Nell’ambito del progetto dell’Osservatorio sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, promosso dalla Fondazione Intercultura, prende il via: “Imparare a vivere insieme", il concorso riservato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado degli istituti di tutta Italia iscritti al progetto “Repubblica@SCUOLA”. Gli studenti partecipanti al concorso dovevano preparare un elaborato sul tema: “Imparare a vivere insieme".
Lo studente o la studentessa che produrrà il migliore elaborato parteciperà a un soggiorno scolastico di una settimana in Finlandia nel corso del mese di maggio 2020, accolto o accolta da una famiglia di volontari dell’Associazione Intercultura locale e con la possibilità di frequentare alcune lezioni in una scuola.
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IMPARARE A VIVERE INSIEME
Titolo | Data | Autore |
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Solitudine
Solitudine di ribattuta scritto il 05/03/2020 La solitudine ti rapisce e ti porta via con sé.È un mondo dove nessun essere umano vorrebbe, anzi dovrebbe, caderci perché è come un vortice nero che ti inghiottisce pian piano fino a quando è troppo tardi per tornare indietro.Gli scienziati considerano la solitudine un tipico disturbo delle società contemporanee.La solitudine equivale all'isolamento causato dalla mancanza di affetti e di sostegno concreto da parte di familiari, amici e conoscenti.Il problema della vita è dunque questo: come rompere il circolo vizioso della propria solitudine e comunicare con gli altri? Eh sì, questa purtroppo è l’amara verità e attualità in quanto la nostra società conosce tante forme di disperata solitudine che, anche nel silenzio, tentano di invocare aiuto.Il mondo non aiuta e non fornisce sostegno a queste persone che sono cadute in questo disturbo per cause sia interne, per le loro molteplici insicurezze, sia esterne, disprezzo degli altri nei confronti dell’adolescente. Come la droga può far precipitare un giovane ragazzo in un tunnel buio, la solitudine può trasformare un ragazzo in un sole di gennaio: opaco, invisibile, insicuro, impaurito e senza forze per trasmettere la propria luminosità agli altri. Nessuno nel corso della sua vita dovrebbe sentirsi escluso, maltrattato, rifiutato, allontanato e respinto piuttosto tutta la comunità deve cercare di riunirsi e progettare momenti di divertimento per il ragazzo per provare a riammetterlo nella società e a fargli ritornare il sorriso, perché in fondo si vive felici e in pace quando tutti hanno stampato sulle loro labbra un bellissimo sorriso.La nostra società, a riguardo, è influenzata anche da stereotipi e pregiudizi perché siamo inclini a pensare che una persona che sta sempre sola, si veste di nero e che ha pochi amici sia depressa; ma il punto è che non è così, forse è proprio perché si sente insicura del suo corpo o di un aspetto del suo carattere che non riesce ad aprirsi facilmente e di conseguenza tende ad essere poco estroversa.A volte invece le persone scelgono di passare un po’ di tempo in solitudine per riflettere e pensare sulla propria vita, infatti staccare dagli amici, dai social e da tutto il mondo ci permette di comprendere meglio noi stessi. Infine l’appello che tramandiamo a tutti gli altri è che quando vediamo qualcuno che è giù di morale, è triste e vuole sempre stare da solo, provare a farci due chiacchiere insieme per magari tirargli su il morale è di supporto. Per imparare a vivere insieme dobbiamo perciò privilegiare la diffusione di una cultura di pace e non di violenza, e soprattutto la valorizzazione della diversità culturale. Tutti siamo diversi. |
05 marzo 2020 | ribattuta |
QUELLA VOLTA AL GAY PRIDE
QUELLA VOLTA AL GAY PRIDE di 5sos2014 scritto il 05/03/2020 Non esiste niente di peggio, credo, per un adolescente, che essere discriminato per il suo orientamento sessuale. Al giorno d'oggi, moltissimi giovani, ma anche persone più adulte, vengono allontanati dai gruppi di amici o guardati in modo diverso solamente perché attratti da altri del loro stesso sesso. Si sente parlare tanto di ragazzi che si suicidano perché bullizzati a scuola, sia verbalmente che fisicamente, o anche solo perché, a causa del loro "problema", come alcuni lo definirebbero, si sentono diversi e non riescono a sopportare questo peso. Addirittura alcuni vengono maltrattati o cacciati di casa dai loro stessi genitori, perché questi ultimi sono troppo legati a convinzioni tradizionali, secondo le quali una coppia non può essere formata da soggetti dello stesso sesso. Posso affermare con certezza che, pur essendo nel 2020, queste discriminazioni sono vive ancora oggi e - azzarderei - con molta più frequenza rispetto al passato. Proprio nello scorso mese di giugno, ho partecipato con mia sorella al Gay Pride di Bari, perché entrambe appoggiamo chiunque provi interesse per qualsiasi altra persona, che sia uomo, donna o entrambi. I nostri genitori ci hanno cresciute senza pregiudizi nei confronti di chiunque fosse "diverso" da noi: possiamo distinguerci per il colore della pelle o i gusti sessuali, ma siamo tutti persone. Evidentemente questo modello educativo non è così diffuso in quanto, quel giorno, durante la sfilata a cui abbiamo preso parte, fermi sul ciglio della strada o affacciati ai loro balconi, c'erano diversi "individui", alcuni dei quali si limitavano a lanciare sguardi pieni d'odio o a sussurrare commenti, indubbiamente di cattivo gusto; altri, invece, non si facevano scrupoli e esternavano a voce alta i loro pensieri, ferendo così le persone meno forti tra quelle che partecipavano alla sfilata. D'accordo: la libertà di pensiero, di parola e di espressione non si può discutere, ma giudizi come "Tornate a casa brutti fr**i" o "Fate schifo, siete dei mostri!" sono sempre da condannare. Le parole sono pietre e possono fare molto male. Bisognerebbe riequilibrare le cose, perciò tu, giovane omosessuale, non avere mai paura di mostrarti per come sei. Vai bene così e non permettere a nessuno di dirti il contrario. Pensa piuttosto che chi ti critica è solo un ignorante e vive di sciocchi pregiudizi. |
05 marzo 2020 | 5sos2014 |
Nessuno è superiore
Nessuno è superiore di strillone scritto il 05/03/2020 "Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. gli uomini imparano ad odiare, e se possono imparare ad odiare, possono anche imparare ad amare, perché l'amore, per il cuore umano, è più naturale dell'odio." disse Nelson Mandela. L’impegno dell’imparare a vivere insieme con gli altri è considerato una sfida educativa chiave del nostro tempo, alla quale non ci si può sottrarre perché compito irrinunciabile di tutti, senza eccezione. Nel corso degli anni abbiamo avuto molti esempi di “odio verso il diverso”. Uno dei più eclatanti è stata la Seconda Guerra Mondiale. Anche se ormai i fatti accaduti sono conosciuti da ognuno di noi, il 15% della popolazione italiana vive ancora nell’indifferenza. Ho avuto la fortuna di partecipare ad un incontro tenuto da Corrado Bologna dove l’argomento principale era la letteratura. Il professore sosteneva che solo con essa potevamo salvarci da questa sorta di ignoranza che caratterizza questo 15%. Come i nazisti provavano odio per quelli “diversi”, oggi giorno facciamo lo stesso con gli immigrati, senza pensare che anche noi Italiani siamo stati degli immigrati. Scappano dalla fame, dalla guerra e noi li trattiamo come se non fossero più uomini. Come Martin Luther King aveva un sogno, quel sogno deve essere lo stesso di tutti noi. Dobbiamo imparare a rispettarci, ad amarci, a non avere pregiudizi per il colore della pelle o per la cultura, ma dobbiamo imparare a vivere insieme. Vivere insieme in un mondo dove i diritti sono uguali per tutti, dove predomina l’uguaglianza di genere e dove viene seminato il messaggio di pace e di non violenza. Col l'arrivo del Coronavirus alcuni Paesi sono rimasti isolati. I centri commerciali si svuotano. Siamo obbligati a mantenere le distanze dagli altri. Evitare il contatto. Le scuole chiudono. Le città deserte. Nonostante ciò dobbiamo essere in grado di supportarci gli uni con gli altri, finanziare gli ospedali, dare una mano ai più deboli. Dobbiamo imparare a vivere insieme. |
05 marzo 2020 | strillone |
Un bel progetto scolastico
Un bel progetto scolastico di themascotte04 scritto il 05/03/2020 La mia classe seconda I del Liceo Musicale “Giuseppe Maria Galanti” di Campobasso ha partecipato a un concorso chiamato “Musica contro le mafie” organizzato da Libera contro le mafie. La nostra classe ha fatto da giuria per votare canzoni inedite che avevano come tema la mafia o la discriminazione. Il carattere delle canzoni era diverso sia per argomento sia per genere, alcune erano più pop leggero, alcune rock, alcuni pezzi erano anche rap o di musica elettronica. Il testo, invece poteva trattare della mafia in Sicilia o dell'immigrazione, del rispetto delle persone o della non violenza. Il criterio che ci ha guidato nella scelta era quello di votare le canzoni in base al testo e alla musica. La canzone che ho preferito di più si intitola “L’italienne”, cantata dall'autore Bellavista: le parole del testo erano prese da altre canzoni famose di grandi cantautori mischiate tra loro. Il testo racconta una storia che accade ogni giorno, rappresenta un dono d'amore per la propria patria da parte di un italiano che vuole andare via, ma che allo stesso tempo rimane legato la bellezza della sua terra. La musica era molto coinvolgente, anche ritmata perché all'inizio della canzone c'è un'atmosfera calma con la fisarmonica di sottofondo e poi ad un certo punto inizia il ritornello che dà un'aria festosa e allegra. Mi è molto piaciuta perché ad ogni brano davamo una nostra recensione tecnica (del resto siamo studenti del liceo musicale) e allo stesso tempo abbiamo avuto modo di approfondire il tema principale della competizione, ovvero la mafia. |
05 marzo 2020 | themascotte04 |
La violenza: linguaggio dei deboli
La violenza: linguaggio dei deboli di rettifica scritto il 05/03/2020 Sono contraria alla violenza, perché la violenza è il rifugio degli incapaci. Nel mondo ci sono tante forme di violenza. I mezzi di comunicazione ci "bombardano" tutti i giorni di episodi che mostrano un elevato grado di violenza all'interno di famiglie, di gruppi di adolescenti, negli ambiti sportivi e nelle scuole. Sembra proprio che l'uomo non riesca a fermare la violenza e che questa dilaghi e coinvolga tante persone. Non c'è dubbio che la violenza fisica provochi ferite, dolori molto evidenti e laceranti, ma c'è anche una violenza verbale che non ha conseguenze meno devastanti. Chi subisce continue prese in giro o è oggetto di bullismo, per esempio sui social, è arrivato addirittura al punto di togliersi la vita. Credo che quando una persone ricorra alla violenza lo faccia perché si sente minacciata, insicura e debole e non conosce altra strada se non quella della violenza. Sono dei prepotenti che cercano di imporsi con la forza; hanno paura di perdere quello che ritengono una loro proprietà: la moglie, il figlio, gli amici. Ultimamente si sono verificati casi di scritte offensive e discriminatorie nei confronti di persone ebree o che hanno combattuto contro il nazifascismo. Ma come è possibile che atti di tale gravità e di non senso possono accadere. Non sono ammissibili. Di fronte a tanti episodi di violenza, che mostrano non la forza dell'uomo ma la sua debolezza, dobbiamo interrogarci come mai le persone ricorrano ad essa: non siamo capaci di accettare un'idea diversa dalla nostra? Non siamo capaci di accettare un rifiuto? Dobbiamo proprio imparare a vivere insieme!! |
05 marzo 2020 | rettifica |
I COLORI DELL'UGUAGLIANZA
I COLORI DELL'UGUAGLIANZA di connotativo scritto il 05/03/2020 "Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te", mi diceva sempre mia nonna quando ero piccola. Questo detto incarna alla perfezione ciò che dovrebbe stare alla base della cittadinanza globale, ovvero il rispetto verso gli altri, l'uguaglianza e la parità di genere. Purtroppo ancora oggi non è così, c'è ancora molta discriminazione verso quelle persone che hanno abitudini e tradizioni diverse da quelle della massa, basti pensare alle persone di origine cinese nate in Italia che a causa del coronavirus sono state insultate pesantemente per paura che infettassero tutto e tutti. Oppure basti fare caso anche solo girando a piedi nelle grandi città a quante occhiatacce e commenti offensivi ricevono, ancora oggi nel 2020, le persone omosessuali, che non fanno altro che amare qualcuno del loro stesso sesso. Perché soprattutto in Italia la massa non riesce a capire cosa vuol davvero dire la parola amore e che l'omosessualità non è una malattia, come pensano ancora soprattutto i boomer della nostra società!?In altri paesi non è così, la mente delle persone si è aperta e hanno capito che siamo davvero tutti uguali, proprio come diceva Seneca. Uno di questi Paesi ad esempio è la Scozia dove la scorsa estate ho trascorso tre settimane per uno stage lavorativo in un negozio d'abbigliamento locale e tradizionale. Nel periodo in cui sono rimasta lì ho notato molte cose, le persone possono vestirsi letteralmente come vogliono, anche nei modi più stravaganti ,ma nessuno osa fissarle con sguardo di disappunto o fare commenti cattivi; sono tutti molti solidali e rispettosi delle scelte altrui, almeno fino a che queste non vanno a ledere la loro libertà. Negli ultimi giorni del mio soggiorno a Glasgow ci fu un vero e proprio pride, tutta la popolazione si vestì con colori sgargianti e abiti stravaganti e provocatori andando a sostenere tutti i membri della LGBT che sfilavano durante l'occasione. La cosa che mi sorprese fu l'elevato numero di persone, anche provenienti da altri paesi, che prese parte alla "festa", sostenendo in questo modo la parità di genere e soprattutto l'uguaglianza. Questo è stato l'esempio più bello e sincero di cittadinanza globale che abbia mai vissuto. |
05 marzo 2020 | connotativo |
La diversità ci rende unici
La diversità ci rende unici di primastesura scritto il 05/03/2020 Nel tempo sono cambiate decisamente molte cose. non sappiamo se in meglio o in peggio. Il mondo è davvero particolare, soprattutto le persone che lo popolano. Non sappiamo il motivo per il quale continuiamo a farci la guerra: per soldi? Per la nostra diversità? Ma diversità di cosa?! la diversità credo sia un qualcosa che ci possa distinguere da tutti, ma non in modo sbagliato. In giro vedo molte persone di diverse culture offendersi e finire per fare a botte. Donne molestate, bambini sfruttati, omosessuali bullizzati o per sino massacrati di botte. Ma perché tutto questo? cosa vogliamo dimostrare? non capisco perché c'è così tanto odio tra le persone. Se vogliamo continuare a stare su questo pianeta dobbiamo iniziare ad accettarsi per come siamo: donne o uomini, cinesi o marocchini. Dobbiamo iniziare a rispettare noi stessi, gli altri e le proprie culture; senza nessuna forma di razzismo, perché solo in questo modo riusciremo a convivere tutti insieme. Ho avuto qualche esperienza al riguardo. Due anni fa sono stata due settimane in un college a Londra, ho conosciuto molti ragazzi di diverse nazionalità, con alcuni sono rimasta pure amica, e molte volte ci scriviamo su whatsapp. Nonostante fossimo di diverse nazionalità ci siamo sempre tenuti rispetto e non ci siamo mai offesi a vicenda. Da questa esperienza ho capito molte cose, ma una è davvero importante: la diversità che ci rende unici, la diversità che ci lega. |
05 marzo 2020 | primastesura |
Nessun uomo è un'isola
Nessun uomo è un'isola di buomy6 scritto il 05/03/2020 “Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto”. Ognuno deve saper “combinare” la propria vita con quella degli altri e, soprattutto, deve rispettare i diritti degli altri e impegnarsi a non violarli. Solo così potremo vivere in un mondo globalizzato. “Imparare a vivere insieme” è l’obbiettivo che ci poniamo, imparare a tollerare le diversità e a farne tesoro per crescere insieme. Ci sono tante cose nell'altro che possono farlo sembrare molto diverso da noi: il modo in cui si veste, quello che mangia e tutte le sue abitudini e tradizioni. Ma possono essere le stesse cose che ci straniscono ad incuriosirci, affascinarci, perché, alla fine, è tutto quello che abbiamo di diverso dagli altri e tutto quello che loro hanno di diverso da noi che ci rende davvero speciali.Vivere la vita di un’altra persona, mettersi “nei panni dell’altro” per qualche giorno può aiutarci ad aprire la mente e gli occhi. È quello che progetti come Intercultura, Erasmus ci propongono. Si chiamano “scambi culturali”, perché le nostre culture si scambiano con quelle degli altri, ma non solo. È l’occasione per conoscere abitudini e tradizioni diverse dalle nostre. È proprio grazie a queste organizzazioni che ho avuto l’opportunità di scoprire che a Cipro le ragazze ricce non utilizzano l’asciugacapelli, per non far gonfiare il capelli; in Serbia, invece, la scuola funziona diversamente: due settimane si va a scuola di mattina, due di pomeriggio; in Slovenia ognuno ha un paio di pantofole a scuola, perché l’ambiente scolastico risulti più accogliente e familiare. Se si dovesse stilare un elenco di tutte le cose che ci distinguono dagli altri, si potrebbe andare avanti all'infinito. Eppure siamo così simili. Siamo tutti umani, viviamo sullo stesso pianeta e proviamo gli stessi sentimenti. Allora perché esistono ancora razzismo, violenze, incomprensioni? Bisognerebbe imparare a convivere con il diverso e ad accettarlo per come è, perché lui faccia lo stesso. Bisognerebbe imparare a capire tutto quello che ci potrebbe trasmettere ed insegnare. Ognuno di noi è una piccolissima zolla di terra, che, solo unita a tutte le altre, può formare quel posto dove viviamo, che noi chiamiamo “mondo”. Solo il rispetto dei diritti umani, l’uguaglianza di genere, la diffusione di una cultura di pace e di non violenza possono renderlo un posto migliore, globalizzato, dove il valori principali siano tolleranza, solidarietà e uguaglianza. |
05 marzo 2020 | buomy6 |
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.” di giuu8 scritto il 05/03/2020 Nonostante le varie lotte compiute in nome della libertà e dell’uguaglianza, le rivolte e soprattutto le perdite e la fatica di quegli uomini che credevano realmente e incondizionatamente a quegli ideali, possiamo dire che abbiamo fatto non molti passi avanti rispetto al passato. Ancora conviviamo con questo spirito di disuguaglianza e discriminazione verso chi è “diverso” da noi. |
05 marzo 2020 | giuu8 |
L'incontro con la dura Verità
L'incontro con la dura Verità di coccodrillo scritto il 05/03/2020 La luce fievole ancora illuminava le lancette dell’orologio. Era mezzanotte, quando il gelo iniziò a propagarsi nella stanza. Era mezzanotte, quando percepii, tremante, la sua presenza. Era mezzanotte, quando il cuore appesantito mi costrinse ad aprire gli occhi. L’ossigeno parve fuggire, quando la vidi lì. Incappucciata. La paura si impossessò del mio corpo, quando mi protese la sua mano. Gelida. La testa iniziò a girare, quando la terra scomparve. Misteriosamente. La sveglia si era trasformata in una campanella. La libreria in un’antica biblioteca. La camera da letto nella mia scuola. Folle di ragazzi schiamazzavano e correvano qua e là, ignorando me e la mia cupa accompagnatrice. Ansia. Incertezza. Felicità. Le mura erano impregnate di queste essenze. Tutto appariva lineare. Quotidiano. Seduta di fronte alla finestra, però, c’era una ragazza. Nessuno le parlava. Molti la guardavano spregevolmente. Alcuni si allontanavano ridendo di lei. Ridendo della “terrorista”. Il velo che le copriva i capelli e la sua religione erano diventati la sua etichetta. La mortificazione della ragazza. Il disprezzo verso la sua persona. Il suo cuore straziato dal dolore. Questa era la realtà. La sua realtà, dove era costretta a vivere. Dove nessuno accettava la sua cultura. Dove era portata a odiare ciò che era. L’immagine ben presto si frammentò. Non c’erano più aule, ma negozi. I raggi di sole abbracciavano i passanti. Gioia. Frenesia. Disprezzo. L’atmosfera era inondata da questi sentimenti. Erano due adolescenti a richiamarli. Due ragazzi colpevoli. Colpevoli di amarsi. Sguardi infuocati venivano loro rivolti. Alcuni stringevano a sé i figli per proteggerli. Altri lanciavano battute squallide. Quei ragazzi non erano liberi di essere ciò che volevano. Di mostrare chi erano. Di amare. La società li obbligava a essere diversi. A trasformare i loro sentimenti puri in odio. Rancore. Il mondo in cui vivevano li disprezzava. Non li accettava. Li portava a nascondersi. Ma come possiamo nasconderci da ciò che siamo? La testa iniziò nuovamente a girare, quando la mia guida misteriosa mi toccò la mano. La scena scomparve. Non vi era più la strada, ma la camera da letto. Non vi era più la Verità, ma il suo insegnamento. Il rispetto dei diritti umani non è ancora radicato in noi. Non importa che anno sia. Non importa che leggi siano state emanate. Ciò non ha valore, se anche la società non impara ad accogliere la diversità. Ad abbracciarla. Ad apprezzarla. |
05 marzo 2020 | coccodrillo |
Nessuno è solo
Nessuno è solo di guccigang34 scritto il 05/03/2020 Ai nostri giorni è difficile pensare all'amicizia e al poter vivere insieme.La nostra società in questi ultimi anni è cambiata del tutto. Vedere che le persone si isolano, lo reputo veramente grave.Scrivo questo perché oggi vedo continuamente ragazzi egoisti che stanno nel proprio mondo con un piccolo telefono.Mi reputo uno dei pochi menefreghisti del telefono, anche nelle nostre scuole giovani ragazzi usano il telefono, spesso anche durante le lezioni. Secondo me questo porta ad isolarsi dal mondo e qui nessuno è solo.La parola vivere insieme spesso l'associo all'amicizia, ma credo che sia più una questione di fiducia.Un ragazzo, un uomo non è un'isola abbandonata, ma credo sia un arcipelago, affiancato da tanti amici che credono in lui. |
05 marzo 2020 | guccigang34 |
VOLTAIRE E UNA VALIGETTA DI PELLE
VOLTAIRE E UNA VALIGETTA DI PELLE di refuso1 scritto il 05/03/2020 Quando ero piccola, lessi una frase che non compresi immediatamente, ma che ho ritrovato molti anni dopo proprio seduta in un banco di scuola."Disapprovo ciò che dici, ma combatterò fino alla morte per il tuo diritto di dirlo". Autore della frase? Un illuminista del 1700. Voltaire. Mi ricordo che, attanagliata da mille dubbi, mi chiesi cosa volesse dire, trovando risposta però solo molti anni dopo, nei banchi delle medie. Ero seduta sulla mia sedia e sfogliavo il libro di storia, in attesa che l'insegnante entrasse in classe. Lei entrò, con la sua solita valigetta di pelle. Ci disse di aprire i libri e di andare al capitolo sull'Illuminismo, proprio alla pagina che trattava di Voltaire. Lessi la frase e con un flashback mi rividi, in soffitta, mentre tenevo quel libro tra le mani e lo guardavo con aria confusa. A quel punto capii finalmente il senso di quella frase considerata da me fino ad allora amletica. La professoressa parlava e ricordo che, ad un certo punto, cominciò a dire delle parole totalmente a caso, senso un apparente filo logico. Tutti cominciarono a guardarla con aria attonita e nella classe si diffuse un brusio di sottofondo. Ad un certo punto un mio compagno le chiese perché lei stesse facendo ciò e lei si bloccò. Ci squadrò e noi facemmo altrettanto con lei. Sorrise e ci chiese:"Siete d'accordo con ciò che sto dicendo?" e nella classe, dato che nessuno sapeva cosa rispondere, calò il silenzio. La professoressa sorrise di nuovo e ci disse."Lo prendo per un no, suppongo. Ma mi fermereste nel dirlo, dicendomi semplicemente che non posso dire tali parole per un qualche motivo?". A quel punto sorrisi e le risposi:"No, perché è un suo diritto." e così iniziò la nostra lezione sui diritti umani.I diritti si ottengono, o almeno dovrebbe essere così, dalla nascita. Ho scritto che dovrebbe essere così, perché purtroppo, in molte parti del mondo, si esercita tutt'oggi una pratica disumana e senza alcun fondamento, la schiavitù. Migliaia di persone obbligate a vivere in delle celle minuscole, con solo un po' d'acqua e, se va bene, un misero tocco di pane raffermo. E tutto questo solo perché quelle persone devono sottostare a delle organizzazioni criminali o ad un solo uomo che si considerano, per qualche motivo oscuro e infondato, superiori a loro. I diritti non sono una scelta, sono una dovere che ognuno di noi deve ottenere sin dalla nascita. Non si deve lottare ogni giorno per ottenerli. Quindi, che cosa sono i diritti? Essi solo i pilastri per una società egualitaria.Quindi devo un grazie alla mia professoressa Franca con la valigetta di pelle sempre tra le mani e Voltaire, che mi hanno fatto diventare la persona che sono oggi. |
05 marzo 2020 | refuso1 |
LA BELLEZZA DI ESSERE "DIVERSI"
LA BELLEZZA DI ESSERE "DIVERSI" di seppia24 scritto il 05/03/2020 Penso che non ci sia niente di più brutto al mondo che sentirsi inferiori ad altri, per colpa di insulsi pregiudizi. Moltissimi bambini e adolescenti con Sindrome di Down vengono presi in giro o discriminati solo perché hanno un cromosoma in più rispetto ai presunti normali, il viso di una forma leggermente differente dalla nostra e atteggiamenti a volte, per la loro età, infantili. Sentiamo parlare, con una certa frequenza, di casi in cui questi ragazzi vengono isolati solo perché sono "diversi" e si pensa che questo rappresenti un "problema". Quando ero in quinta elementare, seppi che avrei avuto un nuovo compagno di classe, un bellissimo bambino che aveva la TRISOMIA 21. Io, che ero una bambina sensibile e molto affettuosa, cercai da subito di stargli accanto e di aiutarlo, insieme alla sua maestra di sostegno. Durante il periodo di conoscenza, io ed un paio di mie amiche socializzammo con lui, ma nessun altro aveva intenzione di farlo: quando eravamo coinvolti in lavori in gruppo o quando si giocava in palestra, il mio compagno era sempre colui che veniva messo da parte e molte volte si autoisolava perché credeva di essere un peso. Il ricordo mi procura ancora una grande tristezza. Sono grata ai miei genitori perché mi hanno portato sulla buona strada, insegnandomi sin da subito che nel mondo nessuno è diverso da un altro, che bisogna aiutare e sostenere coloro che sono in difficoltà. E se c'è chi non si fa scrupolo di trattare un disabile con indifferenza o di guardarlo male o, ancora, di ridergli alle spalle, ciò avviene perché qualcosa ha fatto difetto nel suo processo educativo. É solo l'egoismo che induce la gente a pensare "Tanto io sono nato sano, che m'importa degli altri?" É l'egoismo che porta alcuni a credere che nel mondo ci sia differenza solo perché si nasce con una "patologia". Non sono nessuno per impedire agli altri di esprimere giudizi frettolosi e ingiusti, ma mi piacerebbe tanto essere circondata da menti aperte ed empatiche. Come sarebbe bello se tutti noi ci chiedessimo sempre come ci sentiremmo nei panni di chi è discriminato o deriso! |
05 marzo 2020 | seppia24 |
La mia amica Farah
La mia amica Farah di giuseppe1908 scritto il 05/03/2020 Vivo in un piccolo paese di pochi abitanti in cui c’è poca confusione, dove ci si può rilassare e godersi la tranquillità, la pace e la bellezza passeggiando nel Borgo Vecchio e godendosi il venticello delicato che sfiora il viso. Ma ciò non significa che non possano esistere problemi o discriminazioni, o verificarsi atti di bullismo nei confronti di persone straniere. A me e ad un mio caro amico alle scuole elementari accadde infatti una cosa spiacevole: Farah era una ragazzina egiziana di 10 anni come me che era emigrata in Italia perché entrambi i genitori avevano perso il lavoro. Era un lunedì di settembre e la scuola era iniziata da pochi giorni, era l’ora di matematica. Sentii bussare alla porta e vidi entrare questa bambina scura di volto, coperta da un velo; era bassa di statura e aveva gli occhi molto scuri. Aveva la corporatura molto esile e minuta tanto che gli abiti che indossava le andavano larghissimi. La maestra la accolse in maniera calorosissima e la fece sedere vicino a me e al mio migliore amico Stefano. Essendo molto timida, fece molta difficoltà a presentarsi alla classe. Passarono alcuni giorni e notai che Farah veniva messo da parte dalle ragazzine e trascorreva la ricreazione sempre da sola; aveva sempre più difficoltà a relazionarsi con gli altri, non la si vedeva mai con il sorriso in volto, spesso non capiva le battute che facevano. Ci volle dell’altro tempo perché imparasse un po’ d'italiano e la situazione peggiorò. A scuola iniziammo a parlare di bullismo e capii che era proprio quello che le stava accadendo. Allontanata da tutti, una volta vidi che aveva dei graffi in faccia e la manica della camicia tutta strappata. Le chiesi cosa avesse fatto, ma lei non mi rispose. Capii che dovevo intervenire, allora decisi di seguirla lungo il tragitto da scuola a casa sua. Inizialmente sembrava andare tutto bene, ma ad un certo punto vidi che Serena ed Eloisa, due mie compagne di classe spaventarono Farah e le dissero parole bruttissime che non voglio nemmeno ripetere. Mi arrabbiai e corsi immediatamente verso di loro, dopo pochissimo se ne andarono entrambe verso casa. Rimasi sconvolto perché lei non stava nemmeno piangendo, le chiesi come stesse e mi disse che stava bene e che non era successo nulla. Mi colpì la forza d'animo di quella bambina e capii che era abituata a sopportare tanti soprusi. Qualche giorno dopo ruppe il silenzio e mi ringraziò per l'aiuto che le avevo dato, da quel giorno il nostro rapporto cambiò notevolmente e la nostra amicizia diventò sempre più profonda. Ho capito che non esistono differenze sociali e tutti siamo uguali. |
05 marzo 2020 | giuseppe1908 |
SCEGLIERE LA VITA
SCEGLIERE LA VITA di santi scritto il 05/03/2020 L’espressione ‘vivere insieme’ appare semplice, quasi banale, eppure il suo significato è complesso. ‘Vivere insieme’ è un concetto ampio, che comprende una serie di diritti e doveri: il rispetto per il prossimo, per sé stessi, per la diversità, per la natura...Di diritti umani, alla base della convivenza civile, si parla spesso: al telegiornale, nei film, a scuola, ma siamo davvero a conoscenza di quali siano i nostri diritti? Quando vengono violati? Quando occorre lottare per difenderli?Qualche risposta può venire dal discorso tenuto al Teatro degli Arcimboldi di Milano, in occasione della Giornata della Memoria, dalla senatrice Liliana Segre che, da ebrea, ha vissuto sulla propria pelle la negazione dei più elementari diritti umani durante lo sterminio nazista. La senatrice ci ha raccontato la sua storia e la dura vita nel campo di concentramento. Questa storia, piena di forza e coraggio, è la stessa vissuta da tanti ebrei durante la seconda guerra mondiale e assomiglia a quella di tutte le persone che ancora oggi lottano per un diritto fondamentale, il diritto alla vita. Queste persone non si arrendono alla freddezza e alla cattiveria del mondo, scelgono la vita, perché vivere è un’emozione straordinaria di cui non va sprecato neanche un singolo minuto. Scegliere la vita significa non diventare come il proprio assassino, non predicare l’odio e la violenza, ma la pace e l’amore; provare pietà, sentimento che ci caratterizza come essere umani e che ci ricorda di non dover essere indifferenti, di dover sempre tendere la mano al prossimo.Liliana Segre, poi, ci parla di libertà, soffermandosi sulla libertà di pensiero, che le ha permesso di mantenere la propria essenza nei campi, perché, anche se il suo corpo era prigioniero, la sua anima e la sua mente erano libere di pensare e di imporsi al dilagante odio.Senza dubbio, il messaggio della Segre a noi giovani è un invito a difendere i diritti umani, a lottare affinché eventi come il genocidio degli ebrei (il più grave della storia, progettato a tavolino da uomini contro uomini), non si ripetano mai più e non siano avallati dalla silenziosa indifferenza di intere nazioni.Il discorso della senatrice, capace di travolgere menti e cuori con la fermezza e la forza delle sue parole, è un incitamento alla vita e ai giovani, nei quali ripone molta fiducia e ai quali affida il compito di non spegnere mai il lume della memoria, oltre che della ragione. Tutti noi esseri umani portiamo dentro tanta luce, perché siamo tutti portatori di vita. |
05 marzo 2020 | santi |
Non siamo ancora alla pari
Non siamo ancora alla pari di biancaneve2.0 scritto il 05/03/2020 Chi pensa che in questa società ci sia spazio per l’uguaglianza di genere si sbaglia.Ho sentito dire molto spesso che le donne sono alla pari degli uomini, che ormai le donne hanno il diritto di votare e di prendere le proprie decisioni, ma non sempre è così.Il numero annuo di donne assassinate, violentate o molestate è spaventosamente elevato.Guardando le statistiche è impossibile rendersi conto della gravità del problema, non ci si può accorgere del dolore o del disagio che molte donne hanno provato o che stanno provando. A malincuore devo ammettere che per molto tempo non ho realizzato quali emozioni si potessero percepire in seguito a una violenza o a una molestia. O almeno fino a quando non l’ho provato sulla mia pelle.Inizialmente ero convinta che ciò che mi era accaduto fosse una cosa banale, ma ragionando sui sentimenti che avevo provato ho pensato che fosse un’esperienza che valeva la pena di essere raccontata.Ero appena salita sulla metropolitana e accanto a me si era seduto un uomo sulla quarantina, stavo iniziando a leggere un libro che avevo nella borsa, con la coda dell’occhio mi sono accorta che quell’uomo mi stava fissando in maniera insistente e un po’ a disagio ho cercato di ignorarlo.Dopo qualche fermata ho notato che si stava scattando dei selfie, ma guardando poco più attentamente ho scoperto che nelle foto inquadrava solo me.Si sarebbe meritato una lunga lista di parolacce e insulti, ma ho avuto paura. Mi sono alzata e mi sono un po’ allontanata. Lui continuava a fissarmi, il suo sguardo era tanto malizioso e perverso che mi ha causato disgusto e un senso di nausea.Appena le porte della metropolitana si sono aperte mi sono fiondata fuori. Potrebbe sembrare un avvenimento banale e di poca importanza, ma quando mi sono domandata a che cosa servissero le foto di una quindicenne ad un uomo di quarant’anni mi si è gelato il sangue nelle vene.Ho provato moltissimo disagio e non oso immaginare il dolore di chi subisce una violenza.Il vero problema è che la società crede che questi atteggiamenti facciano parte della vita quotidiana e della normalità, ma questa è allora una normalità ingiusta.Sembra che le persone debbano sperimentare su se stesse alcune cose affinché le comprendano.Vorrei solo che smettessimo di essere sordi quando abbiamo un udito perfetto. Vorrei che smettessimo di essere ciechi perché abbiamo solo gli occhi chiusi. È solo arrivato il momento di capire che non è affatto normale che sia normale. |
05 marzo 2020 | biancaneve2.0 |
Un mondo migliore
Un mondo migliore di kenbhi scritto il 05/03/2020 Siamo in una società basata sulle apparenze,dove tutto è basato sulla moda e sull'essere sempre all'ultimo grido.Su alcuni argomenti invece,specialmente in Italia siamo rimasti profondamente indietro. Tutto ciò che è diverso rappresenta qualcosa di cui avere paura,qualcosa da poter giudicare. Si è sempre parlato di uguaglianza ma non la si è mai messa in atto,ancora oggi,nel 2020 ci sono profondi pregiudizi dei confronti delle cosiddette "Minoranze". Nel 2020 si verificano ancora atti di "body shaming"(l'atto di deridere una persona per il suo aspetto fisico), o di discriminazione nei confronti di omosessuali,donne e stranieri. Non si parla abbastanza neanche di cyberbullismo, si parla poco di violenza di genere (che non è solo femminile!). Come vogliamo parlare di uguaglianza,di condivisione di valori e di supporto reciproco se ci basiamo,ancora oggi,su luoghi comuni ormai radicati nella nostra società. Io credo,però, fortemente in una società proiettata al miglioramento. Credo che potremo vivere in una società che vive e lavora in coesione. Credo in un futuro dove non verrai giudicato solamente per chi ami o di quale colore hai la pelle. Credo in una società basata sulla tolleranza e uguaglianza."Homo sum, humani nihil a me alienum puto"«Sono un essere umano, niente di ciò ch'è umano ritengo estraneo a me» |
05 marzo 2020 | kenbhi |
I confini della mente
I confini della mente di alcar1 scritto il 05/03/2020 Siamo tutti cittadini del mondo, tutti abitanti della stessa casa. Spesso, però, ci troviamo a misurarci con le differenze e gli ostacoli che ci sono tra noi, i quali possono indurci a creare barriere e muri con gli altri. Come in ogni cosa, deve essere la scuola ad indirizzare i ragazzi, e quindi educarli per la convivenza sulla Terra. Infatti la prima cosa che noi ragazzi dobbiamo imparare, prima della divina Commedia e del teorema di Pitagora, è proprio affrontare la vita di tutti i giorni, e quindi, vivere insieme agli altri. Per questo motivo le scuole organizzano viaggi formativi che hanno il compito di permettere e insegnare ai ragazzi a superare i confini del nostro paese, ma anche quelli di occhi e mente. L’anno scorso ho partecipato al progetto Erasmus Plus, organizzato dalla Fondazione Intercultura, il quale deve il proprio nome ad Erasmo da Rotterdam, il quale viaggiò diversi anni in tutta Europa proprio per comprendere le diverse culture che popolano il nostro pianeta. Ho ospitato una ragazza di Cipro, Katerina, e non è stato molto semplice all’inizio, infatti, da subito ho notato le moltissime differenze tra noi. Il primo ostacolo è stato sicuramente la lingua, ma fortunatamente tutte e due masticavamo un po’ di inglese. In seguito è cominciata la convivenza. Il primo shock è stato appurare che né lei né le sue amiche si asciugavano i capelli; il secondo conoscere una persona a cui non piace la pasta. Però, passato qualche giorno siamo riuscite a convivere alla perfezione con le nostre differenze: la sera uscivo con i capelli asciutti e gli orecchini giganti e lei con i capelli bagnati e lo zaino! Ma è stato proprio questo il bello, scoprire quanto sia diversa la “normalità” di persona in persona, ma anche quanto sia semplice in realtà adattarsi. Infatti, questa esperienza, non solo mi è piaciuta molto perché mi sono realmente divertita tantissimo, ma mi è anche servita da lezione di vita. Ora ho una nuova amica, ho di sicuro migliorato il mio inglese, che non fa mai male, ma, soprattutto, ho anche scoperto e imparato qualcosa di una nuova cultura, apparentemente molto lontana dalla mia. Inoltre, ho viaggiato senza muovermi da casa mia. Si, perché mi sono mossa, con la mente, dal mio paesino e dal mio stato immobile di italiana. Sul divano di casa mia, io e Katerina, abbiamo imparato che non abitiamo lontano solo “fisicamente”, ma soprattutto abbiamo imparato a vivere insieme agli altri. |
05 marzo 2020 | alcar1 |
Imparare a vivere insieme
Imparare a vivere insieme di vincenzoc5a scritto il 04/03/2020 Ciò che non si conosce tende a far paura. Tale affermazione è una costante dell’essere umano, il quale tende in molteplici occasioni a diffidare da tutto ciò che non conosce e che dunque potrebbe rappresentare una minaccia. Sembra quasi scontato dire che tale considerazione è per la maggior parte presente nelle relazioni tra esseri umani, in particolare quando si tratta l’argomento immigrazione. Oggigiorno infatti, questa figura è entrata sempre più a far parte della collettività, scatenando pareri contrastanti tra le persone. In particolare si sono susseguiti una serie di fenomeni, quasi come fosse un effetto domino e, tra manifestazioni di soliderietà e integrazione contrapposte a svariati atti di razzismo ed emarginazione, la domanda sorge spontanea: Il diverso è un pericolo o va integrato?Sembrerebbe ovvia la risposta a favore dell’integrazione, ma, prima di ciò, dobbiamo essere effettivamente sicuri di poter sostenere un tale cambiamento morale e sociale, per poter definitivamente accogliere l’idea che lo straniero non è il mostro che il pregiudizio ha creato, ma una potenziale risorsa di conoscenze che abbiamo l’occasione di conoscere.Vincenzo Capra V A SIA |
04 marzo 2020 | vincenzoc5a |
Le vacanze, occasione di nuove conoscenze
Le vacanze, occasione di nuove conoscenze di facciadacookie7 scritto il 04/03/2020 Per me le vacanze sono sempre state occasione di incontro con persone di provenienze o di nazionalità diverse, con le quali possiamo condividere, anche se solo per quel periodo, i momenti più belli e più divertenti di quella vacanza. A me in particolare è capitato qualche estate fa, quando ero in vacanza con la mia famiglia vicino a Golfo Aranci, in Sardegna. Lì subito avevo scoperto che l’animazione di quel villaggio aveva organizzato un club, riunendo molti ragazzi della mia età, tra i quali anche stranieri. Ne notai uno, che era tedesco e parlava inglese abbastanza bene, e, parlando in inglese con lui, ho avuto la possibilità di conoscerlo molto bene e abbiamo chiacchierato anche in modo molto allegro, essendo lui gentile e disponibile. In quel momento, alla mia prima esperienza diretta, ho avuto il privilegio di dialogare con persone straniere e attraverso essa ho avuto veramente dimostrazione che ci possa essere amicizia tra popoli, purché ci sia pace e rispetto reciproco tra di loro. Da quel momento lui e io siamo diventati amici, anche se solo per qualche giorno, e insieme ci siamo divertiti molto. Questa esperienza mi è rimasta molto nel cuore, perché mi ha insegnato che nel mondo si può convivere e parlare, purché ci si rispetti l’un con l’altro. |
04 marzo 2020 | facciadacookie7 |
Si comincia a vivere insieme
Si comincia a vivere insieme di ciccibuccireal scritto il 04/03/2020 Si comincia da una battuta, una frecciatina, una parola sola, senza significato. La gente non sa quello che dice e non sa capire quello che le viene detto. Sembriamo macchine, che immagazzinano informazioni senza analizzarle. Impariamo termini che ci permettono di esprimerci senza spessore.Si comincia da piccoli, una bambina di sei o sette anni che durante una vacanza incontra un ragazzino, magrolino, con gli occhi da bullo e un sorriso spento. Lei non fa nulla, gioca e finge di essere grande, con quel poco di trucco. Lui si avvicina e comincia a dirle che non sa fare nulla, che è brutta e che non sarà mai nessuno. Quella bambina poteva reagire in diversi modi, ma non fa nulla, non capisce quelle parole. Ora è una ragazzina, inizia la prima media, cominciano i corsi di sensibilizzazione sul bullismo e si accorge di quello che le è successo. Come reagirà ora?Quanto è brutto vedere questa cattiveria, questo odio, questa violenza tra due bambini. È spaventoso vedere quello che guiderà il nostro futuro.Si cresce, si impara, ci si corregge. Studiamo la storia per imparare dai nostri errori, per non dimenticare, per non ripetere. Non credo che la vicenda di due bambini possa cambiare il mondo, ma può spingere a riflettere.Si comincia dalle piccole cose... |
04 marzo 2020 | ciccibuccireal |
scusate ma le donne esistono
scusate ma le donne esistono di focaccia scritto il 04/03/2020 Quando due amici, due fidanzati o gli stessi genitori con i propri figli vivono insieme, devono trovare un equilibrio. Ognuno ha i propri bisogni, i propri difetti, ma anche i propri pregi e doveri. Per poter convivere, perciò, bisogna “imparare a vivere insieme”, scoprendo e apprezzando tutto ciò che caratterizza il proprio convivente. Se si estende questo concetto a livello globale, chiaramente non si può pensare di analizzare ogni persona e riuscire ad apprezzare tutte le personalità che ci circondano. È importante, però, avere leggi generali, perché ci sia un rispetto reciproco e sia possibile un rapporto civile. Un punto fondamentale, per esempio, è la parità tra uomini e donne. Nonostante la donna si sia emancipata a partire dai primi anni del Novecento, il tempo che è passato e le battaglie vinte dalle donne non sono ancora abbastanza per dimostrare che entrambi i generi, nonostante siano diversi, hanno pari importanza. Durante la giornata delle creatività dell’anno 2019, avendo come tema gli anni '70 del Novecento, abbiamo parlato delle battaglie femministe, come quella sull’aborto o quella per eliminare il delitto d’onore, che sono state importanti vittorie, ma, al solo pensiero di quanto e per quanto tempo le donne hanno dovuto combattere, per poter avere queste e molte altre libertà, ci si pongono diverse domande. Anche il fatto che le donne in Italia abbiano iniziato a votare, e quindi a poter partecipare alla politica, solo nel 1946, fa capire come prima esse non fossero neanche considerate degne di esprimere la propria opinione. Oltre a questi obiettivi raggiunti, un punto centrale che è ancora presente ed evidenzia la differenza tra uomo e donna è il lavoro offerto; per le donne è meno facile trovarlo, gli stipendi generalmente sono più bassi e i licenziamenti, soprattutto per il congedo in maternità, sono molto frequenti. Nel film “Scusate se esisto”, diretto da R. Milani, per esempio, la protagonista, che potrebbe essere un ottimo architetto, è costretta a fingere di essere un uomo per poter lavorare al progetto a cui si vuole dedicare. Dunque, nonostante alcuni obiettivi raggiunti, c’è ancora molto che manca per poter raggiungere la parità completa. Insomma, nonostante questo sia solo uno dei punti per riuscire a vivere insieme con rispetto e pacificamente, anche solo con questo argomento si capisce come, per capire realmente ciò che permette un vivere comune migliore e un maggior rispetto dell’altro, sono necessarie una maggiore istruzione e conoscenza degli argomenti, per poter appoggiare le giuste battaglie. |
04 marzo 2020 | focaccia |
VIVERE INSIEME IN PACE E’ POSSIBILE
VIVERE INSIEME IN PACE E’ POSSIBILE di apertura scritto il 04/03/2020 Oggi purtroppo viviamo in un mondo molto diviso. Non è raro sentire al telegiornale di episodi di razzismo, il pregiudizio verso persone di altri paesi sempre più di frequente sfocia in un vero e proprio odio che sorpassa ogni ragione logica e trova i suoi motivi solo nei sentimenti distorti dal cuore umano. Ma perché si arriva a tanto? Sembra che alcuni siano talmente accecati dai loro preconcetti, da perdere quelli che sono i sentimenti che ci distinguono dalle bestie feroci, cioè amore , compassione , empatia.Come tanti mi sono domandata, come sia possibile arrivare al punto di non sentire nessun rimorso di coscienza per questo, e stare bene con se stessi. Personalmente sono cresciuta avendo amici di diverse nazionalità, e mi sono trovata bene con loro: italiani , indiani , albanesi , cinesi e tutt’ora non ho difficoltà a stringere amicizia con persone di altre culture. Penso che certi aspetti delle culture Atti degli apostoli capitolo 10 versetti 34 e diverse dalla nostra arricchiscono il bagaglio di conoscenza umana, che possano aprire la nostra mente e farci capire che c’è più di un modo per fare le cose e che tutti possano essere ugualmente giusti. Quello che conta non è la nazionalità, né sono determinanti le abitudini o la cultura che un gruppo di persone può avere, né la condizione sociale , in realtà scelgo i miei amici per le buone qualità che dimostrano di avere. Forse è perché leggo la bibbia e quello che insegna mi ha aiutato molto a ragionare su alcune cose .Ne citerò qualcuna per capire. Innanzi tutto ho imparato che Dio che ci ha creato non è parziale, non preferisce una razza o una nazione a un’altra. Dalle parole di Pietro negli 35 riporto quanto segue : ..“ Ora capisco veramente che Dio non è parziale..ma in ogni nazione accetta chi lo teme e fa ciò che è giusto”. Questo mi ha fatto ragionare, se per Dio non esistono differenze , perché dovrei farne io ?Un’ altra ragione: abbiamo tutti un antenato comune. Atti degli apostoli capitolo 17 versetto 26, riporta il discorso che l’apostolo Paolo tenne di fronte a un uditorio greco all’Aereopago : “-Da UN SOLO uomo ha fatto ogni nazione degli uomini perché vivano sull’intera superficie della terra , e ha fissato i tempi stabiliti e definito i confini entro cui gli uomini devono abitare. “-Un’altra ragione per cui si dovrebbe avere rispetto per gli altri, è che così facendo dimostriamo di possedere la qualità migliore e più attraente degli esseri umani, e cioè l’amore. |
04 marzo 2020 | apertura |
Action this day
Action this day di spicyschnitzel scritto il 04/03/2020 Nei giorni nostri ci sono tanti problemi; basterebbe solo pensare agli innumerevoli casi di razzismo di ogni genere, di cui si sente spesso parlare, o di come la cultura di pace stabilita nel nostro mondo non venga spesso rispettata e condivisa, ma, anzi, venga trasformata in violenza contro se stessi e contro il prossimo.Negli ultimi tempi si è molto parlato del problema del riscaldamento globale, che abbiamo creato noi stessi, non prendendoci adeguatamente cura del nostro pianeta, e per il quale sono state fatte molte giornate di manifestazione e lotta, per ristabilire un'armonia. Avendo io partecipato ad una di queste manifestazioni, mi ha colpito il fatto che molti, soprattutto giovani, si siano interessati a sconfiggere il problema invece di fare finta di niente. Ciò rappresenta come i giovani d'oggi e la maggior parte della popolazione siano interessati a lasciare ai nostri posteri un mondo in grado di sopravvivere compiendo piccole azioni che però, sommate, saranno utili in futuro.Un altro argomento di frequente discussione è il razzismo contro gli omosessuali, che adesso vengono riconosciuti con più diritti, ma che comunque sono soggetti ad atti di razzismo ed esclusione. Anche riguardo a questo argomento gran parte della popolazione si è mossa manifestando per i diritti di persone che ancora oggi vengono prese di mira perché considerate diverse. Le persone che pensano ciò sono coloro che, con la loro mentalità ottusa, non riescono ad accogliere idee che differiscono dalle loro. Ricordando la mia esperienza al Gay Pride svoltosi a Milano l'estate scorsa, mi ritornano alla mente le strade piene di gente, ciascuno con un cartello in mano con qualche simpatica frecciatina agli omofobi. Penso che anche questo attivarsi per i diritti di persone comuni, ma con un orientamento sessuale diverso, sia un ottimo modo per diffondere un messaggio di pace e amore tra noi esseri umani, e per ricordare che siamo tutti uguali, senza distinzioni di genere.Penso che queste lotte che si stanno odiernamente svolgendo siano utili per condividere una cultura di pace e non di violenza e che quelle per i diritti umani siano ben accette per migliorare i rapporti interpersonali. |
04 marzo 2020 | spicyschnitzel |
IMPARARE A VIVERE INSIEME
IMPARARE A VIVERE INSIEME di colonna scritto il 04/03/2020 Ai giorni d'oggi i ragazzi, nonostante passino moltissimo tempo con il loro gruppo classe, non definiscono i componenti di quest'ultimo amici bensì conoscenti, ovvero persone con le quali sono costretti a stare e a intraprendere delle conversazioni per “obbligo” e non per piacere personale. Perché invece di creare dei gruppi, delle categorie sociali basate su stereotipi e pregiudizi non si cerca di imparare a vivere collaborando gli uni con gli altri per migliorare, almeno in parte, l'andamento della Terra? Perché con il passare degli anni le persone sono diventate alquanto egoiste, superficiali e diffidenti verso il prossimo? Molte volte (in genere fra gli adulti) si sente dire che qualsiasi reato commesso è causato dalle persone di colore e perciò vengono discriminate, quando altrettante persone “bianche” commettono gli stessi crimini, ma non per questo viene detto di passare lontano da loro o di stare con gli occhi aperti quando se ne avvicina uno. Le persone cercano una valvola di sfogo, un appiglio verso ciò che fa più comodo e, in questo caso, nella minoranza. Numerosi ragazzi si suicidano a causa delle discriminazioni di genere o a causa di veri e propri atti di bullismo che subiscono giornalmente, e nessuno si chiede, o almeno la maggior parte delle persone, il perché quest'ultime debbano far soffrire in tal modo altri individui, non possono semplicemente continuare a vivere e lasciare in pace gli altri? A loro cosa cambia se due ragazzi o due ragazze si baciano? Così come lo fanno le coppie eterosessuali, sono liberi di farlo pure quelle omosessuali perché sono delle persone e in quanto tali meritano rispetto. Rispetto, questo è un concetto che la società di oggi sembra aver accantonato in un angolo, basta essere troppo alto, troppo basso, troppo magro, troppo grasso, troppo brutto o troppo bello e si viene subito giudica, le persone non vengono più considerate giuste bensì troppo poco o talmente troppo da ricevere apprezzamenti non graditi, come quando una ragazza cammina per strada e le persone intorno a lei si fermano a fissarla o peggio ancora emettono dei fischi o dei commenti che sono decisamente non graditi. Per raggiungere i propri obbiettivi, o semplicemente per dimostrare di avere ragione, le persone sottomettono gli altri mettendogli i piedi in testa. Perché non si può sostenere tutti il concetto, almeno in parte, di “vivi e lascia vivere”? Non sarebbe meglio collaborare tra di noi, camminare tutti sulla stessa retta senza persone che si sentano superiori, senza farci la guerra gli uni con gli altri? Cooperando si potrebbe rendere di più... venti, trenta, quaranta cervelli sono meglio di uno, no? |
04 marzo 2020 | colonna |
Complimenti o molestie?
Complimenti o molestie? di link scritto il 04/03/2020 Il “Cat Calling” è un fenomeno che è sempre stato presente nella nostra società che, nonostante tutte le conquiste ottenute con le battaglie per la parità dei sessi, persiste ancora.Ma partiamo dall'inizio. Cos'è il Cat Calling? Il Cat Calling è un fenomeno che ha come oggetto complimenti e/o richieste di cattivo gusto da parte di sconosciuti nei confronti di donne di tutte le età. Questo fenomeno le fa sentire a disagio e inadeguate.Quante volte ci siamo sentite ricevere qualche commento o sguardo più insistente del dovuto? Quante volte ci ha fatto rabbrividire, salire le lacrime agli occhi, scappare? Le più forti trovano il coraggio di rispondere ma nella nostra mente ci sono sempre quegli interrogativi: “E se mi mettesse le mani addosso?” “Dovrei far finta di nulla? Riuscirò a seminarlo?”. Ma nonostante tutti i nostri tentativi di difesa dopo non possiamo far altro che sentirci vuote, sporche, violate. Molte donne dopo un evento simile non si sentono più sicure a camminare da sole.Spesso le persone minimizzano il fenomeno con frasi come: “Ma era un complimento!” “Dovresti essere contenta, no?”. La risposta è “no”. Il Cat Calling è una violenza vera e propria. Nel peggiore dei casi sentiamo anche parole come: “Però te la sei cercata, stavi indossando un pantalone/gonna/vestito troppo corto/aderente/provocante” e sfortunatamente lo stesso commento viene utilizzato per giustificare violenze fisiche oltre che verbali.Tutto ciò è frutto della nostra società maschilista che vede l’uomo come qualcuno che non può controllare i propri istinti quindi è la donna che non deve provocare, deve vestirsi e comportarsi in determinati modi.Il Cat Calling può essere stato subito da nostra sorella, nostra madre, nostra moglie, nostra figlia, quindi, ora che sappiamo cosa si prova ad essere spogliati della propria dignità in questo modo, ora che sappiamo che non sono solo “parole"o "complimenti”: pensiamoci più volte prima di parlare. Le parole hanno un peso. |
04 marzo 2020 | link |
La più infantile arma contro al timore
La più infantile arma contro al timore di falcioneluisa scritto il 04/03/2020 La diversità è un dato di fatto. Più si conosce chi si ha davanti, più è facile notarne le differenze con se stessi e con ciò che si conosce. Appena si incontra un’altra persona, salta immediatamente agli occhi ciò che è diverso: dal sesso all’aspetto fisico, dalla lingua al colore della pelle, fino ad un più banale scontro caratteriale.La comprensione passa attraverso l’esercizio del ragionamento. Come esseri umani siamo dotati della capacità di andare oltre a ciò che il nostro istinto potrebbe suggerire e dovremmo sfruttarla ogni volta che ci relazioniamo con un nostro simile. Un simile, per l’appunto, non uguale. Discriminazioni di tipo razziale o sessista vengono da una naturale paura dell’estraneo: come animali pensanti, tuttavia, abbiamo armi per sconfiggere questo timore. Una differenza potrebbe scatenare curiosità in un uomo, invece che diffidenza.Durante l’attività di scuola-lavoro in collaborazione con il progetto ICS Onlus “Mio Fratello Maggiore” ho avuto l’opportunità di entrare in relazione con numerosi bambini di diverse nazionalità. Come esempio di accettazione del diverso, vengono spesso portati proprio i bambini. E’ con estrema semplicità che risolvono dilemmi che paiono insuperabili agli adulti, con assoluta noncuranza che coinvolgono gli altri nei loro giochi, senza prestare attenzione alle innegabili differenze. I bambini porgono moltissime domande quando vedono qualcosa di non comune per loro. Quante volte i loro interrogativi, spesso detti sfacciatamente nella situazione sbagliata, mettono in imbarazzo e in difficoltà? Eppure non bisognerebbe mai zittire la loro curiosità nei confronti del diverso. Bisogna nutrire quell’interesse genuino, invece che sopprimerlo fino a farlo diventare timore.Durante le mie ore di tutoraggio, mi sono state poste tantissime domande sulla mia famiglia e le mie abitudini, le più disparate, a volte strambe e fuori contesto; non mi sono mai rifiutata di rispondere, anzi, domandando a mia volta a quei bambini innocenti ho ricevuto molte più informazioni su mentalità e stili di vita diversi dal mio di quanto mi sarei mai aspettata.Penso che da questa esperienza, che chiunque a contatto con un bambino avrà vissuto, bisognerebbe trarre un grandissimo insegnamento. Il timore viene sconfitto dal dialogo. Quando si ha paura, bisogna semplicemente domandare. |
04 marzo 2020 | falcioneluisa |
se nessuno lo fa inizio io a farlo
se nessuno lo fa inizio io a farlo di bruciatura scritto il 04/03/2020 Dobbiamo solo abituarci al fatto che se pretendiamo che le persone ci portino rispetto,anche noi dobbiamo portarlo a loro. Che con il cambiamento di generazione e lo sviluppo delle tecnologie, in particolare i social network, hanno rivoluzionato la mente e l’idea pubblica. Questo non afferma che è avvenuto un peggioramento,ma come tutti i cambiamenti presenta dei lati positivi e dei lati negativi. L’opinione pubblica prima non aveva voce,chiunque doveva tenere per sé la propria opinione,adesso si fa a gara a chi sputa in faccia più verità possibile. Per quanto possa essere positivo,questo ha portato un peggioramento. Ognuno in questa società si sente libero di criticare o offendere chiunque, tralasciando il rispetto. Questo è incentivato dai social network che abbattono le barriere fisiche e permettono agli utenti di “nascondersi” dietro uno smartphone. Inoltre questo ha portato la suddivisione in categorie di persone e successivamente una gerarchia, non si sa su quale criterio, che permette a chi sta nei piani superiori il controllo degli “inferiori” costretti spesso a subire insulti di ogni tipo e ad essere emarginati.Questo è alimentato dagli stereotipi e dai pregiudizi sociali che si sviluppano sempre più frequentemente allineando le menti e rendendole tutte uguali. Si perché adesso, in questa società,l’emarginato è quello diverso,quello che si distingue per quello che è e non segue la massa.E infine il cerchio è completatodall'ignoranza,competitività e troppa invidia. Tanti ragazzi ne subiscono le conseguenze e come ho potuto notare non si limita alla fascia adolescenziale ma anche agli adulti.Spesso mi capita di sentire commenti assurdi,e non parlo solo di xenofobia o omofobia ma semplicemente sul modo di vestire o di portare i capelli. Quelli che,però,apparentemente possono essere definiti “commenti” sono dei veri e propri insulti.Non possiamo continuare ad attribuire la colpa al fatto che “i tempi sono diversi”, dobbiamo aprire gli occhi e renderci conto che le menti sono sempre le stesse e che l’unico modo per imparare a vivere insieme è cambiare se stessi o semplicemente accettare gli altri per come sono o addirittura portare rispetto sia a noi stessi sia agli altri.Se vogliamo un Paese, o un mondo migliore dobbiamo prendere in mano la situazione e agire nel nostro piccolo. Non possiamo aspettare che “ci pensano gli altri”,“imparare a vivere insieme” è un comportamento che dovrebbero imparare tutti,noi componiamo la comunità: essa cambia se noi lo facciamo.“Imparare a vivere insieme” non è altro che capire che al mondo non ci sono solo gli altri quando ci fa comodo. Imparare a vivere insieme significa “se nessuno lo fa inizio io a farlo”. |
04 marzo 2020 | bruciatura |
‘Uguaglianza deve esistere
‘Uguaglianza deve esistere di giadapetti scritto il 03/03/2020 Il rispetto dei diritti umani, l’uguaglianza di genere e la diffusione di una cultura di pace e di non violenza sono i fenomeni più frequenti e di cui si discute i più in questi ultimi anni. Come afferma il poeta Donne quando dice che ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto, questo ci fa riflettere sul fatto che ognuno può integrarsi nelle diverse culture, trovando la giusta strada per uno stile di vita migliore. Purtroppo però negli ultimi anni abbiamo molti esempi di situazioni in cui accade esattamente il contrario. L’uguaglianza ad esempio quasi non esiste più, infatti se arriva qualcuno di diversa cultura nei nostri Paesi viene considerato diverso e non è considerato uguale a noi, quando invece è così. Quindi non è molto semplice far sì che tutto ciò non si debba più affrontare. Una mia esperienza è più o meno di questo tipo. Nel mio paese c’è una famiglia di africani. Adesso si sono integrati bene e vanno d’accordo con le persone del posto. All’inizio però non è stato molto semplice per loro, perché ad esempio non venivano considerati come gli altri abitanti ma venivano lasciati sempre in disparte, erano in pochissimi ad aiutarli. Anche i bambini che andavano a scuola venivano seguiti dalle maestre dato che c’era difficoltà con la lingua. Ora invece è diverso perché si sono integrati bene e hanno creato un buon rapporto con gli altri. Ma ci sono altri casi in cui le persone sono costrette ad andare via perché non riescono ad integrarsi per colpa dei comportamenti delle persone, anche se spesso si tratta di gente che lascia i propri paesi per la guerra. |
03 marzo 2020 | giadapetti |
la paura dell’estraneo è solo ignoranza
la paura dell’estraneo è solo ignoranza di donatoo04 scritto il 03/03/2020 Nella mia vita ho avuto la fortuna di abitare per 4 anni in Belgio in una base Nato.Lì, fin da piccolo, sono stato abituato ad interagire con ragazzi e ragazze provenienti da tutto il mondo e con culture diverse fra loro.C’erano ragazzi provenienti dall’America, dall’Europa, dalla Turchia, dall’Azerbaijan, e così via.Fin da piccolo, quindi, sono stato educato a rispettare gli altri, senza basarmi sul loro sesso e sul colore della pelle, andando oltre le differenze culturali, anche perché ogni nazione aveva il diritto di celebrare le loro feste e chiunque poteva parteciparvi; vi era una forte interazione culturale e razzismo non era che una parola banale.Ricordo ancora che a SHAPE, la base in cui vivevo, la pace e la tranquillità erano all’ordine del giorno; si poteva far uscire i figli da soli senza alcuna preoccupazione, nonostante al di fuori della città si verificassero diversi attentati da parte di estremisti islamici.Io ho sempre ritenuto che per usare la religione come scusa per far del male agli altri bisogna avere una mentalità talmente chiusa da rendere impossibile il confronto con altre culture, soprattutto perché nessun credo vuole questo, anzi la religione dovrebbe diffondere un messaggio di fratellanza, pace e amore.Questi attacchi da parte dei terroristi non fanno che aumentare l’odio delle persone nei confronti di una popolazione.Questo è un fenomeno, da quel che ho potuto constatare, molto diffuso in Italia, sia tra i miei coetanei, anche se in minor numero, che fra adulti e anziani. Specialmente negli anziani, che abitano nei paesi, molto spesso è diffusa la paura nei confronti dell’estraneo che finisce poi per sfociare nell’odio che viene alimentato dalle notizie diffuse dai media.Negli ultimi anni ho sentito molte notizie sul problema dell’immigrazione, molte volte ho sentito dire frasi come queste: “Su dieci che arrivano uno è buono”, “vengono qui per dare fastidio".Penso che in futuro però le cose cambieranno in positivo perché viaggiare non è più un’esperienza che in pochi si possono permettere e perché la sempre crescente globalizzazione permette il contatto di più culture con conseguente apertura mentale delle persone, che farebbe diminuire drasticamente i casi di razzismo.Come dicevo prima, ho speranza che in futuro si possano migliorare questi aspetti, anche perché la scuola cerca di darci una solida istruzione, permettendo a noi giovani di vivere la vita nel migliore dei modi. |
03 marzo 2020 | donatoo04 |
La mia canzone rap: “Io amo le donne”
La mia canzone rap: “Io amo le donne” di peps scritto il 03/03/2020 Per me le donne sono un regalo specialeguai a voi a chi le vuole toccareio amo tutte le donne del mondocon loro vorrei passare ogni mio secondoIo amo le donne, proprio tutte tuttesia quelle belle ma anche quelle bruttequesta situazione non mi piace,cosi' non si può continuare, lo vuoi capire?non ce la faccio a vedere le donne che devono sempre subireio mi ribello a questa società maschilistache maltratta le donne e non le mette mai in prima listaio di proteste ne faro' moltecosi' da urlare e per dire che io amo le donnedi ogni etnia e di ogni classe socialeperché le donne in primis le considero un regalo specialeritornello:In un mondo dove le donne sono considerate un oggettoio provo per loro un tale affettoin un mondo dove il caos regna già in partenzala donna non dovrà subire mai più violenzaio per le donne provo un grande amoreio auguro per loro un futuro migliore.Seconda strofa: Una cosa che mi fa riflettere ogni secondoè quella che ci sono miliardi di donne maltrattate nel mondouna cosa che non mi piace sicuroè vedere una donna indifesa schiacciata contro un muroma lo so, ma è una cosa sicurase gli uomini se la prendono con le donne è perché hanno pauracredetemi che tutte le donne sono delle stelleodio le persone che fanno del male a queste creature cosi' bellesempre io lo penso, sia di giorno e sia di notteperché io difenderò per sempre i diritti delle donne.RitFinepeps |
03 marzo 2020 | peps |
Tutti diversi
Tutti diversi di giornalismo scritto il 03/03/2020 “Le guerre iniziano nella mente degli uomini” |
03 marzo 2020 | giornalismo |
Bolla d’acqua
Bolla d’acqua di webblog scritto il 03/03/2020 Il sole sorgeva in quel granaio facendo brillare le spighe di un oro intenso, ma lì, dove l’acqua è color bronzo e la terra secca come la bocca dei contadini, le cui urla di sofferenza sono udite da un branco di ricchi sordi, viveva una giovane ragazza dalla pelle delicata, con lo sguardo colorato di un azzurro turchino che come il mare, bagnava la sua pelle color carbone. Un fiore raro che con i suoi petali pigmentava un triste paesaggio arido, senza storia e senza speranza. Condannata alla schiavitù, decise di scappare e tramite lo specchio del cielo raggiungere lo stivale tricolore. Durante il suo cammino quella venere si dilettava nel sognare, anche se circondata dal vuoto del mare. Un'abile sognatrice che tramite una matita e un pezzo di cartone stampava i suoi sogni nati dalla sua leggera fantasia, che come un angelo volava nei cieli più alti e s’immergeva nei tramonti più colorati. Quella ninfetta oscurata dall’ombra della penisola italica, venne accolta e come tanti, offuscata dai soldi, così sporcò la sua anima con mestieri poco adatti al suo sguardo angelico. L’amore per quella dolce creatura pareva solo una triste speranza persa in un mare di soldi sporchi, che sempre di più la portavano negli abissi della vita. Così la bella fanciulla scappò verso nord. Quando ci incontrammo, quella ragazza riuscì subito a inglobare i nostri due cuori contrastanti nel dipinto dell’amore. Ancora oggi le mie orecchie sentono la dolce melodia della sua voce, sporcata dalla salsedine di un mare di tristezza. La vita è breve quanto un respiro, c’è chi lo fa a pieni polmoni e chi non ha nemmeno l’ossigeno di scappare dall’odio, che come una peste sta riempendo il nostro paese di pustole dolorose, che solo la purezza e la libertà di uno sguardo possono debellare. La realtà è che siamo tutte macchie di inchiostro su una tela bianca, più colori diversi ci saranno, migliore sarà la sfumatura che lascerà la nostra vita in un mondo dove i soldi contano ormai più dell’accoglienza. |
03 marzo 2020 | webblog |
CANGIANTISMI
CANGIANTISMI di eudosso scritto il 03/03/2020 Taru e Tommi hanno quarant'anni, vivono assieme condividendo la passione per il rock e il loro amore per la diversità e la natura: sono stati i miei genitori adottivi per dieci giorni in Finlandia…. Il freddo iniziale percepito nell'aria, che mi sferzava i capelli spettinati dai venti della sera, è stato bilanciato subito dalla loro accoglienza calorosa, che a differenza di tanti stereotipi e pregiudizi, dopo un inizio riservato Taru e Tommi sanno trasmettere. Per loro, la vita procede in simbiosi con l’ambiente circostante, e allo stesso modo io, Giovanni, cittadino dei nostri paesi “rumorosi”, mi sono sentito subito parte di questo grande circolo della vita fin dal tuffo nelle acque gelide di un lago a maggio, per provare l’esperienza di un bagno così diverso dalla comoda e calda doccia di casa. Conoscere la loro cultura mi ha permesso di percepire quell'alito trascendentale di eternità nel camminare tra i boschi, addentrarsi in una realtà non corrotta e distrutta dai tanti e troppi interventi umani e contemporaneamente scoprire uno stile di vita di pace e serenità abbinato a un grande e forte senso del dovere. Jhozua invece è nato a Manila, nelle Filippine, oggi alterna i suoi enigmatici problemi di informatica dell’università con le gelide e allo stesso tempo dolci notti in tenda agli scout. Ormai però potrebbe essere scambiato per un toscano, è un vulcano di battute a ruota libera in un italiano abbastanza fluido condito da un’ironia tagliente. “Per tagliare usiamo il cucchiaio!” dice Jhozua con il suo sorriso a trentasei denti bianchissimi, tuttavia guai a chiedergli se è abituato a mangiare con le bacchette, è fiero delle sue tradizioni e sempre con la mano tesa. “Il tuo problema è il mio problema” spesso ripete ed effettivamente la cosa che veramente colpisce di Jhozua è la generosità, tratto tipico di un popolo che ancora fatica in una società spietata, nella quale la varietà di tradizioni e culture è vista spesso come un concetto astratto, una pennellata veloce, un’impressione fugace che rischia poi di scomparire. Le storie di Taru, Tommi, Jhozua sono la risposta a questi pregiudizi, sono tanti piccoli ingranaggi di un meccanismo affascinante che coinvolge tutta l’umanità, possiamo cercare di uscire dalla consuetudine della nostra città e delle proprie certezze; tutti dovremmo essere come la “ragazza col palloncino” dello stencil di Banksy, pronti a lasciarci condurre dalla speranza e dall'ottimismo verso l’altro. Dovremmo capire che nessuno nasce dalla parte sbagliata, dalle parte dei perdenti, non esistono la pelle giusta e la religione giusta, ci sono tanti cangiantismi e spetta a noi coglierne le luci nel vivere insieme. |
03 marzo 2020 | eudosso |
Socrate ai tempi del Covid-19
Socrate ai tempi del Covid-19 di cambra scritto il 03/03/2020 Il Covid-19 è ormai presente in buona parte dei continenti, l'emergenza sanitaria è palpabile e opprimente, la paura e i danni della disinformazione, ma soprattutto della cattiva ed eccessiva informazione spargono il panico ovunque con una rapidità forse maggiore del virus stesso. Il mondo pre-epidemia era un luogo in cui la globalizzazione aveva creato sia squilibri sia grandi vantaggi. Le persone potevano muoversi in sicurezza da un continente all'altro, i giovani potevano scegliere di studiare all'estero, era possibile il contatto e la conoscenza di culture lontane e differenti in modo accessibile e semplice come mai era successo nella storia dell'umanità. Ora la paura del contagio ha spinto molte nazioni a chiudere le proprie frontiere verso quei paesi che, per loro sfortuna sono più colpiti di altri da questa malattia, annullare voli, respingere turisti e viaggiatori, sconsigliare i contatti diretti, ogni tipo di relazione, a volte persino il commercio. Tuttavia è proprio in un momento come questo in cui la solidarietà umana sembra vacillare che ci dobbiamo ricordare della lezione di Socrate, così da migliorare la nostra condizione spirituale di fronte alle difficoltà. Per Socrate gli esseri umani sono tali solo quando riescono a stabilire un vero dialogo, un contatto sincero e proficuo con gli altri. Egli ha sostenuto che l'incontro, il dialogo, la collaborazione e la ricerca comune sono valori imprescindibili che servono per realizzare il bene della società. In questo particolare momento storico invece sembra prevalgano le divisioni, l'isolamento e la diffidenza, non certo il dialogo e il confronto. Tuttavia solo ripristinando la solidarietà e la condivisione, ci saranno più possibilità per tutti di uscire da questo periodo difficile, condividendo le scoperte scientifiche in campo medico così come il sostegno alle situazioni più fragili, perché mai come ora lo spezzarsi dell'anello più debole può portare alla rovina di tutta la catena. E questo vale sia nei rapporti fra singoli Stati sia nei rapporti fra le persone della stessa nazionalità. Questo deve essere tenuto bene a mente da tutti noi, specialmente ora, in un momento in cui lo Stato ci impone regole dure, difficili da accettare per molti, che ci impongono sacrifici, come ad esempio le restrizioni degli abitanti delle zone rosse, o le chiusure di esercizi commerciali, scuole, divieti di mobilità o quarantene. Secondo Socrate anche quando tali regole ci appaiono eccessive o troppo dure devono comunque essere rispettate perché, se così non fosse, crollerebbe lo stesso ordine sociale, cioè la possibilità di convivere con altre persone in modo pacifico e proficuo per tutti. |
03 marzo 2020 | cambra |
Mina, ragazza del mondo
Mina, ragazza del mondo di maddy scritto il 02/03/2020 MINA, RAGAZZA DEL MONDOVivo in un piccolo paese del Molise. Per me è bellissimo, un porto sicuro, un abbraccio di colori, profumi ed emozioni. Un piccolo paese che d’estate si ripopola di turisti, di giovani e di nostalgici di pace, di quiete e di ricordi. Da diversi anni, ogni estate, aspetto con trepidazione la mia cara amica Mina. Lei arriva ogni anno puntuale a luglio, con la sua coloratissima mamma giapponese e il suo papà originario del mio paese. Mina è diversa da me. Certo siamo coetanee, siamo ragazze e, strana coincidenza, ci accomuna la stessa data di nascita Eppure siamo diverse. Dove vive lei non è tutto scontato. In Turchia il rispetto dei diritti umani non è sempre una realtà, il più delle volte si tratta ancora di un sogno e lì, per un’adolescente, la vita non è sempre facile. Eppure lei con la sua sorridente mamma porta nelle nostre vite una ventata di serenità e di novità. Le loro tradizioni culturali e religiose, diverse dalle nostre, le condividono con noi in maniera naturale e spontanea. Nonostante le violenze dovute ai conflitti, Mina, con la sua famiglia, è un modello attivo di diffusione di idee, di pace e di non violenza. Inoltre hanno un profondo rispetto non solo per le persone, ma per tutto ciò che li circonda. D’estate, nel giardino di casa sua, la mamma organizza dei pigiama party a tema: ognuno dei partecipanti esprime le proprie idee su come vorrebbe il futuro, un futuro migliore, con uno stile di vita più sostenibile per tutti, per salvaguardare il mondo in cui viviamo e per garantire il benessere alle prossime generazioni. Mina ci allieta anche con la melodia del suo volino che l’ha portata a vivere un anno in America poiché nel suo Paese alle ragazze non era permesso esibirsi in pubblico. Ha cambiato spesso città e così ha conosciuto molte persone e ha imparato tanto dalle sue esperienze; non solo le lingue (ben 6) ma soprattutto a livello di crescita interiore. Questo insegna a tutti noi che ovunque e in tutti c’è del buono e del bello e sta a noi saperlo cercare come se fosse un tesoro prezioso. |
02 marzo 2020 | maddy |
Tu puoi stare nel mio gruppo
Tu puoi stare nel mio gruppo di 8mara8 scritto il 02/03/2020 Diversità. Quando c’è diversità, c’è varietà. Spesso questa parola è utilizzata per indicare differenze di razza, classe sociale o di appartenenza. Non importa di che tipo di diversità si stia parlando, ci deve essere un vero e proprio mix, come in una scatola di pastelli colorati. La diversità tra gli individui, per esempio, è quella che rende il mondo eterogeneo o interessante (sai che noia se fossimo stati tutti uguali), sebbene qualche volta possa spaventare perché ciò che non è simile a noi spesso ci è sconosciuto e, diciamocelo: le cose sconosciute fanno un po’ paura, ma ogni essere umano è unico e rispettarne la diversità equivale a difendere la propria e l’altrui libertà. Quest’ultima è una delle maggiori conquiste dell’uomo e dobbiamo difenderla da chi vuole sopprimerla ma nella società in cui viviamo, basata sul denaro e sul progresso, esisteranno sempre difficoltà nell’affermazione dei diritti umani. I diritti umani, insomma, sono la più grande “invenzione” della storia umana: sono idee astratte, certo, ma sono soprattutto sapienti strategie per rendere l’esistenza di ogni umano il più possibilmente liberata dalle sofferenze che un uomo sull’altro possa provocare. Io credo che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona. Io stessa sono stata testimone di un atto di violenza verbale contro una bambina. Questa cosa è successa quattro anni fa, ma è come se fosse accaduta ieri. Era estate ed essendo in paese, il classico gioco da fare era il nascondino. C’erano un sacco di bambini, anche quelli provenienti da fuori, perciò avevamo deciso di formare due squadre, composte a loro volta da due capi. Io ero uno dei due. Stava andando tutto bene, fin quando sbucò da un angolino una bambina di colore. Indossava un vestito blu a pois bianchi e due piccole trecce. Si girarono tutti, compresa me. Lei si avvicinò e disse:”Posso giocare con voi?” Dopo quella domanda, il silenzio. Gli occhi di ognuno squadravano gli occhi di un altro, fin quando un bambino disse:” Ma tu puzzi!”. E la bambina rispose immediatamente: ”Io mi faccio la doccia tutti i giorni”. Un sacco di risate invasero la piazza. Tutti ridevano tranne me. “Noi non ti vogliamo nel nostro gruppo” “Ma spostati, capra puzzolente” e frasi varie. Quando iniziarono a spingerla io non ci vidi più dalla rabbia. Cominciai a dire basta e a cercare di fermarli. La bambina si allontanò e corse via. La inseguii. “Ehi, fermati! Come ti chiami?” “Mi chiamo Felja”, aveva le lacrime agli occhi. “Ciao Felja. Io mi chiamo Mara. Puoi stare nel mio gruppo se ti va”. Ancora ricordo il sorriso che le spuntò sulle labbra. E anche sulle mie. |
02 marzo 2020 | 8mara8 |
Il mio amico Michele
Il mio amico Michele di marcodimarzo scritto il 02/03/2020 Di fronte alle numerose sfide della nostra epoca, l’educazione alla cittadinanza globale rappresenta uno strumento indispensabile per far sì che l’umanità possa andare avanti verso ideali di pace, libertà e giustizia, ed è una strada al servizio di uno sviluppo umano armonioso, che potrà essere d’aiuto per far retrocedere la povertà, l’ingiustizia, le disuguaglianze, l’odio e la guerra. |
02 marzo 2020 | marcodimarzo |
Conoscersi
Conoscersi di scoop scritto il 02/03/2020 Sei sempre stato lì. Mentre giocavamo, tu eri lì, a guardarci. Non capivo se eri tu che non venivi, oppure noi che non ti volevamo. Ti consideravamo… “diverso”. Avevi un colore di pelle diverso dal nostro e due occhi nerissimi; proprio queste tue caratteristiche, incutevano in noi bambini timore. Ricordo ancora il giorno che la maestra ti presentò alla classe. Venivi dalla Libia, non parlavi ancora l’italiano e, come sei stato per tutti gli anni delle elementari, eri timido. Così timido che cercavi di nasconderti dietro la maestra. Non eri però l’unico a sentirti a disagio. Il mio compagno di banco mi disse: “Sembra un mostro”. Io ero quasi spaventato dal tuo aspetto. Ero abituato alla pelle chiara, gli occhi azzurri, verdi, castani. Poi venne il giorno della scoperta. Era Giugno, me lo ricordo molto bene. La maestra, come ogni settimana, sorteggiava con dei biglietti i nuovi posti di banco. Io speravo di capitare vicino al mio migliore amico Luca, con cui avrei chiacchierato moltissimo. La maestra chiamò il mio nome, poi ti disse di sederti vicino a me. All’inizio non volevo essere tuo compagno di banco, erano passati 3 mesi dal tuo arrivo e ancora non avevo sentito la tua voce. Subito iniziammo la lezione facendo matematica e la maestra ci assegnò vari esercizi. Dopo una mezz’ora di mio e tuo silenzio, mi dicesti: “Mi aiuti a fare questo esercizio?... non l’ho capito bene.”. Non avevi pronunciato la frase proprio come ti ho scritto, era un italiano assai povero, però io capii la tua richiesta di aiuto, non tanto dell’esercizio, quanto dell’aiuto nel far parte del gruppo classe e di iniziare ad avere delle relazioni interpersonali. Fu questo il momento in cui era scoppiata quell’enorme bolla di solitudine che si era creata e che stava rendendo prigioniero te, ma anche noi, di quel pregiudizio di non riconoscerti. Io ti aiutai e poco dopo iniziai a parlare con te. Mi accorsi che avevamo tante cose in comune e soprattutto che tu non eri per niente “diverso” da noi. Alla fine eri riuscito anche ad integrarti con il mio gruppo di amici, che ti ammirava e ancora oggi ti ammira per il tuo talento nel calcio e non solo. Grazie a te la abbiamo allargato le nostre conoscenze in quanto sei stato un arricchimento, perché ci hai raccontato le storie di te e dei tuoi cari che hai dovuto lasciare lì, e la bellezza del tuo Paese. Grazie a te abbiamo assaggiato nuovi sapori, mi ricordo ancora quando portavi le merende fatte da tua mamma piene di spezie e profumi. Grazie a te tutti noi siamo diventati migliori, perché siamo stati capaci di capire che non eri tu il “diverso”, ma eravamo noi, nonostante avessimo una giovane età, ad essere diversi nei tuoi confronti. |
02 marzo 2020 | scoop |
Ti invito a casa mia
Ti invito a casa mia di alesiausta scritto il 02/03/2020 Cercando di ricordare un avvenimento particolare in cui mi sono trovata a riflettere sul tema della diversità, sono giunta a una conclusione: questo non è un argomento astratto, limitato a contesti e situazioni particolari, bensì un aspetto integrante delle nostre vite. Io stessa, essendo nata in Albania e cresciuta in Italia, ho potuto conoscere entrambi gli aspetti della questione. Spesso ho dovuto sentire frasi altamente offensive riguardo agli immigrati che hanno rimodellato il mio modo di pensare, lasciando un ricordo indelebile nella mia mente. Ad esempio, si sente dire fin troppo spesso che molti immigrati arrivino in realtà da condizioni privilegiate. Questo atteggiamento va attribuito all’ignoranza e all’incapacità di chi non ha mai dovuto affrontare una situazione simile,quindi di immedesimarsi e capire le difficoltà di chi, come me, si è visto costretto a lasciare la propria terra senza cibo né vestiti; chi avesse anche la minima idea sulle difficoltà a cui siamo andati incontro si renderebbe facilmente conto che soltanto chi non ha la possibilità di vivere una vita dignitosa sarebbe disposto a rischiare di perdere tutto. Possibilità che ci è stata concessa da paesi a cui ne va riconosciuto il merito, tra cui l’Italia.La mia scuola tramite molti progetti si impegna nel darci informazioni sulle diverse culture di provenienza. Ad esempio è stata istituita un’intera giornata interculturale, in cui tutte le classi hanno potuto vedere i costumi, assaggiare i piatti, sentire la musica di altre popolazioni.Nonostante queste iniziative, purtroppo alcuni pregiudizi persistono, e non solo in merito agli immigrati: basta pensare alle donne di un tempo che non potevano votare, studiare o lavorare, e a quante difficoltà abbiano dovuto superare per arrivare alla condizione in cui ci si trova oggi, ancora lontana dall’ideale. L’istruzione ci aiuta a superare questi ostacoli e dobbiamo essere grati e consapevoli di questa possibilità che ci è stata concessa, perché noi giovani siamo il futuro. Molti temono il cambiamento, ma dobbiamo ricordare che aiutare i membri della società più in difficoltà, a lungo andare, avrà conseguenze positive per tutti noi. Per questo è importante ricordare che ogni membro della società ha un ruolo importante nel modellarla: come me, ad esempio,che, pur essendo soltanto una studentessa diciottenne, cerco di mostrare nella mia vita quotidiana ai miei compagni di classe un punto di vista diverso dal loro: so che sicuramente la maggior parte di loro proverà ad immedesimarsi in noi che forse siamo stati meno fortunati. |
02 marzo 2020 | alesiausta |
Il muro
Il muro di calembour scritto il 02/03/2020 Ogni giorno a scuola siamo portati a confrontarci con persone diverse, nostri coetanei e individui più grandi di noi e non sempre è semplice comunicare con ognuno di loro, per lo meno non lo era per me. Tutte le volte che mi trovavo in un nuovo ambiente rimanevo come paralizzata da tutte le persone che mi circondavano, questo fino a quando avevo undici anni. Infatti, nella mia stessa classe, c’erano molti ragazzi che, almeno apparentemente, erano miei amici. Questi erano sempre ben vestiti, i primi della classe, insomma quelli che sono considerati i tipi giusti da frequentare. Una giorno, però questi ragazzi iniziarono a trattarmi male, fino ad arrivare a degli episodi di bullismo. Nei giorni seguenti in classe il muro che mi allontanava da tutti era in piedi. Passai molte ricreazioni a mangiare sola al banco, senza guardare in faccia nessuno. Dopo molti giorni mi accorsi che i ragazzi, con cui uscivo in precedenza, stavano infastidendo altre mie compagne di classe e, nonostante il “muro”, non potei resistere dal reagire a questa ennesima ingiustizia e confrontarmi con loro. Le ragazze si chiamavano Giulia, Laura e Ariane, le prime due erano di origine cinese e la terza era tedesca. Quando iniziammo a parlare, mi raccontarono molte cose su di loro, a partire dal fatto che, nonostante fossero nate in Italia e parlassero perfettamente la nostra lingua, non erano mai state accettate dagli altri adolescenti solamente a causa dei loro cognomi. Con il passare dei giorni stetti sempre di più con loro e senza che me ne accorgessi mi aiutarono ad abbattere quel muro che mi aveva allontanata da tutti. Stando con Giulia, Laura e Ariane diventai più sciolta anche nel rivolgermi ad altre persone. Quei tre anni sono stati bellissimi e mi piace pensare che loro abbiano contribuito a renderli tali. Talvolta mi soffermo a immaginare che cosa sarebbe successo se fossero state in una scuola diversa dalla mia e non le avessi mai incontrate, forse sarei ancora sola e chiusa in me stessa, ma fortunatamente loro mi hanno aiutata ad abbattere definitivamente il muro. Sempre più spesso si tende ad giudicare le persone dal loro aspetto e se queste sembrano essere diverse dalla "massa" vengono emarginate dalla società e non c'è niente di più sbagliato perché è il diverso che ci può aiutare a superare i limiti che la società ci impone. |
02 marzo 2020 | calembour |
Non dimentichiamo
Non dimentichiamo di area9000 scritto il 02/03/2020 “Arbeit Macht Frei”, il lavoro rende liberi. Siamo in Polonia, nel campo di Auschwitz, l’esempio più significativo dell’inferno terrestre. Uno dei tanti luoghi dove l’uomo è riuscito a compiere l’impensabile, l’inimmaginabile. Marchiare le persone con un numero, spogliarle di tutti i propri beni, strappare via i bambini dalle braccia delle loro madri. Appena arrivati, i deportati andavano incontro a tutto questo. Camere a gas e forni crematori erano, invece, le ultime tragiche tappe del loro incubo. Primo Levi, una persona che tutti questi momenti li ha vissuti e subiti, con le toccanti parole “considerate se questo è un uomo” affermava la perdita di umanità da parte di persone private di tutto e di tutti. L’uomo, in quella tragica situazione, era invece quello in grado di rubare la felicità, il sorriso, l’amore di milioni di persone. L’uomo si era macchiato del peccato più grande, il mancato rispetto dei diritti umani. Grazie alla scuola sono riuscito a realizzare il viaggio della memoria che mi ha permesso di maturare e di rendermi conto di tutto ciò che è stato. Un forte magone alla gola, l’improvviso aumento del battito cardiaco e la voce tremante. Vedere con i miei occhi il campo di concentramento di Mauthausen in Austria, mi ha provocato queste emozioni; e devo dire la verità, adesso che sto buttando giù queste due righe, ripensare e ricordare mi provocano le stesse identiche sensazioni. Ancora più emozionante è stato ascoltare le parole dei familiari delle vittime; bambini che, in quel periodo, si vedevano portar via il babbo o il fratello maggiore senza alcun motivo. Dobbiamo ringraziare tutte queste persone che, ricordando il proprio incubo, ci permettono di comprendere le assurdità compiute dall’uomo. Non restiamo indifferenti alle cattiverie commesse. Non dimentichiamo il passato, perché l’uomo, pieno di rabbia e privo di amore, sta riaccendendo quelle camere a gas e quei forni crematori alimentandoli con discriminazioni e violenze. Dobbiamo controbattere con il nostro potere più grande, con quell’elemento che ci rende umani e fratelli, con quell’arma carica di sorrisi e di felicità: l’Amore. |
02 marzo 2020 | area9000 |
Imparare a vivere insieme.
Imparare a vivere insieme. di riccardomanca scritto il 02/03/2020 Sono sempre stato molto attento ai problemi socio-culturali del mondo nel quale vivo e mi sono sempre informato attraverso la visione di documentari, telegiornali e articoli online sulla situazione della realtà circostante. Devo ammettere, però, che la mia visione del mondo si è ampliata significativamente grazie ad alcuni incontri informativi organizzati da “Intercultura” a cui ho assistito lo scorso anno. Tali eventi sono stati illuminanti per la mia sete di conoscenza sia dal punto di vista geo-politico sia sul piano antropologico, poiché erano presenti alcuni ragazzi impegnati in un programma di studio all’estero della durata di un anno scolastico e provenienti da paesi differenti che ci fecero conoscere usanze e tradizioni del proprio Paese natio. Questo incontro ha contribuito ad ampliare i miei orizzonti e quindi a modificare la mia visione del mondo, che già di per sé era potenzialmente cosmopolita. Penso, infatti, che il racconto personale di un individuo nativo di un determinato Paese sia di gran lunga più coinvolgente ed esaustivo, rispetto a un documentario, che sarà pure informativo, ma rimane un po' asettico. Inoltre, grazie a Intercultura, sono venuto a conoscenza della possibilità di ottenere una borsa di studio per trascorrere l'anno scolastico all'estero, ammortizzando i costi. Un'esperienza di questo genere mi sarebbe piaciuta tantissimo da vivere in Indonesia o in qualsiasi altro paese non europeo, per via dell'abissale differenza di cultura con la nostra. Sfortunatamente, però, non ho avuto modo di realizzare questo sogno. Se da un lato sono stato sfortunato con l'anno all'estero, dall'altro ho avuto la possibilità di fare uno stage a Edimburgo, grazie ad un progetto scolastico di cittadinanza europea, che mi ha permesso di trascorrere un mese lavorando in un Charity shop, ovvero un negozio no-profit, il cui ricavato va in beneficenza.Quest'esperienza è stata sia formativa sul piano lavorativo, sia stimolante sul piano culturale per la varietà di nazionalità dei "miei colleghi", i quali provenivano da molteplici Paesi, ad esempio Turchia, Spagna (Canarie), Giappone.Durante le pause, ne approfittavamo per scambiarci informazioni, ognuno sulla propria cultura, sfatando gli stereotipi più infondati e raccontando curiosità interessanti.Anche grazie a questa esperienza posso dire di sentirmi più che mai un cittadino globale e una persona dalla mentalità molto aperta, priva di preconcetti e che non giudicherebbe mai nessuno sulla base dell'apparenza, della religione che si professa o per qualsivoglia ragione. |
02 marzo 2020 | riccardomanca |
IL VIRUS DELL’ODIO
IL VIRUS DELL’ODIO di arjyanna scritto il 02/03/2020 Attualmente il problema che vede coinvolto l’intero mondo è il nuovo Coronavirus, nato nella città cinese di Wuhan e diffusosi con incredibile velocità in tutti i continenti, causando migliaia di morti e quasi 90000 casi. Ma siamo sicuri che la cosa più importante siano i numeri dei decessi o dei guariti?Il Coronavirus, oltre ad aver scatenato allarmismo, ha riportato in vita un sentimento che, grazie al costante impegno di attivisti e propaganda di uguaglianza praticata ormai da decenni, si stava cercando di debellare dalla nostra società: l’odio.Sin dai primi giorni di diffusione del virus, si è iniziato a guardare il diverso, soprattutto il cinese, con uno sguardo infido, cercando di non avvicinarsi a lui e di evitare ogni tipo di contatto. E nelle ultime settimane, da quando il virus ha raggiunto anche l’Italia in modo più grave rispetto a prima (quando i casi erano solo tre), questo atteggiamento ha certamente acquisito maggiore popolarità. Inutile dire che i ristoranti asiatici sono vuoti, così come i loro negozi e i loro quartieri che prima vantavano un enorme afflusso di gente, attratta dalla loro cultura.Il timore di contrarre la malattia è comprensibile, certo, ma dobbiamo capire che il cinese non è il virus, proprio come dicono loro stessi nei video che circolano in rete da settimane, che hanno l’obiettivo di eliminare questo stereotipo.Ultimamente, passeggiando per le vie della città o mentre si provvede al rifornimento presso i supermercati, non è raro notare che, alla vista di un asiatico, la gente preferisca cambiare strada, mantenersi ad una “distanza di sicurezza” o voltare il capo. Spesso si tratta di piccoli gesti che a volte, però, fanno più male di una vera e propria vessazione.Capita anche di venire a conoscenza di aggressioni. Ad esempio nei giorni scorsi è stato pubblicato un video che ritrae un italiano, all’interno di un supermarket, che insulta un asiatico, spronato dal timore di un contagio da Coronavirus. L’asiatico si è difeso rispondendo di non essere cinese, bensì filippino; l’importante, però, non è la nazionalità ma quanto accaduto, che dovrebbe essere quantomeno motivo di grande vergogna.La cultura cinese è molto lontana dalla nostra, ma è fondamentale trovare un punto di incontro tra i due popoli e accettare la diversità come una possibilità di crescita e per rendere ciò possibile insultare e aggredire non è sicuramente un buon punto di partenza.Detto ciò, forse la cura che urge maggiormente non è quella per il Coronavirus, ma quella capace di risanare l’odio trasformandolo in amore, che combatte la violenza mutandola in carezze, che abbatte i confini rendendoli vicoli per raggiungere il proprio fratello. |
02 marzo 2020 | arjyanna |
L’insana ottica comparativa
L’insana ottica comparativa di marionb4b4 scritto il 02/03/2020 L'idea di essere tutti abitanti del mondo, allo stesso modo, al di là delle limitazioni nazionali, non è un'idea nuova. Probabilmente gli illuministi avevano ragione: l'uomo è un animale politico che vive la propria socialità appieno, aggregandosi agli altri come se fosse un bisogno. Ci sembra quasi impossibile pensare che ci sia qualcuno che non condivida questo punto, abbandonandosi ai meandri della discriminazione e della critica. A volte le culture lontane dal mondo occidentale non vengono analizzate mediante un'ottica comparativa sana, bensì attraverso uno spirito di concorrenza. L'etnocentrismo sembra quasi aver trovato facile terreno, andando così a seminare differenze culturali, captate negativamente in un concetto di "cultura evoluta". Ma l'evoluzione culturale si è verificata attraverso un processo storico-sociale con delle ripercussioni sulle produzioni culturali. Infatti non possiamo discriminare i vari sistemi culturali, poiché diversi sono i contesti, le istituzioni politiche, le necessità e gli ideali. È questo il costrutto che il sistema scolastico italiano sta cercando di trasmettere ai suoi studenti per renderli veri e propri cittadini del mondo. I programmi di studio basati sugli scambi culturali ne sono l'esempio e noi abbiamo delle esperienze in merito da raccontare. L'arrivo di ragazzi provenienti da tutto il mondo sono un insieme di opportunità di apprendimento e di arricchimento personale per tutti gli addetti al mestiere. Il fine ultimo, oltre alla conoscenza ottimale della lingua, è anche la nascita di una forma mentis aperta per lo studente, che potrà divenire promotore di una cultura libera e pacifica. E poi tale tipologia di formazione può rendere gli studenti cultori di una ideologia della non violenza e del rispetto per tutte le disuguaglianze. |
02 marzo 2020 | marionb4b4 |
L’autoesclusione di noi italiani
L’autoesclusione di noi italiani di sommarietto scritto il 02/03/2020 "Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti" Martin Luther King. Siamo animali sociali, quello che da sempre ci contraddistingue, come esseri umani, è l'abilità di cooperare per compiere imprese gigantesche. Senza utilizzare alcun apparecchio elettronico o motore, gli Egiziani furono in grado di costruire delle piramidi così grandi che alcuni ipotizzano siano state un'opera extraterrestre. Questa è la forza dell'unione. Io non ho alcuna storia personale da raccontare, ma posso dire che l'atteggiamento che gli stessi italiani hanno nei confronti degli stranieri è tutt'altro che rassicurante. Ci mostriamo diffidenti nei confronti di estranei, e molte persone finiti scappano per andare dove la loro carriera possa avere un'aspettativa migliore. "Zingaro!", "Immigrato!", per non parlare dei cinesi che, in questo momento, stanno diventando dei Corona-Virus viventi. C'è anche chi offende senza ritegno in strada, in faccia ai poveri capri espiatori, con i Don Abbondio che non intervengono perché, o sotto sotto stanno dalla parte dei prepotenti, o pensano che qualcun altro intervenga al posto loro. Anche io a volte mi sono ritrovato ad essere uno di questi. Ci atteggiamo arrogantemente verso gli estranei, come se non fossimo gli stessi esseri umani, e poi andiamo a dire che gli altri stanno meglio perché hanno governi migliori. Per fare un vero scambio culturale c'è bisogno di un terreno più accogliente da entrambe le parti, andare a soggiornare per qualche mese in un altro Paese non significa che dovremmo passare tutta la vita all'estero. Spesso si scambia il concetto di cittadinanza globale con quello di scappare dall'Italia, cercare un altro stato dove ci si trovi meglio. Si aggiunge che il nostro spirito patriottico si sta pian piano sbiadendo e tutti vogliono andare nei paesi più avanzati. |
02 marzo 2020 | sommarietto |
Rispetto
Rispetto di burton13 scritto il 02/03/2020 Una cosa che ho imparato dal quel poco che ho vissuto della mia vita è il rispetto reciproco nei confronti del prossimo.A cosa porta il rispetto? Intanto il rispetto ci insegna ad accettare una scelta o un'opinione altrui anche se non siamo d'accordo. Poi il rispetto aiuta a condurre una convivenza senza conflitti, aiuta ad accettare le differenze tra persone in generale.Io in realtà ne vedo poco di rispetto ultimamente, tutto è cambiato: la società, i modi di fare e soprattutto le persone. Mi è capitato spesso di vedere ragazzi o addirittura bambini che non portano un minimo di rispetto per i propri genitori e la cosa mi rende molto triste, insomma i genitori sono color che ci hanno dato alla luce, coloro che ci mantengono, che ci amano.Fin da piccola mi è stato insegnato a rispettare chiunque soprattutto le persone più grandi.Secondo me in questo mondo ci vorrebbe più rispetto, per imparare a vivere insieme in un mondo che può essere migliore di quello nel quale viviamo che purtroppo è pieno di cattiveria. Ogni persona, ogni cittadino di questo mondo ha il diritto di scegliere com'è realmente e di avere la propria opinione. |
02 marzo 2020 | burton13 |
Alfabetizzazione emotiva
Alfabetizzazione emotiva di 40024.12 scritto il 01/03/2020 Nella nostra scuola si fa.vari percorsi formativi parità, bullismo , inclusione. Molti di coloro che gridano al gender e al rischio di corruzione dei ragazzi con l'introduzione nella loro formazione di comportamenti deviati, trascinano consapevolmente la discussione su un terreno sbagliato, mistificatorio e trascurano quello che è il senso profondo dell'educazione ai sentimenti che, prima di ogni altra cosa, vuol dire assumere consapevolezza di ciò che si sente e assumere un atteggiamento di responsabilità rispetto alle azioni che si compiono a seguito dei sentimenti provati.Si tratta quindi di rispetto nei confronti della propria vita emotiva che può finalmente essere riconosciuta e accettata anche dagli altri. Prima i ragazzi riescono a compiere questo percorso verso sé stessi, più rapidamente saranno in grado di capire cosa significa accogliere e avere cura delle differenze e delle fragilità.Oggi la grande sfida dei sistemi educativi è proprio questa: tenere insieme le competenze emotive con quelle cognitive. Fare scuola oggi non può prescindere da questo tentativo. Cosa sono le competenze se non la capacità di usare consapevolmente e efficacemente le conoscenze e le attitudini in rapporto ai contesti? Se la scuola non ha gli strumenti per sostenere un'adeguata maturazione affettiva e relazionale come può insegnare i diritti e i doveri? Come può contribuire a insegnare ai ragazzi a stare al mondo come cittadini?Quasi tutti i paesi europei hanno predisposto in campo educativo e scolastico strumenti di sensibilizzazione, di educazione all'affettività e di lotta agli stereotipi. In Italia si affida questo compito alla capacità di iniziativa di singoli dirigenti scolastici o docenti che, nell'ambito dell'autonomia concessa a ogni scuola, decidono -con il consenso delle famiglie- di avviare dei percorsi specifici. Quello che accade in molte scuole. Per esempio all'Istituto Comprensivo Nichelino II, nel Torinese, come è riportato su la Stampa, si è da poco concluso un ciclo destinato alle quinte elementari: una serie di incontri sull'educazione affettiva che rientrano nel più vasto tema della cittadinanza. Ma parliamo di singole esperienze a macchia di leopardo perché una legge non c'è. Se vogliamo davvero trovare risposte adeguate non possiamo che partire da qui. Dalle scuole e dal coraggio di educare ai sentimenti. |
01 marzo 2020 | 40024.12 |
TORNARE ALL’ISTINTO
TORNARE ALL’ISTINTO di sezione8 scritto il 01/03/2020 Vivere.Non tutto ha una vita, non tutto respira,non tutto si può muovere.Le piante vivono,gli animali vivono e hanno un cervello,anche se la maggior parte delle volte rispondono a degli istinti.L’essere umano vive,è un animale, ha un cervello,ma è l’unico ad essere riuscito a sviluppare il ragionamento,l’intelligenza.La capacità di avere un pensiero e riuscire ad esternarlo, con il linguaggio anche questo è merito del progresso che la mente è riuscita a compiere.Durante il corso dei secoli,l’uomo si è portato all’apice della catena alimentare, non perché fosse il più feroce spaventoso essere che la natura avesse creato,ma perchè era il più bello.La bellezza della natura umana sta tutta nella mente,dov’è chiuso a chiave il tesoro più prezioso che esista:l’intelletto.Il compito primario di una persona è tutelare il tesoro nella sua mente,è tutelare se stessa, soltanto dopo esserci messi al sicuro,possiamo sfruttarlo, usandolo per creare il progresso.Ci siamo riusciti:nel corso della storia,l’umanità si è buttata nel vuoto, per superare qualsiasi tipo di confine.Tutti hanno aspettato che il peggior nemico dell’uomo un giorno arrivasse per spodestarlo, ma nessuno lo ha visto arrivare.Giustamente, chi poteva immaginarsi che l’antagonista dell’umanità fosse l’umanità stessa?L’odio,il rancore e il disprezzo, fama e gloria,hanno infettato il mondo idilliaco che si era creato.Sono nate le guerre,per prevalere l’uno sull’altro e i pregiudizi,per far sì che tutti,senza nessuno escluso,iniziassero a credere ad un mondo artificiale,stabilito da pochi,potenti e che hanno utilizzato il dono che gli è stato generosamente fatto,come un’arma e a scopo puramente personale,per delle soddisfazioni fatte d’aria. Non posso dire di essere quella persona che non si ferma per strada e anche solo con lo sguardo giudica qualcuno.Non è cattiveria,non è fatto di proposito,è un istinto,ma non uno di quelli naturali,uno di quelli prefabbricati da menti malvagie.La società sta cercando di rimediare a degli errori radicati nel profondo dell’esistenza di ognuno.Il pregiudizio verso chi è diverso può essere descritto solo come mancanza di coraggio,quel coraggio che è la chiave per aprire lo scrigno nella nostra mente che contiene la ragione.Ogni singolo individuo deve capire che, finalmente, dopo anni di lotte per i diritti, tutti quanti sono sullo stesso piano, uomini,donne,bambini,non esistono confini,non esistono razze:la razza è quella umana,e chi non lo capisce ha perso la chiave per aprire il suo tesoro.L’uomo è un animale,che non risponde più agli istinti primordiali.Ma,forse,ritrovarli può fare apprezzare come la natura ci abbia predisposti ad essere semplicemente vivi. |
01 marzo 2020 | sezione8 |
Uguaglianza o Giustizia?
Uguaglianza o Giustizia? di maybeme scritto il 01/03/2020 Prendiamo 2 ragazzi, uno molto basso e l’altro molto alto, entrambi non riescono a guardare oltre il muro. Mettiamo caso che ad entrambi i ragazzi venga data una scala di uguale dimensione; il primo ragazzo riuscirá a vedere oltre il muro ma il secondo no. In questi casi si può davvero parlare di uguaglianza?In estate ho assistito a uno degli spettacoli teatrali più belli che io abbia mai visto; la “bellezza” dell’opera non è stata determinata dal modo in cui era scritta o recitata bensì dal fatto che ci fossero “attori” che recitavano utilizzando il linguaggio dei segni. Viviamo in una società nella quale non esiste ancora la capacità di rendere le cose accessibili a tutti; un esempio può essere quello del ragazzo bloccato in stazione perché gli ascensori erano malfunzionanti e lui era costretto sulla sedia a rotelle. Dopo il primo spettacolo in “lis” ho deciso di partecipare a molti altri. In quel teatro non esistono differenze, cose più semplici per uno o per un altro! Siamo tutti esseri umani e come tali dovremmo TUTTI avere le stesse opportunità! |
01 marzo 2020 | maybeme |