivise
Vite condivise di codice scritto il 06/03/2020 Vivere insieme significa saper amare. Capire ed aiutare il prossimo. Perché vivere insieme non significa solamente condividere le proprie esperienze con altre persone ma vuol dire far parte di un insieme nella quale ognuno di noi non è niente senza il tutto. In un gruppo deve però regnare il rispetto e l’uguaglianza di genere. Perché in fondo siamo tutti nati da uno stesso seme che ci rende tutti uguali. Non conta il colore della nostra pelle, l’etnia di cui facciamo parte, il modo di vestirci, le nostre attitudini sessuali o la religione in cui crediamo. Eppure ancora oggi assistiamo quotidianamente a casi di razzismo, di bullismo, di guerre per la conquista del petrolio e di guerre di religione. In tutto questo ci vanno di mezzo persone che non hanno fatto niente, se non essere loro stessi in una società nella quale apparire è più importante che essere. Questo fenomeno è stato gonfiato con l’esponenziale diffusione dei social e degli smartphone. I social rappresentano infatti una specie di bolla che talvolta ci induce a immaginare e considerare vere certe informazioni che in realtà sono totalmente false. In questo ultimo periodo, infatti, con la diffusione nel nostro Paese del corona virus, le fake-news e gli atti di discriminazione sociale sono all'ordine del giorno. Stiamo parlando di violenze fisiche e psicologiche nei confronti dei popoli orientali del tutto insensate e stupide che nascono dall'ignoranza delle persone. Non ha senso tutto ciò. Ma questo mi fa riflettere. Mi fa capire quanto la gente sia ancora così negligente, maleducata e incurante. L’articolo 3 della nostra Costituzione dice: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Perciò tutto ciò non è accettabile ai giorni nostri. Se il mondo continuerà a comportarsi in modo superficiale e negligente, voltando così le spalle ai problemi seri, la pace nel mondo rimarrà solo un’idea utopica. Non diventerà mai realtà. |
06 marzo 2020 | codice |
Disuguaglianza
Disuguaglianza di fogliettone scritto il 05/03/2020 La disuguaglianza esiste ancora nel mondo di oggi?Questa è la domanda che tutti noi ci poniamo. E purtroppo ancora oggi l’uguaglianza è un tema che ci riguarda. Secondo alcuni, l’uguaglianza, esiste già nel nostro mondo, ma ci arrivano notizie di paesi come la Turchia che chiudano le proprie frontiere, e pur di non far passare nessuno la polizia è anche autorizzata ad usare la forza. Ci arrivano notizie di persone utilizzate come merce di ricatto aprendo le frontiere del proprio paese con l’intento di dar fastidio a altre nazioni come la Grecia con l’arrivo di migranti, ma, chiediamoci: tutto questo è giusto?Giustizia: parola che nel mondo di oggi molte nazioni cercano di garantire nel miglior modo possibile, ma che è difficile da realizzare e non sempre arriviamo a garantirla. Molto spesso ci imponiamo delle regole che non vengono mai rispettate. La giustizia non sempre è uguale per tutti e spesso nei paesi meno sviluppati non è neppure ben garantita. Pensiamo anche come solo in Europa i migranti vengono accolti, ma poi visti come un qualcosa di diverso da noi e per questo lasciati ai margini della società. Tutti diciamo che la diversità non deve dividerci ma invece in molti casi è proprio quello il motivo per cui le persone dichiarano guerra, cosa che sicuramente tende a dividere e non aiuta a conciliare.“Costruire ponti e non muri” perché questo è l’unico modo per abbattere la diversità. |
05 marzo 2020 | fogliettone |
convivere con un estraneo
convivere con un estraneo di reportage scritto il 05/03/2020 Io. Uno studente quattordicenne che fino a quel momento non aveva mai preso un aereo da solo, stavo per rimettere l'orologio indietro di un ora e sorvolare Francia e Inghilterra per fare un morbido atterraggio nella capitale dell'Irlanda. Sempre io. Non sapevo quel che mi sarebbe successo, o meglio, non era necessario farne una tragedia, semplicemente una famiglia irlandese mi ospitava. Insieme a me un ragazzo, che per ora chiameremo X, perché di lui al momento non sappiamo nulla. Le prime ore in terra straniera trascorsero tranquille, come le restanti due settimane.Arrivò anche X. X ha un'identità: ha la mia stessa età, è spagnolo, timido, ha un nome impronunciabile e nel suo bagaglio sembrava avesse dimenticato di portare l'inglese. Non parlava se non lo stretto indispensabile.Con il tempo imparammo a conoscerci. Con tempo si intende qualche ora; il ragazzo dal nome impronunciabile era in realtà molto simpatico. Convivere con lui per due settimane non fu affatto un problema; lo fu per quei ragazzi il cui spagnolo non era cosi timido.Conobbi anche la sua famiglia tramite video chiamata, anche se non sono sicuro di quello che mi abbiano detto, lui conobbe la mia.Conoscere persone di altre nazionalità è una grande opportunità per interfacciarsi con culture diverse per espandere il nostro bagaglio di esperienze.Mi è capitato più volte di fare questo tipo di esperienza, anche senza prendere un aereo,per esempio, ad una gara importante di macchine radiocomandate. Tanti X provenienti da: Giappone, Spagna, Italia, Inghilterra, Francia... con cui gareggiare.Sembra di essere soli, ma ruotando la testa vediamo il nostro sfidante che può anche essere campione del mondo, ma per qualche istante ci passa in mente l'idea della vittoria.Poi ci si rende conto che effettivamente non si hanno molte speranze dopo di che si prende con sportività, si cerca di fare il proprio meglio. In questi momenti si forma un legame tra i due piloti, una sintonia anche se ognuno punta a vincere. Vincere non vuol dire stracciare e umiliare l'altro ma semplicemente avere il voto del giudice. Riportate le macchine fuori dalla pista ci si stringe la mano e ci si scambiano complimenti. Questo è gareggiare. Questo dovrebbe essere l'atteggiamento di rispetto verso gli altri.Questo è il modo di affrontare ogni sfida. Con rispetto e modestia verso chiunque, che esso sia uno sconosciuto o il nostro migliore amico. |
05 marzo 2020 | reportage |
LA DIVERSITA’ E’ RICCHEZZA
LA DIVERSITA’ E’ RICCHEZZA di edizione1 scritto il 05/03/2020 La parola diversità, può assumere vari significati:“diverso”, può essere considerato lo straniero, il quale si differenzia da noi dal colore della pelle, dalla lingua che parla, dai costumi o dalle usanze.“diverso”, può essere considerata la persona che si differenzia in modo radicale attraverso il proprio reddito, una sorta di divisione in classi sociali.“diverso”, può essere inoltre ritenuta la persona che si differenzia attraverso il sesso, che quindi può sviluppare una mentalità diversa dalla nostra, oltre ai gusti neidiversi modi di vestirsi e al modo di fare le cose nella vita di tutti i giorni.Si può essere diversi per scelta, come coloro che si differenziano attraverso un taglio dei capelli o un tatuaggio, oppure si può essere diversi per natura, una persona disabile.Le persone di cultura, tradizioni o lingua differenti dalla nostra vengono considerate diverse e spesso vengono discriminate e escluse dalle attività giornaliere.Possiamo invece imparare tantissime cose da persone che hanno usanze, religione, nazionalità e credenze diverse dalle nostre. Ogni nazionalità ha la sua cultura e questo rende il mondo in cui viviamo molto interessante.“Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere” P.PicassoLa diversità ha perfino portato gli uomini in guerra, cercando di sterminare popolazioni innocenti, che risultavano essere per alcuni "diverse", semplicemente per una religione disuguale, o un modo diverso di pensare. Spero che si riesca a imparare dai propri errori, dimenticando ciò che è accaduto ed evitando che accada di nuovo.La diversità perciò, è come un concetto positivo e negativo insieme, a seconda del senso e del valore che ognuno di noi, nelle varie situazioni, dà al termine; diversità come necessità della vita, come valore e ricchezza per la crescita di noi stessi, ma anche difficoltà, cui andiamo incontro nel momento in cui siamo noi per primi a sentirci esclusi o diversi. Io penso che ciò che rende bello il nostro mondo è il fatto che siamo tutti diversi. Al mondo di oggi, i ragazzi si ritrovano spesso esclusi dal gruppo perché magari hanno un telefono diverso dagli altri, il suo modo di vestirsi stravagante o troppo semplice, il taglio dei capelli che agli altri non piace. Questo può essere un altro esempio di “diversità“, dove non siamo noi a sentirci diversi ma sono gli altri che ce lo fanno pensare.Dovremmo perciò continuare a fare quello che abbiamo fatto fin ora, reagire, mostrando che il bello di noi è proprio l’essere diversi dagli altri. |
05 marzo 2020 | edizione1 |
Una diversità che uccide
Una diversità che uccide di orogiulia21 scritto il 05/03/2020 Il grande scrittore e filosofo latino Seneca affermava: "spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall'opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa." Il diverso per molte persone appare abominevole o addirittura un nemico. Ciò accade nel momento in cui dentro di noi iniziano ad esserci dei pregiudizi. Ancora mi chiedo se questi siano dovuti dalla paura dell'altro, dal disgusto o semplicemente da uno stato di chiusura mentale e di ignoranza. Spesso mi è capitato per strada di vedere e sentire gente ridere o offendere persone di diversa razza o diverso orientamento sessuale e ciò che provo è solo tenerezza. Mi è capitato di sentire ciò anche da persone vicine a me ed io, cerco in ogni modo, anche se ancora adolescente, di far cambiare quel loro pensiero negativo e di farli ragionare. Tentativi vani perché le loro idee non cambieranno mai fin quando non si troveranno nella loro stessa situazione o fin quando non proveranno a calarsi nei panni del "diverso". Noi tutti dobbiamo comprendere che abbiamo gli stessi diritti e doveri e che quindi, anche se all'apparenza siamo diversi, siamo tutti uguali; dobbiamo accettare le opinioni altrui e dobbiamo saper rispettare gli altri. |
05 marzo 2020 | orogiulia21 |
Diversità: grandezze o limiti?
Diversità: grandezze o limiti? di bollettino scritto il 05/03/2020 Conoscere i “diversi”, passandoci del tempo insieme, permette di ribaltare tutti gli schemi.E’ così per Handy coprotagonista del libro “Il sole tra le dita” di Gabriele Clima che cita “Al diavolo la sedia a rotelle Handy, sdraiato per terra senti un po’ di mondo. Senti la terra, il suo profumo, senti l’erba tra le dita aperte ….”. In effetti molti limiti che il “ragazzo diverso” vive, sono il frutto di un’educazione pensata per ragazzi normali; un bambino in sedia a rotelle, che viene portato ai giardini, non scoprirà mai la terra e l’erba se la madre non lo mette a contatto con il suolo e non lo guida a conoscerlo.Un paese pieno di barriere architettoniche è un limite invalicabile per una persona in sedia a rotelle, che esclude da una vita sociale come frequentare cinema, musei, o semplicemente girare la città.Si deve pensare alla diversità come una ricchezza, alla capacità che hanno molte persone con handicap di gioire delle piccole cose della vita.Mia madre, che fa di professione l’infermiera, mi ha raccontato la storia di Giovanna descrivendomela come una figura con capelli lunghi brizzolati, stretti in due codini ai lati della testa, vestito a quadretti scozzesi e scarpe in pelle lucida nere. Sorride a tutti quelli che passano e con gentilezza si avvicina. Vive in casa famiglia. Ha 70 anni ma il suo sviluppo mentale è fermo all’età di sei anni, lei raggiunge il massimo della felicità abbracciando la sua bambola di pezza o mangiando un gelato.La diversità è una ricchezza anche quando è integrazione fra culture diverse, cose semplici come uno scambio di ricette, tra lasagna al ragù bolognese e paella alla catalana fra vicine di casa. Conoscere molte persone “diverse” allarga l’orizzonte del nostro punto di vista. Ogni problema può avere molteplici soluzioni se discusso assieme... è la strategia dei gruppi di auto aiuto perché ognuno porta la sua esperienza personale.La parola diversità si lega a quella di accettazione. E’ impossibile accettare la diversità dell’altro, se io non mi accetto così come sono, unico ed irripetibile. Ognuno di noi cerca di realizzare un progetto diverso e percorrere un suo cammino; Einstein scriveva “Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalle sue abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la sua vita a credersi uno stupido”. |
05 marzo 2020 | bollettino |
IL DIVERSO NON ESISTE
IL DIVERSO NON ESISTE di buon3 scritto il 05/03/2020 Molto spesso sentiamo parlare di xenofobia, omofobia o cose simili. Fobia è un termine che deriva dal greco e significa paura. Ma questa non è paura, è disprezzo. Nasciamo uguali e veniamo definiti per il colore della nostra pelle. Bianchi, neri, gialli. Veniamo distinti per la religione che professiamo o per il nostro orientamento sessuale. Veniamo etichettati per le nostre origini e non per i nostri successi. Il figlio di un pregiudicato è “da evitare”. Il figlio di un dottore è “un bravo ragazzo da frequentare”. Ci vengono dati appellativi offensivi perché la gente pensa di conoscerci semplicemente tramite uno sguardo. Una presa visione del nostro profilo social e subito tutti quanti pensano di capire chi siamo. La ragazza che si veste in modo scollato è “una poco di buono”. Quella che si veste troppo coperta è “una zitella”. È raro che qualcuno provi ad andare oltre le apparenze, oltre alle minigonne ed i maglioni a quadri. Prima di giudicare una persona nessuno prova a conoscerla a fondo, lo facciamo istintivamente. Creiamo dei canoni e non sappiamo neanche noi il perché. Noi stessi abbiamo creato la parola “diversità”. Esiste il diverso perché esiste il normale. Tutto ciò che combacia con il nostro pensiero tradizionale o con la nostra quotidianità è definito “normale” e facciamo fatica ad accettare il resto. Tendiamo sempre e solo ad allontanare e denigrare il diverso. |
05 marzo 2020 | buon3 |
Un incontro speciale
Un incontro speciale di supermartux scritto il 05/03/2020 Il mese scorso ho partecipato ad un progetto multiculturale che si è tenuto a Larino e a San Martino in Pensilis nella mia regione il Molise. Questo progetto consisteva nel suonare le percussioni insieme a dei bambini provenienti da alcune zone del Brasile in cui le persone vivono in delle palafitte. Questi bambini sono stati accolti da alcune famiglie del posto che li hanno ospitati nelle loro case per tutto il mese di dicembre. Brian, Lorran, Christopher Jovana, Gabriela, questi sono i nomi dei bambini che ho conosciuto che avevano tra i 6 e gli 8 anni. Dopo esserci esercitati, abbiamo dato il via ad un tour che ha attraversato quasi tutto il Molise. Per questo tour si sono uniti a noi anche il gruppo di percussioni del Conservatorio Perosi di Campobasso e le Percussioni Ketoniche. E così ci siamo uniti e abbiamo formato un gruppo di circa venticinque persone. Abbiamo deciso di chiamarci “L'arte dell'incontro”. Sono stati dei giorni bellissimi, pieni di gioia, di amore e di pace. I bambini nel giorno di Natale hanno ricevuto i regali donati dagli abitanti dei vari paesi. La cosa più bella in assoluto è stata scambiare le nostre tradizioni con le loro e scoprire le loro usanze. |
05 marzo 2020 | supermartux |
Cosa significa un muro
Cosa significa un muro di syryalba scritto il 05/03/2020 Sembra cosa comune all'essere umano porre dei limiti a se stesso e agli altri, erigere muri, tracciare confini il cui scopo è quello di dividere popoli, culture e nazioni e simbolicamente un muro che separa due popoli diventa anche l'emblema dell'ostacolo al movimento. È nota la profonda e intrinseca paura dell'uomo per il diverso, per cui il muro a scopo di difesa si trasforma in un reticolo di pregiudizi e diversità: ne è l’emblema di famoso muro di Berlino, simbolo dell'Europa divisa tra le due potenze vincitrici dopo la Seconda Guerra Mondiale. La costruzione dei muri a scopo difensivo è un fenomeno storico: da sempre imperatori hanno innalzato muri di pietra per difendere il paese (è il caso della Grande Muraglia cinese a difesa dei Mongoli dell'ovest, circa 20.000 km, o il caso di Israele oquello che divide la Corea del Nord da quella del Sud, oltre 100 villaggi migliaia di famiglie, strade, fiumi, ferrovie sono divisi).L'uomo tenta sempre di creare un limite tra sé stesso e l'altro.Oggi nuovi muri stanno sorgendo: due sono i muri tristemente famosi, quello del Brennero e il muro Tijuana tra USA e Messico, progetto di Trump per mettere ordine alle immigrazioni clandestine provenienti dal Sud America.Lo scorso Natale sono andata in Messico per una vacanza e ho avuto modo di scoprire la cultura del posto. I messicani sanno bene a cosa sta andando incontro ma hanno paura di esprimere un loro pensiero riguardo al muro di Tijuana.A volte però i muri potrebbero anche unire.Il muro può essere simbolo di incontro di popoli come nel caso del muro del pianto a Gerusalemme. E, può sembrare strano, ma anche il muro dei bagni della scuola è un muro “positivo” dove si scrivono frasi personali nella maggior parte dei casi anonimamente che esprimono uno sfogo, un pensiero, e lì ognuno è libero di scrivere quello che pensa e anche come si sente in quel momento.Un altro simbolo di libertà è il muro di John Lennon a Praga creato dopo la morte del cantante americano che divenne simbolo di pace soprattutto per i giovani che iniziarono a riempirlo con frasi.Noi ragazzi del liceo Galanti abbiamo realizzato un progetto in occasione della commemorazione della caduta del muro di Berlino e abbiamo realizzato un flash mob durante il quale abbiamo inizialmente creato un muro con delle scatole di cartone su cui c’erano scritte molte frasi e slogan e poi tutti insieme nella piazza della città lo abbiamo abbattuto.Tutti possiamo abbattere i muri, soprattutto i muri mentali perché gli unici che possono mettere dei confini e dei limiti alla nostra libertà siamo noi stessi. |
05 marzo 2020 | syryalba |
Global citizens
Global citizens di bumacos5 scritto il 05/03/2020 Imparare a sentirsi cittadino del mondo, parte di uno stesso grande, unico continente è proprio uno degli obiettivi principali dell’Erasmus. Quest’anno ho partecipato al progetto Erasmus+ e ho ospitato una ragazza della mia stessa età proveniente da Cipro. È stata una settimana di confronto reciproco, ho scoperto giochi e sapori nuovi, e ho anche imparato, anche se probabilmente con una pronuncia disastrosa, numeri e parole in greco. Anche lei ha scoperto tante nuove cose, parole e piatti tipici, monumenti, canzoni. Dopo una settimana insieme mi sono resa conto che pur essendo di nazionalità, religione diverse riuscivamo a comunicare, a stare insieme, a divertirci senza alcun sacrificio. Con questo progetto ho imparato che non è così difficile convivere con un’altra persona diversa da te, perché in fondo, al di là delle differenze culturali, religiose, economiche, eravamo assolutamente uguali nei nostri sogni per il futuro, nel nostro desiderio di un mondo di pace, uguaglianza e solidarietà dove poter realizzare le nostre aspirazioni. Esperienze di questo tipo ti fanno sentire veramente un “global citizen”. L’Erasmus mi ha dato la possibilità di conoscere un altro paese europeo, l’opportunità di ampliare i miei orizzonti, coltivare le mie aspirazioni e promuovere competenze utili, la possibilità di entrare in contatto con altre scuole in tutta Europa, ma soprattutto di crescere come persona. Il progetto Erasmus a cui ho partecipato si intitola “from Colombus to Atlantis” e il motto è “No country is an island” prendendo spunto proprio dalle riflessioni del poeta inglese Donne. “Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di un qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità”. Questa riflessione è stata ripresa e attribuita ad ogni nazione, nessuna nazione è un’isola, ogni stato raggiunge la completezza attraverso gli altri stati e anche se viviamo in nazioni diverse, anche se il mondo sembra risolvere i problemi costruendo più confini, noi invece, dobbiamo imparare ad ampliare i nostri orizzonti, perché solo uniti si possono vincere le sfide, perché quello che condividiamo è semplicemente una “umanità” comune. |
05 marzo 2020 | bumacos5 |
Nessuno è diverso, nessuno è migliore
Nessuno è diverso, nessuno è migliore di fm04 scritto il 05/03/2020 "Sei inutile in questa società!", "A che servono 'i neri' come te?", "Ritorna nel tuo Paese!". O anche: “Lascia stare, sono lavori da maschi”, "Questo non fa per te”, detto ad un donna.Facendo riferimento a questi consueti episodi di discriminazione razziale, le prime espressioni sono quelle che un gruppo di adolescenti sono soliti dire ad un ragazzino di colore, che cammina indisturbato fino all'incontro con loro e che, a questo punto, cerca di nascondersi con il giubbotto e con il suo cappello con visiera a becco. Tuttavia non sono solo episodi di questo tipo a discordare con le basi su cui è fondato il nostro ordinamento giuridico, infatti ancora oggi si possono riscontrare episodi riguardanti l’emancipazione femminile, che sembra ormai sia stata raggiunta, ma nonostante questo si ripetono più volte situazioni in cui sembra esserci una prevaricazione maschile giustificata, purtroppo, dal ruolo che ambedue hanno avuto nella storia.Proprio per questo vorrei concentrarmi sul primo caso e annotare che per me è una scena alquanto vergognosa se si pensa alla società in cui viviamo: una società che si ritiene fondata sull'uguaglianza dei diritti e dei generi, su una cultura fautrice della pace.È evidente che non tutti adottano misure per stare al passo con il cambiamento sociale che avanza negli anni: infatti episodi come questo sono ormai quotidiani, e spesso avviene sulla base di un concetto di uguaglianza errato, poiché ognuno è cittadino del mondo, senza distinzione di razza o genere. L’ostilità nei confronti delle altre culture sviluppa stereotipi e pregiudizi che possono portare al razzismo, e il motivo è che si ha paura dell’ignoto, dello straniero. Il razzismo esprime la volontà di dominio di un gruppo sociale su un altro, per cui si ritiene che una razza sia biologicamente superiore ad un’altra, proprio come accadde con gli Ebrei durante il nazismo.Ma la realtà non è come pensa la maggior parte della popolazione che ignora completamente la concezione di uguaglianza, perché l'uguaglianza è l'anima della libertà e ciò significa che non c'è nessuna libertà senza di essa.Proprio l'articolo 3 della nostra Carta Costituzionale recita l'uguaglianza tra i cittadini, la quale implica pari dignità e pari opportunità, per cui non basta trattare tutti allo stesso modo: occorre dare a tutti le stesse possibilità e rimuovere i fattori di disparità sociale, culturale ed economica.A parer mio, il concetto di uguaglianza è vedere persone lottare per la propria vita e non riconoscere estranei, è vedere tutti dello stesso colore, è dare a tutti lo stesso valore, perché siamo sotto lo stesso cielo e qui nessuno è diverso, nessuno è migliore. |
05 marzo 2020 | fm04 |
COME E’ PICCOLO IL MONDO!!!!!!
COME E’ PICCOLO IL MONDO!!!!!! di samar23 scritto il 05/03/2020 Mia nonna diceva “IL MONDO E’ PICCOLO” senza che nessuno ci credesse. Oggi però tale affermazione risulta veritiera. Ormai le distanze si sono notevolmente accorciate, i meridiani e i paralleli si sono rimpiccioliti. Ho 17 anni e ho già avuto diverse esperienze di viaggio e grazie a ciò ho capito che nessuno è diverso dall’altro. Viviamo in un grande padellone dove i diversi ingredienti si amalgamano per creare un’armonia di sapori. Sono partita incontrando ragazzi di diverse regioni italiane con esperienze e accenti diversi, con i quali non ho avuto problemi di integrazione, nonostante le mie remore, abbiamo riso, giocato, studiato, affrontato sfide insieme, maschi e femmine, bravi e meno bravi, alti e bassi, ricchi e meno ricchi…ma sempre rispettandoci. Le stesse emozioni e sensazioni le ho provate durante il mio viaggio a Londra dove ho incontrato ragazzi provenienti da diverse nazioni dove la diversità culturale è stata una risorsa da cui attingere e che ho portato nella mia famiglia, nelle mie amicizie. L’esperienza più formativa è stata il mio viaggio a New York dove ho trovato un mix di cultura, usanze e tradizioni, a volte lontane dal mio mondo e forse inaccettabili al solo pensiero. Penso che New York sia la città emblema perché racchiude perfettamente il concetto di uguaglianza e integrazione. Lì, la maggior parte delle persone è emigrata da differenti nazioni eppure questo non si nota, proprio perché hanno trovato tanti punti in comune tra loro. Il rispetto dei diritti umani, l’uguaglianza di genere, la diffusione di una cultura di pace e di non violenza, lì, si tocca con mano. Questa sensazione ho provato e dopo un po’ quasi non ricordavo la mia provenienza né quella degli altri: eravamo semplicemente dei ragazzi con la stessa voglia di scoprire il mondo e fare più esperienze possibili, non c’erano ostacoli da superare, c’era sempre qualcuno a tenderti la mano. Lasciarci è stato triste. Questo mi ha fatto riflettere. Questa armonia, questi intenti comuni si possono estendere e rendere veramente “il grande mondo” “un piccolo paese” dove l’altro non può che arricchirti ed offrirti opportunità. E’ questa la strada giusta per uno stile di vita più sostenibile: viaggiare ed allargare i propri orizzonti, senza pregiudizi, SIAMO DIVERSI in tante cose ma UGUALI in quelle fondamentali. |
05 marzo 2020 | samar23 |